La difficile formazione del nuovo governo in Francia di Sandro Volta

La difficile formazione del nuovo governo in Francia Oggi inizia, la presidenza di He damile La difficile formazione del nuovo governo in Francia Il primo ministro Debré ha dovuto cambiare pia volte la lista dei suoi collaboratori - Un articolo di "Le Monde,, sul passaggio dalla IV alla V Repubblica (Dal nostro corrispondente) lParlgi, 7 gennaio. Michel Debré prosegue le jtrattative per la formazione del nuovo governo, che dovrà esser pronto domani, quando René Coty avrà passato la presidenza della Repubblica a Charles De Gaulle. Queste trattative si svolgono attraverso lo stesso gioco di offerte, rifiuti e trattative che caratterizzarono particolarmente la Quarta Repubblica. Gli uomini del 13 maggio hanno voluto liquidare il parlamentarismo, ma ne hanno subito adottato il costume e Michel Debré, principale teorico del nuovo sistema, deve ora sopportarne le conseguenza. Egli è costretto, Infatti, a mutare di ora in ora nomi e attribuzioni sulla lista dei ministri che sta preparando ormai da due settimane, cosicché la nomina del nuovo governo, benché non ci sia più bisogno dell'investitura parlamentare, risulta anche più faticosa delle precedenti crisi ministeriali. Niente di ciò che era considerato sicuro ieri vale oggi: Antoine Plnay non sarà più il coordinatore dei quattro ministeri degli Affari economici e finanziari, ma rimarrà lui stesso ministro dell'Economia e delle Finanze. E' inutile però registrare ognuno di questi cambiamenti, perché tutto lascia credere che domani saranno superati da altri; conviene dunque aspettare che la scelta del ministri venga comunicata ufficialmente. L'entrata del presidente Da Gaulle all'Eliseo e la nomina del primo ministero della Quinta Repubblica metteranno fine domani al periodo rivoluzionario iniziato con l'insurrezione algerina del 13 maggio. Benché sia ancora troppo presto per giudicare il nuovo regime, il direttore di «Le Monde», Hubert Beuve-Méry ha tentato stasera un bilancio, rigorosamente imparziale, degli avvenimenti di questi ultimi otto mesi. L'articolista parte dalla premessa che « la Quarta Repubblica non è stata in realta né rovesciata né abbattuta: l'anemia perniciosa, la specie di leucemia di cui soffriva da tempo, non le lasciava più la forza di reagire. Il carro dello Stato non era soltanto impantanato: nel momento critico, la sua pesante massa rimaneva immobile, paralizzata, i comandi non rispondevano più, gli ingranaggi giravano a vuoto. Soltanto un uomo si presentava ".he poteva, bei e o male, rimettere la macchina in marcia. Portato dalla sommossa, rifiutava di sconfessarla e di castigarne 1 sobillatori, ciò che giustificava molte inquietudini; però rifiutava anche di esserne il prigioniero e si riservava un compito di arbitro, ciò che, uni to al ricordo d'un passato pre stigioso, autorizzava la spe ranza. « Dire " no " al gen. De Gaul le per convinzione profonda o ■lillllilllililliiiililliliiiiilillllllllllliilllt lllllll ln previsione degli scacchi futuri era japtare l'immediato per il disordine, l'avventura e, molto verosimilmente, per il trionfo delle forze che si volevano combattere. Dargli i pieni poteri era ammetter* che egli non avrebbe rovesciato una corrente troppo violenta, mi si sarebbe -.sforzato di frenarla, di canalizzarla. Era non rifiutare ogni possibilità, per quanto debole fosse, di restaurare lo Stato senza distruggere il cittadino ». Questa analisi estremamente lucida della situazione di maggio deve esser presa come base per capire ogni sviluppo degli avvenimenti. I milioni di francesi che hanno votato per De Gaulle nel « referendum » del ze settembre e nelle successive elezioni non sono gente che preferisce la dittatura personale alla democrazia: sono cittadini che hanno scelto quella via perché era l'ultima possibilità di salvare la legalità repubblicana dall'avventura fascista. In maggio, il governo democratico non era più in grado di difendere le istituzioni: i capi militari avevano rifiutato di obbedire agli ordini del presidente della Repubblica, la polizia non eseguiva quelli del ministro dell'Intorno. Lo Stato era inerme, alla mercé di qualunque avventuriero: De Gaulle apparve in quel momento la unica possibilità di salvezza. Secondo Beuve-Méry l'opera compiuta in pochi mesi è stata imponente, soprattutto perché « l'Algeria, a poco a poco, ha cessato di dettare la propria legge alla metropoli ». In quanto alla nuova Costituzione, compromesso fra il regime presidenziale e l'organizzazione tradizionale della democrazia francese, l'articolista ritiene che potrà evolversi in un senso come nell'altro e, perciò, ogni giudizio in merito dev'essere rinviato. Nell'elenco dei fatti positivi, Beuve-Méry ricorda però il miglioramento delle relazioni col Marocco e la Tunisia, la generosa offerta all'Africa Nera, che ha iniziato la rinunzia alla politica colonialista, le elezioni in Algeria, i cui risultati possono essere facilmente criticati, ma rappresentano comunque un progresso sulla situazione precedente. Ci sono poi le numerose ordinanze che il governo ha promulgato in dicembre e al principio di questo mese per rendere efficiente l'organizzazione delle diverse attività della vita francese • L'esposizione si conclude « fra 11 timore e la speranza » con l'esortazione alla maggioranza di « non andare fino al limite del suol interessi immediati o dei suoi pregiudìzi » e alla minoranza di « affrettarsi ad utilizzare le libertà che le sono riconosciute per costituir, si in vera forza capace d'essere oggi il freno e domani il motore ». Sandro Volta

Persone citate: Antoine Plnay, Charles De Gaulle, De Gaul, De Gaulle, Hubert Beuve-méry, Michel Debré, René Coty

Luoghi citati: Africa Nera, Algeria, Francia, Marocco, Tunisia