Un estremista che ha imparato al potere la virtù della moderazione

Un estremista che ha imparato al potere la virtù della moderazione CHI È MARCEL DEBRÉ, NUOVO CAPO DEL GOVERNO FRANCESE Un estremista che ha imparato al potere la virtù della moderazione Figlio di un celebre clinico, coltissimo e gentile, dal 1940 è al fianco di De Gaulle con fedeltà assoluta - Durante la IV Repubblica rappresentò il gollismo più intransigente e fanatico; il suo giornale aveva il titolo impressionante di "Corriere della collera,, - Ma il disinteresse e lo spirito legalitario gli impediranno qualsiasi avventura od abuso - Come primo ministro continuerà ad eseguire lealmente gli ordini del generale, anche per attuare una politica che non sarebbe la sua (Dal nostro corrispondente) Parigi, 9 gennaio. Nel mese di giugno, quando il gen. De Gaulle scelse Michel Debré come ministro della Giustizia del suo governo, U redattore-capo del Figaro scrisse nel suo giornale: « Da designazione di Michel Debré alla Giustizia ha provocato una viva sorpresa. D'ardente avversario dell'Europa, il direttore d'un giornale di combattimento e di violenza (Le Courier de la colere; si vedo messo a un posto che esige elevatezza, assenza di passione e di partito preso. Quale sarà la sìia autorità per presiedere ai destini della magistraturaT ». Oggi che Debré è stato nominato a un posto di ben maggiore responsabilità, il Figaro si è limitato a pubblicare brevi cenni biografici del Primo Ministro, ma, se il grande giornale conservatore avesse voluto esprimere anche questa volta un giudizio sulla sua personalità, avrebbe dovuto farlo in termini del tutto diversi. Non per conformismo, ma perché sette mesi di governo hanno rivelato Michel Debré sotto un aspetto che, allora, nessuno avrebbe potuto prevedere. O'è la sentenza di un poeta che illustra la trasformazione operata dalle responsabilità del potere in questo estremista, che pochi mesi prima rivolgeva ai. suoi col-, leghi del Parlamento questa minaccia: « Domani la strada sarà libera sino alla ghigliottina». Da sentenza è di Paul Valéry: « Il mondo non vale altro che per gli estremi e non dura altro che per i medi. Non vale che per gli ultras e non dura che per i moderati ». Michel Debré ha fatto valere il mondo in cui credeva attraverso un estremismo che non poteva essere più scatenato ed ora si propone di farlo durare attraverso la moderazione. E' certamente una figura sconcertante, fuori di tutte le consuetudini della vita politica, ma non è un uomo inquietante, perché di lui si può pensare tutto quello che si vuole meno che sia un avventuriero.1 In una situazione ancora piena di incertezze, come quella in cui si trova la Francia, il vero pericolo potrebbero essere gli uomini che, arrivati al successo attraverso lo sviluppo di avvenimenti improvvisi, difficilmente saprebbero rinunziarvi e, se il vento mutasse, li vedremmo mutare al primo accenno, pronti a rinnegare uomini e idee per cercare la fortuna in nuove avventure. Debré non è uno di quelli: le sue qualità sono la fedeltà e la lealtà. I francesi pos- 111111311 n i1111{11 m n [ 1111111m 1111 ■ 111111111m 111111111B sono essere sicuri che, con Debré primo ministro, è come se De Gaulle fosse rimasto a capo del governo. ■ Possono esser sicuri anche di un'altra cosa: che la più rigida legalità presiederà tutti gli atti del nuovo governo. D'uomo che, quando saliva alla tribuna del Senato per pronunziare contro tut-, ti i governi accuse d'una violenza che superava di gran lunga quella di qualsiasi altro ìparlamentare dell'opposizione, veniva giudicato un esaltato dai suoi stessi compagni di partito, è infatti il più intransigente difensore dell'ordine costituito, il sostenitore del perfetto funzionamento dell'amministrazione statale nella scrupolosa osservanza della legge. . Da colpa che egli rivolgeva alla Quarta Repubblica era infatti soprattutto quella dell'inefficienza amministrativa dovuta all'arbitrio dei politicanti. « Il Quai d'Orsay — gridò un giorno dalla tribuna del Lussemburgo — ha perduto il senso dell'onore nazionale! ». Non ha niente a che fare, Michel Debré, con gli avventurieri politici che sono pronti ad approfittare d'una situazione eccezionale per farsi una posizione: può essere un fanatico, ma è certamente un disinteressato. Appartiene ad una famiglia dell'alta borghesia parigina, di quella borghesia estranea al mondo degli affari che, di generazione in generazione, si dedica ad attività intellettuali. Il nonno era rabbino, il padre, Robert Debré, è uno dei più grandi pediatri francesi, presidente dell'Accademia di medicina c autore di quel progetto di riforma che è stata adottata dal governo De Gaulle e darà alla Francia il più moderno ordinamento ospedaliero d'Europa. Laureato in legge e in scienze politiche, Michel Debré entrò subito nella carriera amministrativa, funzionario al Consiglio di Stato, e nel 1958, quando aveva ventisei anni, Paul Reynaud lo chiamò nel suo gabinetto al ministero delle Finanze. Fu fatto prigioniero durante la guerra ed evase da un campo di concentramento; ritornò clandestinamente in Francia per dedicarsi all'organizzazione della Resistenza. Il principale compito che il gen. De Gaulle gli affidò m quel periodo fu la preparazione della lista dei prefetti da nominare a mano a mano che le diverse province francesi venivano liberate. Nell'aprile 1945, De Gaulle gli affidò l'incarico di preparare il progetto per la riforma amministrativa, ma fu l'ultimo compito burocratico del giovane funzionario perché, quando il generale lasciò il governo, anche lui lasciò l'amministrazione. Ormai l'unica ragione della sua vita era diventata la lotta per il ritorno di De Gaulle al potere e per l'istituzione di un governo di unità nazionale. Undici anni prima dei colonnelli di Algeri, nel 1947, fu infatti Debré che reclamò «un governo di salute pubblica ». A trentasci anni, quando aveva superato da pochi mesi il limite minimo d'età, vanne eletto senatore e fu cosi il più giovane membro del Senato francese. E' un uomo estremamente fine, gentilissimo, molto colto. Ha insomma tutte le doti che portano al successo, attraverso un'irresistibile simpatia che nasce spontanea intorno a lui. Però la sua irriducibile intransigenza gli avrebbe tolto qualsiasi possibilità di carriera governati¬ va senza i fatti del 1S maggio che rovesciarono la Quarta. Repubblica. Nel marzo 1957 si dimise dalla commissione politica del suo partito per protestare contro la partecipazione dei repubblicano-sociali al governo. « Mi è sembrato inammissibile — dichiarò in quell'occasione — che dei repubblicano-sociali, i quali, anche se noli si dicono più gollisti, affermano almeno di essere partigiani del raddrizzamento nazionale, si smentiscano a tal punto ». Contro tutti 1 governi della Quarta Repubblicay>--Gontro qualunque progetto presentassero quei governi, si svolse l'implacabile attività parlamentare di Debré per dieci anni. Unico obiettivo: la conquista dello Statò, da raggiungere con qualsiasi mezzo. «Se domani — affermava — un personaggio noto o sconosciuto, con una specie di colpo di forza, imponesse nello stesso tempo la sua presenza e la sua autorità, indicasse, per radio, le sue intenzioni, si facesse obbedire dall'esercito e dall'amministrazione, chi protesterebbet Un governo legale può essere illegittimo, un'autorità illegale può essere legittima. Oggi, il prestigio dei comunisti è così basso che non sono in grado di opporsi a una nuova legittimità, a un nuovo regime: la maggioranza della nazione non li seguirebbe nell'opposizione a un cambiamento, se fosse imposto in una maniera eccezionale. In questo momento la nazione ha la fortuna, se ci si può esprimere così, di disporre d'una legittimità di ricambio, quella del gen. De Gaulle ». Si può pensare quello che si vuole di queste affermazioni, ma non si può negare loro un valore profetico per gli avvenimenti successivi, soprattutto riguardo all'impotenza del partito comunista, alla quale nessuno credeva in quel momento. Nella sua opposizione al passato regime, quello che i IIIIIIIIIIMIIIIIIMIIIIIIMIIMI1IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII gollistt chiamavano « il sistema », niente veniva risparmiato, ma i bersagli preferiti erano la Comunità carboneacciaio, la Ced, il Mercato comune, l'Euratom e tutti gli altri progetti d'integrazione europea. Per lui, quei progetti erano una macchinazione a danno della Francia: « Che facciamo — diceva — per rispondere all'immenso ricatto che viene dalla Germania e dall'America f ». Di queste invettive erano pieni i suoi interventi parlamentari e gli articoli che pubblicava nel suo settimanale, al quale aveva dato un titolo incredibile: Il Corriere della collera. D'atteggiamento anti-europeista, spinto al punto da avergli fatto affermare in certe occasioniperfi.no la possibilità di rovesciare le alleanze, avrebbe potuto destare qualche sospetto ora che ha assunto la direzione del governo, se non si conoscesse il carattere dell'uomo, la sua lealtà che non può essere messa in dubbio. Appena diventato primo ministro, Debré ha dichiarato che il suo compito è di continuare l'opera iniziata dal gen. De Gaulle e si può essere certi che manterrà la parola, in politica estera come all'interno: il Presidente della Repubblica vuole che la politica europeista venga sviluppata attraverso il Mercato comune e le altre istituzioni, Michel Debré lo farà, in pieno accordo con Adenauer, con Fanfani e con gli altri responsabili della Comunità. Sandro Volta Michel Debré, il nuovo primo ministro francese, mentre viene intervistato dopo la sua investitura (Telef.) a ri 11111e i 1111111111ri e 11111111111111 ! 111111111i11 i 11111 j i111111111 i 1111111111111 m 111 ■ tiii 111111111ti 111 ■ c 111m1