L'eredità dei dittatori nei Paesi dell'America latina di Piero Martinotti

L'eredità dei dittatori nei Paesi dell'America latina I generali sconfitti dai movimenti popolari L'eredità dei dittatori nei Paesi dell'America latina Grave dissesto economico * Il rapido processo di industrializzazione e la necessità di nuovi capitali - Tentativi di penetrazione sovietica Scompaiono i generali dittatori dall'America Latina. Ha cominciato l'Argentina cacciando nel '55 Perón, seguita l'anno dopo dal Nicaragua che ha eliminato Somoza, nel '57 la Colombia si è liberata da Rojas Patulla, Perez Jimenez è fuggito dal Venezuela nel '58 ed il 1° gennaio di quest'anno Batista ha lasciato in volo Cuba. Sono rimasti in piedi solo i generali Trujillo. della Repubblica Dominicana ed Alfredo Stroessner nel Paraguay, ove pare serpeggi la rivolta. E' la fine degli « uomini forti » ambiziosi e sovente spietati, abbattuti da vasti movimenti popolari. L'Occidente, occupato in altri problemi, ha seguito distrattamente questa rapida evoluzione, mossa da confusi aneliti democratici. La sconfitta di Batista ha « sorpreso » Washington; forniture militari inglesi — informa YEconomist ^— era| no in viaggio, destinate al generale già in fuga. La gerarchia cattolica però, non è rimasta estranea a questa ondata di massa. Come aveva combattuto Perón, così prese posizione contro Rojas in Colombia ; l'arcivescovo di Caracas denunciò dal pulpito le spese pazze di Jimenez incitando una giunta patriottica all'azione e già all'inizio dello scorso anno, il clero cubano aveva favorito il movimento di Fidel Castro. Sulle soglie dei loro sontuosi palazzi, i generali in rotta hanno lasciato pesanti eredità: l'Argentina sta ancora disperatamente Iot tando per arginare il dissesto economico causato dalla dittatura. In tutto il Sud-America si agita una profonda crisi di crescenza. La febbrile in dustrializzazione ha assor bito la maggior parte dei capitali senza trasformare la struttura dei Paesi che rimane essenzialmente agri cola; il ceto rurale costituì sce ancora infatti la metà della popolazione attiva. Le iniziative coraggiose ma disordinate, con una produ zione sovente non' in grado di reggere la concorrenza straniera per l'imprepara zione delle maestranze improvvisate, non costituisco no ancora un attivo econo mico. Il Cile, ad esempio, ha otto fabbriche .che produco' no ottomila frigoriferi all'anno; troppi per un paese povero di sei milioni di abitanti. H risultato è il progressivo svilimento della moneta. Solo cospicui investimenti ed una maggior disciplina delle forze produttive potrebbero sanare le economie minacciate. Ma dove trovare i capitali? Le maggiori entrate dei Paesi latino-americani sono ancora costituite dalle materie prime e dai prodotti della terra: il rame per il Cile, lo stagno per la Bolivia, piombo e argento per il Perù, la carne per l'Argentina. In Brasile, malgrado l'avanzata industrializzazione, il caffè rappresenta ancora il 70 per cento dell'esportazione. Un crollo dei prezzi alla borsa internazionale e l'ala nera della mi seria si sfende su questi Paesi sulla via della rinascita. Elevare il basso tenore di vita è impresa di estrema difficoltà. L'America Latina ha uno dei tassi demografici più alti del mondo: il 2,5 per cento contro il 2 dell'Africa e l'I,3-2 per cento dell'Asia. Secondo i dati della Commissione delle Nazioni Unite, ogni anno i quasi 4 milioni di nuovi nati assorbono dal 9 al 12 per cento del reddito nazionale. Per aumentare dell'I per cento il livello economico della popolazione occorrerebbero perciò investimenti annuali dall'll al 15 per cento. Questo mondo in fermento, che si dibatte contro difficoltà che ne raffrenano lo slancio, stanco di despoti gallonati, è ora alla ricerca di nuovi mezzi per completare il suo sviluppo. Georges Friedmann, docente di storia del lavoro, che per molti anni ha insegnato nelle università sudamericane, ha illustrato su Le Monde la trasformazione che si va operando nelle antiche terre dei vice re spagnoli. Il contadino che si muta in operaio è oggetto di sottile analisi ed il prof. Friedmann lumeggia i motivi fondamentali per cui il marxismo è ancora circoscritto a minoranze. La profonda religiosità, la mancanza di spirito classista, il desiderio di indipendenza che spinge il lavoratore a lasciare la fabbrica non appena ha un gruzzolo da investire in una piccola officina o in un negozio, hanno tenuto per ora le masse lontano dal comunismo. Ma il pericolo è nell'aria e la Russia tende paziente la sua trama. Una recente pubblicazione del Dipartimento di Stato (The sino-soviet economie offensive in the lesa developed countries) rivela il progressivo sforzo dell'Urss per inserirsi nell'economia degli Stati latinoamericani. La stampa tedesca preannuncia che il prossimo congresso del partito russo preparerà una nuova offensiva tra questi Paesi. Il presidente brasiliano Kubitschek ha lanciato nel giugno scorso «l'operazione panamericana » per una « crociata di unità continentale ». Egli è convinto che solo coordinando gli sforzi e disciplinando la produzione, i Paesi del l'emisfero potranno supe rare la crisi che li torm'en ta. Washington è già sulla « nuova linea » : nel '58 l'America Latina ha avuto crediti per complessivi 477 milioni di dollari; il '59 si è aperto con un prestito di 329 milioni di dollari per la sola Argentina. Anche l'Europa intensifica i suoi scambi. Il benessere si rivela l'ar ma più efficace contro la penetrazione comunista. I oopoli sudamericani si sono liberati dai tiranni; devono ora liberarsi dal bisogno. Piero Martinotti j BATISTA: 1959 ] dittature militari ì eliminate di recente {dittature esistenti II tratteggio indica i Paesi che si sono liberati d?> dittatori: da Perón nel '65 a Batista nel '59

Persone citate: Alfredo Stroessner, Fidel Castro, Georges Friedmann, Jimenez, Perez Jimenez, Rojas, Rojas Patulla, Somoza, Trujillo