Indispensabile la vaccinazione di richiamo contro lo difterite

Indispensabile la vaccinazione di richiamo contro lo difterite Usta proposta al Ministro della Sanità, Indispensabile la vaccinazione di richiamo contro lo difterite l<a malattia è in aumento perché la prima vaccinazione dà Fimmunità soltanto per pochi anni - Occorre che il Governo renda obbligatoria anche la seconda-L'esempio di altri Paesi Come è già st?to reso roto su queste colonne, l'Accademia di Medicina di Torino si è occupata del particolare andamento ohe la malattia diftèrica ha assunto in questi ultimi mesi in Torino e Provincia. L'aumentata frequenza della malattia risulta soprattutto dal movimento dei ricoveri negli ospedali qualificati che rappresenta senz'altro il termometro della situazione epidemiologica. I dati statistici per la frequenza della difterite per Torino segnalano: 135 casi nel 1056, 143 nel '57 e 159 nel '58. Ne risulta che la morbilità per difterite nel 1958 non si scosta in modo notevole da quella degli arrii precedenti. Si rileva pur tuttavia che la morbilità difterica è concentrata negli ultimi tre-quattro mesi dello scorso anno, assumendo in questo periodo un ritmo sempre più intenso Infatti il prof. De Mattia denunciava, in quella seduta, che negli ultimi tre mesi sono stati ricoverati all'Ospedale per Malattie Infettive 82 casi di difterite. Analogamente la Clinica Pediatrica vedeva pressoché triplicata la morbilità difterica. Identici rilievi venivano segnalati da altri primari degli ospedali cittadini. Per valutare nella sua giusta entità questo nostro momento epidemiologico, giova dare una occhiata a quello che accade fuori di casa. Cominciando dai nostri vicini vediamo che in Francia la mortalità per difterite secondo 1 dati di Ramon, riferiti da De Mattia, che nel 1938 era di 3000 casi circa all'anno, è scesa nel 1957 a soli 57 casi. In Inghilterra dal 55 mila casi nel 1938 si è passati a 140 nel 1955. Negli Stati Uniti d'America 13.000 casi in media prima del 1938, e 450 nel 1945. E' evidente la caduta critica della morbilità e conseguente mortalità subita dalla difterite in queste nazióni dal 1938 ad oggi. Non a caso questi dati statietici partono dal 1938. Sii fa per l'appunto preciso riferimonto a questa data, perché in questo anno ebbe inizio la applicazione su vasta scala della vaccinazione antidifterica eseguita col metodo proposto da Ramon. Risale all'anno seguente la legge del 6 giugno 1939 sulla obbligatorietà ai tale vaccinazione in Italia. Anche presso di noi si è assistito ad una notevole diminuzione della difterite che-dai 27.000 casi cir. ca del 1938 è scesa a 4500 circa nel 1° semestre del 1958. I dati su esposti sono quanto mai prò bativi per l'efficacia profilattica del vaccino antidifterico e ricevono ulteriore conferma dalla constatazione che nelle città di New York, Toronto, Montreal, Copenaghen non si è avuto nel 1958 alcun caso di difterite. Inoltre la Svezia, la Norvegia e la Danimarca non ebbero a lamentare alcun decesso nel 1958 per difterite. Poiché la vaccinazione continua quindi ad avere ancora tutta la sua ìndiocuasa. validi ti, ci si chiede quale interpre-j fazione spetti alla attuale accrésciuta nostra morbilità difterica. Anche da noi si vaccina contro la difterite e precisamente per legge devono essere vaccinati tutti i soggetti dal 2 ai 10 anni. Eseguita questa pratica il soggetto è immune verso la malattia per almeno due anni: in seguito non si può più contare con certezza sulla difesa del vaccinato. Per ciò è prevista una iniezione di «richiamo », intesa a ridestare il movimento difensivo nel periodo del suo declino. Orbene, non essendo questa iniezione di « richiamo » obbligatoria per legge, non è sempre eseguita e molte volt° è eseguita in ritardò. In qv sto caso essa non è più sufficiente a ricondurre ad unfedesoe ciampivaprpringrasuril'aincotonodim« mesmtàqudamtoscdpanma resomantaqiTdè bFnDrpbnvc«rpsnpvspnvtsprmLtdqetlfgclusdocBimiiiiiiiiiiiiiimimiimiii i iiiiiiiiiiii un livello efficace il potere difensivo dell'organismo. Queste nozioni possono renderci ragione del perché anche soggetti vaccinati nel passato e non tempestivamente rivaccinati col « richiamo », possano ammalarsi: in genere di forme più lievi. E' evidente che la vaccinazione di per sé è sempre un efficace metodo, ma la pratica di vaccinare eseguita in modo irrazionale, non è in grado di mantenere la desiderata immunità. Merita quindi fare il punto sulla rivaccinazione antidifterica. Questa è richiesta per l'ammissione nelle collettività infantili. Risulta che in quelle comunità in cui è stato eseguito regolarmente il « richiamo », non si sono verificati casi di difterite. Un eventuale rilassamento nella vaccinazione di « base » e di « richiamo » aumenta il numero dei soggetti esposti ad ammalarsi. Una simile situazione in una società può passare silente fino a quando il rinvigorimento di un dato bacillo difterico non aumenti la morbilità. Queste nozioni hanno fornito appassionati spunti di discussione all'Accademia di Medicina fra autorevoli cultori di patologia infettiva, i quali hanno auspicato l'intervento del ministro per la Sanità, inteso a sollecitare precise norme che regolino adeguatamente non solo la vaccinazione di « base », ma altresì la rivaccinazione antidifterica. E' opportuno portare a conoscenza del pubblico questi importanti problemi poi cpcfLOssdPadtTpAtniTusLtsAsnpesmTt che una efficace profilassi non potrà mai fare a meno della convinta collaborazione delle famiglie.. Prof. Guido Guassardo Direttore Clinica Pediatrica dell'Università di Torino

Persone citate: De Mattia