Batista fugge da Cuba a San Domingo I militari cercano l'accordo con i ribelli di Ferdinando Vegas

Batista fugge da Cuba a San Domingo I militari cercano l'accordo con i ribelli Colpo di scena dopa la sanguinosa battaglia di Santa Clara Batista fugge da Cuba a San Domingo I militari cercano l'accordo con i ribelli II dittatore nella notte di ieri si reca al comando dell'esercito e decide di trasmettere i poteri ad una Giunta "per evitare lutti al paese,, - Questa ordina la sospensione del fuoco e nomina un presidente provvisorio - Fidel Castro proclama che la guerra continuerà, se non viene eletto capo dello Stato un esponente della rivolta - Incidenti e situazione oscura all'Avana Tramonto delle dittature nell'America latina H 1959 non poteva iniziarsi in maniera migliore nell'America Latina: con la fuga da Cuba dello sconfitto dittatore, il generale Batista, il processo di democratizzazione si è ormai esteso anche alle ultime roccaforti dell'autoritarismo, le inquiete repubbliche dei Caraibi. In tutte le maggiori e medie repubbliche del continente, la restaurazione della democrazia era stata completata nel corso del '58: dalla cacciata del dittatore venezuelano Jiménez, il 23 gennaio, all'elezione di Frondizi in Argentina, un mese dopo, via via fino all'elezione di Betancourt a presidente del Venezuela, in dicembre. L'augurio del mondo libero è che le nuove, e talvolta ancor fragili democrazie, resistano ad eventuali tentativi di penetrazione estremista. A Batista non è rimasto che rifugiarsi pressò Trujillo, il pittoresco « generalis Simo » e dittatore di San Do mingo, che già ospita Perón E' la seconda volta che Ba tista prende la via dell'esi lio, in una carriera politica che dura da un quarto di se colo: dal '33, quando, oscuro sottufficiale, capeggiò la. « rivolta dei sergenti » appena finita la dittatura di Machado. I motivi di quella rivolta ci possono ricondurre al tema dominante nella breve storia di Cuba come Stato indipendente: .la lotta contro la corruzione e l'inefficienza dej.. tirannelli che si susseguono al palazzo presidenziale dell'Avana. Dittatore di fatto fino al '40, Batista fu eletto presidente nello stesso anno; ma allo scadere del mandato, nel '44, il suo successore lo mandò in esilio, proprio perché anche il regime di Batista si era ampiamente macchiato delle medesime colpe contre le quali aveva inizialmente inteso reagire. Nel secóndo passaggio al potere, riconquistato con un ■pronunciwniento militare nel marzo del '52, Batista ha sempre più gravemente accentuato il carattere dispotico e corrotto del proprio regime ; perciò sin dal 26 luglio '53 incominciarono i tentativi di Fidel Castro per rovesciarlo. Il « movimento del 26 luglio » come appunto si è denominato il gruppo dei seguaci di Castro, è anch'esso tipico della storia cubana, nella quale lo stimolo ideale è sempre venuto dagli intellettuali e dagli studenti. Un grande poeta fu Marti, il vero eroe dell'indipendenza della patria; un intellettua le è Castro, spinto alla rivo! ta essenzialmente dal disgu sto morale per la tirannia e la corruzione del regime di Batista, In questa caratteristica sta la forza, ma anche la de bolezza del movimento di Castro, che non rappresenta uria classe sociale; tuttavia ultimamente agli intellettua' li e agli studenti si erano uni ti pure degli operai, nono' stante l'ostilità del partito comunista, (illegale, ma relativamente forte a Cuba) a Castro, denunciato come esponente del « capitalismo liberale ». Batista aveva sa puto approfittare di questi contrasti per blandire demagogicamente i lavoratori con un sensibile rialzo dei salari ; e egualmente aveva aumentata la già cospicua paga dei militari, il pilastro del suo regime. Così si spiega come sia fallita la « guerra totale » proclamata da Castro il 17 marzo ; dopo il quale insuccesso il capo ribelle è ritornato alla tattica più redditizia della guerriglia vsdvpdsldInvano,"però""Balistasferailluso di normalizzare la si tuazione, facendo eleggere alla presidenza, il 3 novembre, un uomo di sua fiducia; alla lunga la tenacia dei ribelli doveva spuntarla, alienando a Batista anche l'appoggio dei circoli economici locali e del go- verno di Washington, giustamente preoccupati del danno crescente che la rivolta e la dura repressione provocavano alla economia dell'isola. Non a caso Castro ha scelto per lanciare l'attacco finale la stagione della raccolta della canna da zucchero, il prodotto che costituisce l'85 per cento delle esportazioni cubane, e dal quale quindi il paese trae i mezzi della propria sussistenza. Ora che l'avvocato idealista ha sconfitto il generale, si aprono per Cuba i problemi comuni a tutti i paesi latino-americani usciti da lunghi regimi dittatoriali; si riaffaccia soprattutto il grave problema specifico di assicurare la indipendenza effettiva a un paese che vi¬ ve di una monocoltura. E qui deve intervenire una oculata e amichevole politica di Washington, che può aiutare o rovinare Cuba con le misure doganali sull'importazione dello zucchero. I cubani non possono sempre attuare l'ideale eroico dell'inno' nazionale: «Morire per la patria è vivere » ; devono vivere realmente; in libertà e con una' ragionevole prospettiva di sicurezza economica. Ferdinando Vegas