Immersa in una tenebra assoluta esperimenta il vivere dei ciechi

Immersa in una tenebra assoluta esperimenta il vivere dei ciechi STRAORDINARIA AVVENTURA DI UNA DOTTORESSA Immersa in una tenebra assoluta esperimenta il vivere dei ciechi Percezioni meravigliose: suoni, voci evocano rapidi ricordi e riflessioni, il tempo scorre più in fretta - Come ifsi sente„ la presenza di un oggetto - Passeggiate nel bosco scivolando tra gli alberi senza urtarli - La spaventosa angoscia del silenzio - Riacquistata la vista, le parve che le cose nel buio fossero più grandi e pia intense < (Dal nostro, corrispondente) Vienna, 10 dicembre. Mfisi fa è stato compiuto in Austria un esperimento scientifico molto coraggioso, quasi impressionante, di cui i giornali a suo tempo avevano dato notizie- affrettate e incomplete; ora i risultati di questa straordinaria esperienza-sono stati vagliati, sceverati e pubblicati dee.alcune riviste specializzate, e così Hanno avuto uno, spicco garantito dalla più scrupolosa disàmina clinica. glamsni Iqrcalippmiiiiiiiiiaiittiiiiiiiiiitiiitiiiiiiii ■■■•iiiif ■■inni ni ■■■ Si tratta di questo: una giovane donna, normale, con la vista perfetta* si è immersa per la durata provvisoria di cinque settimane nella tenebra assoluta in cui i ciechi vivono eternamente. I dati raccòlti nel corso di questo accecamento volontario sono preziosi- e stupefacenti, e ■ potrebbero servire adesso'non scilo agli specialisti d'oculistica, ma agli psicologi, ai neurologi, ai pedagoghi e persino ai romanzieri. Non ci dilunghe- ■■■■■■■(■■■■■■•■■■■■■iniiiiiiiitiiiiiiiiiiiiitiiiMita- remo tuttavia in considerazioni che sono marginali rispetto all'esperienza vera e propria. Ci limiteremo ai fatti, i quali, di per sé, possono dischiudere alla .sensibilità del lettore una serie infinita di riflessioni. Helga Domes, una dottoressa di ventidue anni, appena laureata in psicologia, per confutare la tesi soste-* nuta da numerosi studiosi che i ciechi non possiedono il senso della distanza, decideva di rinchiudersi per un certo periodo di tempo indeterminato, con gli occhi ricoperti da un paio di occhiali da motociclista completamente anneriti, in un famoso istituto per i ciechi che si trova a Innsbruck: L'esperimento veniva posto sotto la guida e il controllo del- prof. Theodor Brisman, uno scienziato di settantacinque anni che fino a poco tempo fa ricoprì la carica di direttore dell'Istituto di psicologia all'Università del capoluogo tirolese. Da quel momento in poi, cominciava per la dottoressa Domes una vita in una dimensione nuova, tagliata fuori dal mondo che, regolato dalla luce, ci è consueto. Con le sue lenti da motociclista, aderentissime alle orbite, impermeabili ai raggi del sole e al chiarore delle lampade, ella prese a vivere come cieca fra i ciechi: a lavorare, a passeggiare, a giocare, a mangiare con loro. A poco a poco l'apparato sensoriale della giovane studiosa si dilatò e affinò come quello degli invalidi ed ella, ad un certo punto, si accorse di reagire davanti all'ambiente esterno proprio come reagivano loro. 8i può dire che; da artificiale e sovrapposto che era, il suo accecamento divenne in una certa -misura un fatto vero, intimo,, organico. In questa condizione profondamente mutata, U primo fenomeno percettivo che meravigliò Helga Domes fu che le riusciva di indovinare se, tfuòri», il tempo era bello o brutto. Se l'arili era pura, limpida, i rumori e le voci ohe, le giungevano dal' l'esterno erano distinti;., se invece l'atmosfera eira pre- ■ 1111111 f ■ Il 11 t •■ It 11 ■ IIIII1HI 11 IIHimilIlUHmilIIItt gna di umidità i suoni arri-' vavono più morbidi e come smussati alle orecchie. Il senso dell'udito, nell'oscurità in' cui viveva, le si era sviluppato in un modo quasi eccessivo; e, dopo qualche tempo, la sua sensibilità divenne così acuta ohe la dottoressa, in base ai rumori ascoltati, potè distinguere il trascorrere delle ore e dividere il giorno nelle sue fasi principali. Così la sperimentatrice giunse ad un'altra constatazione:- ti tempo, per i ciechi, passa più in fretta che per i veggenti. I/estrema impressionabilità e sensitività acuiscono le facoltà meditative, e il tocco di una campana, il timbro di una voce umana, il ritmo di un passo ripercuotono ogni volta nella memoria di chi non vede una fitta concatenazione di ricordi e di riflessioni. Appunto perciò, nulla può agire altrettanto angosciosamente su un cieco come l'assenza totale dei rumori. Helga Domes una volta si fece segregare per un'ora in una cella oompletamente isolata dal mondo estemo, e, a proposito di questa esperienza, vale la pena di riportare le sue stesse parole: « Ho sentito l'angoscia più spaventosa mai. provata in vita mia. La paura di essere sotterrata viva si era impadronita di me e non sapevo quasi più dove mi trovavo, avevo perduto ogni senso di orientamento. E' stata questa prova tremenda a darmi la certezza che i sordiciechi non possiedono il senso della distanza, che esiste nel subcosciente di tutti gli uomini, ma che si sviluppa in modo particolare nel sistema d'ascolto dei ciechi che odono». Infatti, nei primi giorni trascorsi all'.stituto, ella, abbandonata sola in un parco, riusciva a € sentire» la presenza di una panchina solamente ad un mezzo metro di distanza dall'orecchio; nei giorni seguenti però la sensibilità di percezione aumentava fino alla distanza di due metri e mezzo. Un fatto strano succedeva nella cameretta che le avevano assegnato ai collegio. Qui, la dottoressa si accorgeva, di avvertire la presenza di un armadio lontano da lei, meglio che quella di un tavolo che le stava più vicino: questo perché lo onde radar» ohe colpiscono l'udito dei ciechi, si riflettono più numerose da una superficie più vasta. I/armadio lontano era infatti molto più grande del tavolo vicino. La studiosa giungeva in tal modo alla conclusione che tra i ciechi e gU oggetti si stabilisce un rapporto acustico sottilissimo, infinitesimale, quasi medianico. Essa stessa, nella seconda settimana del suo esperimento, poteva essere del tutto abbandonata nel folto di un bosco e cavarsela bene, grazie ai timpani sensibilizzati dall'oscurità permanente, scivolando alla cieca fra i tronchi degli alberi senza urtarli, come un pipistrello. Quando una volta però ritentò la stessa camminata nel bosco con una radio portatile in mano, non le fu più possibile di percepire, attraverso la barriera dei suoni emessi dall'apparecchio, la posizione esatta iiiiiitiiHUiiiitiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinniiiiiiiii» degli alberi e, per uscire dalla foresta,,dovette essere soccorsa dagli aiutanti. Alla quarta settimana dell'esperimento, questa cecità volontaria, innaturale, imposta con la forza all'organismo, cominciò a produrre fenomeni curiosi e anormali. Innanzi tutto, la straordinaria finezza acustica delle prime settimane si affievolì; gli occhi presero a bruciare e a lacrimare abbondantemente; si manifestarono nausee e capogiri; sopraggiunsero infine, ad aggravare il quadro, le crisi di nervi. La esperienza venne allora troncata prima ohe potessero insorgere gravi complicazioni psichiche. - Helga Domes venne condotta da uno specialista il quale, per i primi tre giorni di luce, le ordinò un paio di lenti smerigliate; nei giorni seguenti questi occhiali vennero sostituiti con lenti via via sempre più trasparenti, fino a che la dottoressa, piombata in uno stato di profonda depressione, n'uscì a rivedere il mondo. Ma il breve viaggio nella notte di Helga Domes fini piuttosto amaramente. Biacquistando la vista le sembrò che le montagne, percepite al buio, erano state più grandi che in natura, che i colori immaginati, e non visti, erano stati più intensi, che il cielo era stato più vasto e meno opprimente. Era presa anche dalla sgradevole sensazione di vedere sì come tutti, ma di udire più acutamente degli altri, e tale potenziamento, tale squilibrio sensoriale, la fecero vivere per un pezzo in uno stato di irrealtà e quindi di inquietudine permanente. Poi la depressione sparì poco per volta." Richiesta che cosa, riacquistando la vista, le avesse dato più gioia, la dottoressa ha risposto: <I fiori e le vetrine dei negozi». La sensazione più sconcertante era ' stata invece quella, di dover passare ad occhi nudi da un marciapiedi all'altro di una strada; il fatto di affidarsi ai soli occhi e non più, come prima, all'udito, per evitare le macchine, le dava un sentimento di impotenza e di agorafobia. Ora i risultati di questa straordinaria avventura di un veggente nel mondo del ciechi, saranno rigorosamen- ■ te valutati in sede scientifica e pedagogicamente applicati alla psicologia e alla particolare conformazione sensoriale dei poveri invalidi. .Enzo Betti za

Persone citate: Enzo Betti, Helga Domes, Theodor Brisman

Luoghi citati: Austria, Innsbruck, Vienna