I miraggi di Clerici

I miraggi di Clerici Mostre d'arte I miraggi di Clerici « Clerici è degli artisti d'oggi il meglio legato al Barocco », scriveva Ungaretti già dieci anni fa; e più recentemente Moravia: « Giace in fondo alla memoria più oscura di Clerici la visione barocca di civiltà perdute o decadute o morte»; mentre nella sua favola mitologica Julien Green scorgeva « alcuni del sogni più belli dell'angoscia contemporanea », Alberto Savinio un « indizio sicuro di stendhalismo-», e Jacques Audiberti la continuazione dell'arte degli antichi maestri italiani. Son giudizi raccolti nello splendido libro che nel '55 la « Electa Editrice », con testo di Raffaelo Corrieri, dedicò a Fabrizio Clerici pubblicando contemporaneamente In facsimile — accompagnato da alcune pagine di Libero De Libero — 11 Taccuino Orientale che nel '53 il pittore aveva riempito di schizzi e annotazioni durante un suo viaggio nel Medio Oriente; e costituiscono un'indispensabile introduzione alla mostra di 28 dipinti del Clerici, presentata alla « Galatea » da Luigi Carlucclo con molta finezza. Fabrizio Clerici, architetto e pittore, nato a Milano nel 1913, stabilito a Roma dal 1948, ha nome di notorietà internazionale specie per la sua attività di scenografo in opere di Monteverdi, Lulli, Purcell, Brltten, Strawinsky, Goldoni; e alcuni del suoi bozzetti teatrali, riprodotti nel citato volume, accanto ai quadri ora esposti in via Viotti avrebbero anche meglio chiarito la propensione baroccheggiante di questo singolarissimo « interprete di cabale e illustratore di miraggi ». Di fantasia barocca invece c'è esigua traccia nella mostra torinese; e vi prevale piuttosto l'altro aspetto del mondo poetico di Clerici : la fiaba surrealisti- i- ca, l'evocazione d'una favolosa e n ra n uatà ra aerllotila ono, iquasi mitica archeologia, il < mi raggio », appunto, d'una realtà arcana risorgente da incommensurabili lontananze di spazio e di tempo. Realtà, s'è detto; e infatti tutta vera, puntigliosamente vera fino al ' minuto particolare grafico, è sempre l'immagine di Clerici, come poteva esser « vera » nel suo funambolesco illusionismo la grottesca o spettrale finzione dell'Arcimboldi e dei suoi imitatori. Ma contemporaneamente quest'immagine è come sottratta alla misura della vita umana, assume una verità soltanto metafisica. In questo forzato, quasi doloroso stacco, sta l'inquietante fascino della pittura di Clerici. mar. ber.

Luoghi citati: Medio Oriente, Milano, Roma