Il proprietario delle "Gelaterie Pepino" si uccide alla vigilia delle seconde nozze

Il proprietario delle "Gelaterie Pepino" si uccide alla vigilia delle seconde nozze Una nota famiglisi perseguitata da un tragico destino Il proprietario delle "Gelaterie Pepino" si uccide alla vigilia delle seconde nozze L'industriale Vincenzo l'eletti si è sparato con un facile nella saa abitazione - Soffriva di gravi crisi depressive - Alla fine del mese doveva sposare la fedele domestica - Quattro anni fa aveva perso la giovane moglie vinta da un male inguaribile - Un fratello suicida a vent'anni, un altro si era gettato dalla tromba delle scale, un terzo è morto in circostanze misteriose in Francia L'industriale Vincenzo Feletti, di 62 anni, si è ucciso Ieri mattina con una fucilata al viso. Una crisi depressiva, alla quale non era forse estraneo il timore di essere malato in modo inguaribile, lo ha colto poche settimane prima delle nozze Aveva deciso di sposare la fedele domestica che gli era stata di conforto dopo la morte della moglie; già aveva comperato gli, anelli e preparava i , documenti per le pubblicazioni. Senza dir nulla ai parenti né alla fidanzata, senza lasciare uno scritto, ha seguito il tragico esempio di due suoi fratelli che anni addietro sì erano tolti la vita. Comproprietario, con le quattro sorelle, della fabbrica e del negozi delle «Gelaterie Pepino », socio nella ditta di trafilati metallici «Amatane » (la sede è in via Giulia di Barolo 20), padrone di alcune case in citta, era una figura nota nel mondo torinese degli affari, anche se da tempo viveva appartato e aveva ridotto la sua attività. Abitava accanto al palazzo della Rai, in un appartamento al terzo plano di via Giuseppe Verdi 33. Qui verso mezzogiorno si è suicidato appro flttando dì una breve assenza della domestica. La donna, Libera Conserva di 45 anni, era uscita per portare a passeggio il vecchio cane del Feletti. Non voleva star fuori più di un quarto d'ora, perché l'industriale era a letto, indisposto da una bronchite di stagione. Sì era trattenuta in strada una ventina di minuti. Rientrando aveva incontrato la portinaia e con lei era salita fino al terzo piano. Aperta la por*a, stava ancora sulla soglia quando il cane aveva dato uno strattone al guinzaglio ed abbaiando era balzato verso la stanza del padrone. Lei lo segui di corsa, ma si fermò Inorridita. Il Feletti era sfigurato, la testa sembrava scoppiata. Fra le mani teneva un fucile da caccia che da molti anni era riposto In un armadio. Il corpo era disteso sul letto, il sangue aveva intriso le lenzuola. La domestica, singhiozzando, si mise a chiamare gente. Nessuno aveva udito lo sparo, né te famiglie del secondo plano né gli operai della gelateria, che lavorano in un laboratorio nel cortile. Giunsero un medico, infermieri, dal vicino commissariato Castello 11 dottor Lanza con alcuni agenti: E tutti gli inquilini dello stabile. Più tardi le sorelle Gemma \ ed. Cavagnino, che abita nello stesso edificio (era In centro a far compere ed. ha appreso la notizia per caso, da un gruppetto di persone che commentavano il fatto sulla strada) e Anna in Tornotti, chiamata per telefono a casa, In via S. Giu'.'a 10; e nel pomeriggio, da Milano, Isabella In Iuvara e Rosina in Monteverdi, con molti parenti. Le povere donne, straziate dal dolore, si sono fermate accanto alla salma fino a quando gli inservienti dell'Istituto di medicina legale non sono venuti per portarla all'obitorio. Il funzionarlo di polizia ha compiuto una rapida inchiesta; poi all'alloggio del Feletti sono stati apposti 1 sigilli. Vincenzo Feletti era un uomo tormentato. Chi gli è vissuto accanto dice di non ricordare il suo sorriso. Amaro e rivolto a una disperazione che tentava di soffocare con tratti di giovialità, pensava spesso alla morte. «La mia vita è piena di care persone defunte », era una delle sue frasi. Parecchi anni fa, intorno al 1930, suo fratello Rodolfo si era ucciso con una revolverata: era soldato, prestava servizio nella caserma « Verdi » e sembra che fosse bastato il rimprovero di un superiore per sconvolgerlo. La sua fine provocò un profondo trauma nell'animo di Vincenzo. Tentò dì dimenticarla, ma a riaprire la ferita giunse, una decina di anni dopo, il suicidio dell'altro fratello, Gino. Non si è mal saputo perché si uccise. Alloggiava nello stabile di via Verdi 33. Un giorno Ball all'ultimo plano, scavalcò la ringhiera delle scale e si gettò nel vuoto sfracellandosi. (Un terzo fratello era mssdfsMg«lsnlpss*SitiiiiiiiiiiiiiriiiiiiMif iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiii morto in circostanze misteriose a Parigi, dove si era trasferito). L'industriali; non si riprese più. Il suo spìrito era scosso, la minima contrarietà gli procurava crisi di abbattimento dalle quali usciva come Inebetito. Ma si aggrappava alla vita, cercava motivi di consolazione. Sposato con una giovane e bella signora, Emilia Scaglia, quattr'annl fa la vide ammalarsi quasi all'improvviso Fece l'impossibile per salvarla, non vi riuscì. La moglie mori che aveva 37 anni. I famll'arl temettero che Vincenzo, rimasto solo, impazzisse dal dolore Invece la vicinanza con la domestica che con lui aveva diviso le veglie al capezzale della malata e le angosce degli ultimi giorni, sembrò sollevarlo. In questi quattro anni egli si distaccò sempre di più dagli affari. Ebbe ancora, e con frequenza, momenti di scontorto: al punto da prelevare, un giorno, la propria fotografia da un album e portarla ad un tipografo di Moncalierl perché gli stampasse i « ricordini » per la sua morte, che prevedeva imminente: « Pregate per l'anima di Vincenzo Feletti » era scritto sulle Immaginile sotto, la data di nascita (12 marzo 1906) e uno spazio bianco per quella del decesso. Ciò accadeva un anno fa Ad un amico, nell'autunno scorso, confidò con tono tra M gioviale ed il serio, il progetto che aveva maturato: « Mi uccido e non se ne parla più ». In quell'occasione disse persino di avere già ordinato il feretro. Poi, quasi a voler cancellale ogni pensiero macabro, pensò di sposarsi. L'affettuosa presenza di Libera era valsa sempre a calmarlo un po': *iiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii* forse l'unione con la buona domestica lo avrebbe salvato per sempre. Glielo annunciò a dicembre. All'Epifania mise al corrente le sorelle del suo progetto Comperò le fedi nuziali, affrettò I documenti. Intendeva celebrare il matrimonio entro la fine del mese. Ma la sua salute, anche quella fisica, non era perfetta: accusa¬ va fitte al cuore e al fegato. Commentando 1 suoi mali, la settimana scorsa, aveva detto che erano inguaribili. Probabilmente è stata questa Idea a vibrargli il colpo di grazia. La decisione di sopprimersi, più volte ricacciata, ha ripreso il sopravvento. Ieri mattina Vincenzo Feletti ha afferrato 11 fucile e si è sparato. Vincenzo Feletti di 52 anni iti Ritd in : La domestica, Libera Conserva, mostra il ricordino che il Feletti aveva fatto stampare per la propria morte i*iii(iiiiii(iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiii(iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiinii»

Luoghi citati: Emilia, Francia, Milano, Parigi