Sette paesi in «stato d'assedio» per protestare contro la burocrazia di Gino Nebiolo

Sette paesi in «stato d'assedio» per protestare contro la burocrazia Una zona trascurata del Vogherese torna volontariamente al medioevo Sette paesi in «stato d'assedio» per protestare contro la burocrazia Da circa mezzo secolo le frazioni collinari presso Varzi attendono invano la costruzione di una strada - Ora i duecento abitanti hanno eretto barricate di tronchi, rinviato la maestra e interrotto ogni comunicazione (Dal nostro inviato speciale) Varzi, 21 gennaio. Per tre giorni, fino a questa sera, gli abitanti di sette frazioni di una collina presso Varzi sono stati chiusi nelle loro case, hanno sprangato le porte, hanno impedito ai figliuoli di andare a scuola e alla maestra di tenere le lezioni e hanno messo su, lungo la strada che li unisce con il capoluogo, barricate di carri agricoli, fascine, tronchi d'albero. Hanno espresso così, con una pacifica rivolta, la loro indignazione per un problema dal quale dipendono lavoro, benessere e un futuro meno disperato. I paesi sono piccoli, gruppetti di cascine sparpagliate fra campi e boschi; nessuna carta geografica li nomina: Albaretto, Cavagnolo, Spessa, Pragaglia, Oramela, Buschino, Pesche. Duecento persone che hanno accettato di isolarsi per protestare contro 11 ritardo nella costruzione di una strada decente che li possa collegare con Varzi, il loro Comune, distante non più di due chilometri. E' da cinquantanni che aspettano la strada. Frattanto sono scoppiate guerre; sono stati firmati armistizi e patti di pace, sono stati spesi miliardi in opere pubbliche di indubbia e di dubbia utilità. Ma questa strada non c'è ancora. O meglio, una strada c'è: ma è una parodia, una presa in giro. Scavata nel tufo, sale ripida e dritta; dopo ogni acquazzone o dopo ogni nevicata diventa un pantano scivoloso e impraticabile. I carri non riescono a fendere il fango, i buoi, affondano a mezza coscia, gli uomimi restano bloccati. I sette paesi all'inizio d'inverno, in balia del maltempo, sono tagliati fuori: non si può scendere a Varzi per macinare il frumento, né per comperare nelle botteghe, né per vendere uova, pollame, legna, paglia. Dopo mezzo secolo la gente ha perso la pazienza. Per anni ha ascoltato promesse, ha saputo di progetti eseguiti, approvati e poi bocciati all'ultimo momento. Finalmente un progetto sembrava sul punto buono, il genio civile aveva concesso il visto, i fondi erano stati stanziati, l'appalto era stato affidato a una impresa. Ma i lavori non sono incominciati, una ennesima trappola burocratica li ha sospesi sul Già l'anno scorso gli uomini delle frazioni erano scesi a Varzi e avevano improvvisato una silenziosa "dimostrazione davanti al Municipio. Mancavano pochi giorni alle elezioni politiche e pensavano che qualcuno si sarebbe mosso. Erano subito corse promesse: entro la fine di dicembre del' 1958 i picconi avrebbero aperto la strado. E' venuto Capodanno e non s'è visto un operaio. Adesso i contadini hanno attuato la loro protesta, l'ultima. Lunedi mattina hanno fatto le provviste alimentari. Quando è arrivata da Varzi la maestra, Carla Tevini, una giovane che arranca faticosamente tutti i giorni attraverso il mare di fango, l'hanno cortesemente invitata a tornarsene in città. Poi hanno tirato fuori dalle stalle i carretti, hanno abbattuto alberi, li hanno messi attraverso il sentiero e sono tornati in casa per tre giorni. « Qualche cosa capiterà — dissero. — Se non altro a Varzi o a Roma si saprà che non vogliamo più essere presi in giro e che non possiamo vivere senza strada». Camminando per una ventina di minuti, dalla periferia di Varzi fino ad Albaretto, siamo arrivati nella zona proibita. Le vie erano vuote, al di là degli sbarramenti non c'era nessuno. Due bambini occhieggiavano dai vetri di una finestra. E' uscito un contadino, Mario Brignolo, e ci ha chiesto se eravamo del genio civile,- se venivamo per dare il via ai lavori. Ha chiamato gli altri uomini della frazione e ha spiegato che essi non erano dei .ribelli. « Non siamo gente di cattiva volontà. Se potessimo costruircela noi, la strada ci sarebbe già. Ma siamo in pochi e non abbiamo i dodici milioni che occorrono. Vent'anni fa abbiamo fatto l'acquedotto, a spese nostre e con le nostre mani, senza alcun contributo. Quando rimpianto si è rotto per un movimento del terreno, lo abbiamo ricostruito e il Comune non ci è venuto incontro. Per cpllegare Albaretto con le altre frazioni, il sentiero l'abbiamo tagliato noi, gratis. Siamo poveri, lavoriamo la terra. Non abbiamo soldi, ma paghiamo le imposte, non ci siamo mai rifiutati di pagarle. Chi le ha Incassate deve pur spendere i milioni per i nostri paesi... ». Una decina di anni addietro Maria Botti, una donna del luogo, si ammalò gravemente. Era inverno, il fango era alto mezzo metro. Venne chiamato un medico di Voghera, ma non riuscì a salire in paese. La donna morì nella notte e forse • avrebbe potuto essere salvata. Una giovane sposa, Emilia Brignoli, ci dice che quando stava per partorire, il marito e i parenti dovettero metterla su una slitta e tirarla giù fino a Varzi. Arrivò all'ospedale appena in tempo. Un'altra sposa ebbe un maschietto per la strada, in mezzo al fango, mentre la portavano in città. Nella stagione cattiva i funerali si fanno a spalle o in barella Ci sono certi vecchi che stanno anche dei mesi senza andare a Varzi: e non sono1 cgnOgpvaltmfdqcitugnpremmeno due chilometri di]cammino 1 SE \* t.Slcontinuo. Da Spessa otto fami- glie hanno fatto i bagagli e sono partite, da Buschina sei, a Oramala c'erano dodici fami¬ glie e oggi ce n'é una sola il paese è composto di cascine vuole ciie si vanno sgretolando accanto ai ruderi di un castello medievale. Anche i duecento che restano quassù sono ormai decisi: se la strada non si farà al più presto, se ne andranno tutti. Per le fantasie di qualche burocrate o per dodici milioni che non si trovano, i contadini lasceranno la loro terra e cercheranno altrove una casa e un lavoro. E' un gesto grave e stupisce che finora si sia fatto poco o nulla per impedirlo. Gino Nebiolo oii>» i'" ih munii imiiiiiiiiiii Gli abitanti di una delle frazioni di Varzi, in segno di protesta, hanno bloccato la strada che li unisce al capoluogo con barricate di carri agricoli e fascine

Persone citate: Carla Tevini, Emilia Brignoli, Maria Botti, Mario Brignolo, Spessa