Lotta nel Medio Oriente tra seguaci di Nasser e comunisti di Piero Martinotti

Lotta nel Medio Oriente tra seguaci di Nasser e comunisti La penetrazióne russa allarma il mondo arabo Lotta nel Medio Oriente tra seguaci di Nasser e comunisti Tra il Cairo e Mosca non sono mutati i rapporti economici, ma • si sono inaspriti i contrasti per l'azione sobiUatrice degli estremisti rossi - Fermento in Siria e rapporti tesi tra Egitto ed Irak C'è qualcosa di nuovo nel Medio Oriente: l'unione tra l'Egitto e la Siria rivela incrinature profonde, nell'Irak, opposte fazioni minacciano di travolgere il regime di Kassem, tra II Cairo e Bagdad i rapporti si vanno facendo sempre più tesi. In Siria, i comunisti, approfittando del disagio dei proprietari terrieri, scontenti della riforma agraria, dei commercianti, che paventano il cambio della moneta e di tutti coloro cui pesa l'ingerenza egiziana, agitano la piazza psr chiedere la separazione dal Cairo. Nasser ha pubblicamente denunziato quésto « tradimento » nel recente discorso a Porto Said e le sue parole hanno avuto eco profonda a Damasco ove uomini già considerati fedeli di Mosca si sono uniti alle proteste del dittatore egiziano. Il colonnello Serraj, ad esempio, che favorì nel passato la penetrazione sovietica, ha affermato che « cosi facendo, i comunisti tradiscono il nazionalismo arabo, pugnalandolo alle spalle ». Evidentemente si sta operando una scissione tra gli esponenti politici siriani e molti ripudiano l'estremismo rosso per la solidarietà araba. L'atmosfera si è fatta pesante per'gli'àgitatori sirià-t nJL.ecL.il leader comunista Kh'a-lèd Bàgdash ha riprése» ièri la via dell'esilio. Egli aveva lasciato Damasco ài momento della proci ama zio ne della Repubblica araba unita, quando Nasser aveva ordinato lo scioglimento di tutti i partiti. Bagdash aveva ritenuto prudente rag giungere Mosca con l'intéra famiglia, ma nell'ottobre scorso era riapparso in Siria; recava ordini nuovi e da allora le « cellule » hanno intensificato la loro campa gna contro gli intollerabili « soprusi » di Nasser. Gli av venimenti dell'Irak hanno forse indotto Mosca à forza re gli amici siriani ad una scelta prematura. A Bagdad la marea rossa sta in fatti salendo. La rivoluzione irakena del', luglio scorso aveva sempre evitato legami troppo stretti con II Cairo. Kassem, vittorioso della monarchia, bordeggiava in acque ambigue, senza clamorose rotture con l'Occidente e senza compromettere le intese con l'Oriente. Ritenendo che le influenze egiziane fossero le più pericolose, fece arresta re per « complotto contro lo Stato » il proprio cognato colonnello Aref, valido sostenitore di Nasser, e, per l'audace epurazione, si appoggiò ai comunisti. Questi ora'esigono «favori» sempre più impegnativi. Gli agenti russi sono attivissimi specie tra le tribù curde del nord (un quinto circa, della popolazione irakena) cui fanno credere che è vicino il momento della loro indipendenza, aspirazione ormai millenaria. Il capo curdo Mustafà el Barazani è tornato tra le sue genti dal lungo esilio di Mosca con il grado di maresciallo dell'Armata rossa e cerca di guadagnarle alla causa comunista. Esse temono di diventare una minoranza sacrificata .nella grande Federazione araba vagheggiata da Nasser. Kassem (pure di lontana origine curda), cerca di do minare le forze ch'egli stes so ha scatenato, ma la sua posizione appare sempre più compromessa. Attraverso la censura giungono da Bagdad notizie di scontri armati tra sostenitori del gover no e nasseriani. Un giornale egiziano cosi ammonisce il capo irakeno : « Il nazionalismo arabo distruggerà coloro che si sforzano di trascinarlo sia a destra che a sinistra perché rifugge dal legarsi a qualsiasi blocco o di aderire ad un campo contro un altro ». Questo neutralismo equi distante è l'illusione di Nas ser il quale ha sempre ere duto di poter distinguere tra comunismo e rapporti con Mosca. Pur mantenendo il partito marxista fuori legge, il dittatore egiziano non ha esitato ad accettare i doni « disinteressati » del Cremlino ed a farsi forte della sua protezione per un'insensata politica anti-occidentale. Un giorno diceva compiaciuto a un ricevimento diplomatico che erano gli aiuti russi a consentirgli di fare l'antico munista. Questi paradossi non sono molto graditi a Mosca perciò, pure assecondando Nasser. l'Urss non trascura nel Medio Oriente amici più docili come mostra di essere Kassem. Può avvenire tuttavia,, come oggi in Siria e nell'Irak, che la penetrazione russa si scontri con i progetti egiziani d'un vasto dominio arabo ed allora l'ottimistica distinzione di Nasser tra sovvenzioni e comunismo, viene messa a dura prova. Nel suo recente Viaggio attraverso le capitali arabe, il sottosegretario americano Rountree si è reso conto di questo disagio inquieto, di tanti attriti che suscita la avanzata russa nel Levante e deve avere tratto conclusioni non troppo pessimistiche. Sarebbe molto imprudente pensare ad una rottura tra II Cairo e, Moscai ma certo Nasser si -e\f ati™ più cauto e vuole accentuare, la sua asserita « equidistanza » tra i due. grandi antagonisti. E' un gioco sottile di cui solo Tito pare abbia sinora il segreto, ma può rivelarsi vantaggioso anche al dittatore egiziano. In questi giorni, mentre firma con l'Urss il prestito di 400 milioni di rubli (60 miliardi di lire) per la diga di Assuan, egli sta attivamente trattando nuovi finanziamenti con l'Oc cidente. La Repubblica tedesca di. Bonn gli ha promesso un primo credito di 200 milioni di marchi (30 miliardi di lire) e anche l'Italia parteciperà alla realizzazione del grandioso progetto. E' inoltre probabile un prestito in dollari; il direttore della Banca Internazionale, mister Black, è atteso al Cairo con la sua magica borsa. , Piero Martinotti