Moss il pilota numero due del mondo dovrà cercare una nuova auto da corsa

Moss il pilota numero due del mondo dovrà cercare una nuova auto da corsa Stirling era annunciato come il dominatore dell'imminente stagione, tanto più che il campione mondale Hawthoru si è .'.irato - Solo Ferrari Cooper BRM, in Europa, e il figlio di Barbara Hutton, in America, costruiscono vetture di tormua ut o - Le scuole i aliane d conuuttori Mentre l'automobilismo sportivo sembrava in letargo, costruttori e piloti soltanto intenti alla preparazione per la ripresa primaverile, è arrivata da Londra una grossa bomba: Anthony Wanderwell, l'industriale di cuscinetti per motori che quattro anni fa 3'era messo a costruire le automobili da corsa Vanwall, ha annunciato il suo ritiro dall'attività agonistica. *Le mie condizioni di salute — ha detto — ■non mi consentono più di continuare in un impegno tanto gravoso ». he macchine di Wanderwell, come si ricorderà, avevano «info l'anno scorso, con Moss e Brooks, sei dei dieci grandi premi valevoli per il campionato mondiale Formula 1, senza tuttavia riuscire a impedire la conquista, del titolo da parte di Hawthorn e della Ferrari. Del ritiro delle Van wall si era già parlato tempo fa, dopo il G. P. di Casablanca. In quella corsa aveva perso la vita la « terza guida » della Gasa inglese, Stuart Lewis-Evans, e Vanderwell ne era rimasto profondamente turbato, tanto da esprimere appunto propositi di rinuncia. Tuttavia la piccola équipe di tecnici e meccanici finanziata dal costruttore inglese aveva continuato a lavorare attorno alle macchine, allestendo quelle che avrebbero dovuto prender parte alle corse del '59. Adesso, la difesa dei colori inglesi rimane affidata alla B.R.M. e alla Cooper, modeste organizzazioni che non Sossono certo riempire il vuo> lasciato dalla Vanwall. Ci si chiede comunque se del materiale cosi efficiente come le Formula 1 di Vanderwell debbano e possano onda re a rottame. Non stupirebbe se si creasse in Inghilterra qualche gruppo disposto a ri levarle e a continuare Pattivita sui circuiti. Intanto, cosa faranno Stirling Moss e Tony Brooks f Che rimangano < appiedati > quanto meno improbabile, ma le monoposto F. 1 disponibili sono più rare che mai, e la stessa Ferrari non dovrebbe aver intvreise a nuovi ingaggi, dato che il suo avversario più temibile esce dalla scena. Se in Europa i costruttori di auto da corsa sono ormai ridotti a tre soli nomi, sembra che una nuova iniziativa possa venire dagli Stati Uniti, dove il ventitreenne figlio di Barbara Hutton, Lance Revetttl'yw (miliardario, naturalmente), dopo aver realizzato una discreta vettura sport — la « Scarab » — sta portando a termine la costruzione di una monoposto Formula 1. Non è probabile che il tentativo abbia successo immediato', ma il tentativo sta comunque a dimostrare come l'interesse per l'automobilismo tenda a spostarsi dall'Europa all'America. Tolti Moss e Brooks, provvisoriamente « disoccupati >, i quadri dei piloti sono ormai definiti. Si è ritirato dall'attività agonistica il neo-oampion e del mondo Mike Bawthorn, ma altri nomi entrano nella sempre più ristretta cerchia dei conduttori di macchine Formula l. Sono in prevalenza inglesi; nessun italiano, invece, né accasato ni in veste di isolato. Esistono anche da noi giovani che sembrano tecnicamente ben dotati, ma di cui non si conoscono i limiti. E attesti limiti non si possono stabilire se non mettendoli alla prova. Si sono vinte tante « speranze » crolla¬ re appena salite di un gradino. I veri campioni vengono fuori in fretta, ma si riconoscono tali soltanto quando è positivo il loro comportamento al volante di macchine molto potenti. Ma se essi stessi non hanno i mezzi (rilevanti) occorrenti per procurarsi e mantenere in efficienza una vettura sport, di grossa cilindrata (non parliamo delle irraggiungibili mono¬ posto e gli ormai rarissimi costruttori non se la sentono di andare incontro a certi rischi, non c'è modo di andare avanti. Fatto sta che non vedremo quest'anno corridori italiani nei grandi premi automobilistici. Parecchie ottime persone stanno cercando rimedi per ovviare a questa crisi. Sono sorte per esempio le scuole-piloti di Roma e di Modena, rispettiva¬ mente affidate alla direzione di Nino Farina e di Louis Chiron. E' probabile che dall'insegnamento pratico possa scaturire qualcosa di utile alla formazione di nuovi piloti; meno facile che ne escano dei campioni. Sull'utilità e sulla funzione di queste scuole-piloti si è molto discusso. Nino Farina, che di problemi di corse e corridori se ne intende come pochi, è senza riserve fautore dell'iniziativa. L'ex campione del mondo sostiene che se è vero che piloti si nasce, compito delle scuole è di individuare gli elementi meglio dotati, e successivamente affinarli attraverso l'insegnamento. Limitata a questo compito, si può senz'altro essere d'accordo sull'utilità delle scuole. Ma basterà la {aurea a pieni voti per convincere le Case, le Scuderie, ad assumere il nuovo arrivato! Le difficoltà cominceranno proprio a questo punto. E com'è che in Inghilterra ogni anno salta fuori qualche nuovo corridore di classe t Non avviene forse perché oltre Manica lo sport automobilistico i organizzato con criteri più sempiici, si corre con qualsiasi macchina (cioè senza eccessiva esposizione di capitali), senza altre ambizioni se non quella di « fare dello sport »f Certo non è tutto cosi semplice neppure in Inghilterra, ma se sono i fatti a contare, qualcosa di buono ci deve pur essere, e questo qualcosa consiste proprio, affermano alcuni, nella diversa concezione delle corse e nei differenti criteri organizzativi. Forse, il problema è tutto qui. Ma che sia facile modificare la struttura dell'automobilismo sportivo in Italia, e soprattutto la mentalità dei praticanti, è un altro discorso. Diamo quindi fiducia alle scuole-piloti: se l'impostazione' è giusta, i risultati non mancheranno. Ferruccio Bernabò ■ Moss il pilota numero due del mondo dovrà cercare una nuova auto da corsa Stirling Mose con la «Vanwall», su cui ha vinto nella ecorsa stagione numerose corse