Fu uccisa con il presunto amante dal fratello per l'onore della famiglia

Fu uccisa con il presunto amante dal fratello per l'onore della famiglia Alle Amatati di imperia ta tràgica sparatoria di Valla croni a Fu uccisa con il presunto amante dal fratello per l'onore della famiglia L'assassino era partito dalia Calabria per rare giustizia di chi aveva infangato H buon nome della sua gente Arrestato dai carabinieri sabito dopo il delitto si giustificò dicendo: "Da noi non si portano le corna,, e (Nostro servizio particolare) Imperia, 8 dicembre. Res uc .inabile dell' uccisione della sorella e del suo presunto amante, che eliminò a colpi di pistoia spinto da un tragico e malinteso senso dell'onore, il calabrese ventunenne Antonio ■Marasco compare domani mattino davanti alla Corte di Assise di Imperia. Per compiere il duplice*'delitto il giovane era venuto apposta a Vallecrosia dal paese di Rosarno Calabro: voleva impedire — dopo l'arre' Sto —- che si infrangesse l'onorato nome della sua famiglia. Là vicenda presenta aspetti foschi e primordiali: I .giudici dovranno' tentare di decifrare la roma psicologia dell'imputato, imbevuta di pregiudizi e alimentata da tradizioni ma, •jC, Una sorella del protagonista, Rosina di 18 anni; si era sposata tempo addietro con un compaesano dal suo stèsso cognome, Domenico Marasco <M £9 anni. Attratti dalla prospettiva di lavoro, avevano lascia* to la Calabria e si erano stabiliti presso un parente a Solàano, cinque chilometri da Vallecrosia. Qui non era etato loro difficile trovare occupazione in una delle tante tenute dove si coltivano fiori. Avevano awtto quattro anni fa un figlio ed.un secondo bimba due anni fa. Si erano assuefatti alle abitudini del luogo e vivevano una esistenza tranquilla. Ruppe la quiete una rissa, nella quale si trovò anche implicato il Domenico con un fratello, Vincenzo. Una rissa fra calabresi, conclusasi con una sparatoria cruenta. Le persone implicate furono tratte tn arresto; alcuno rilasciate e'denunciate a piede libero, altre trattenute in prigione in attesa del giudizio. Fra queste il marito di -Rosina. Vincenzo, invece, ottenne la libertà provvisoria e raggiunte la famiglia (moglie in stato interessante « cinque figlioli in tenera età) Mentre Domenico era in carcere, pare che fra Rosina e il cognato Vincenzo si intrecciasse una relazione. A tale proposito non si hanno che congetture, le prove mancano. Sembra che la donna avesse intenzione di separarsi dal marito, e che avesse già iniziato le pratiche legali. Poi dovette pentirsi del grave passo. Si sa che scrisse a una sorella a Rosarno Calabro, chiedendole consiglio dicendosi preoccupata per la corte assidua che era costretta a subire dai Vincenzo. Nella lettera pregava la '.congiunta di aiutarla a rompere il legame che l'univa con il cognato..Pochi giorni dopo a Rosarno Calabro arrivava un telegramma di Rosina: era angosciata e suppliva il fratello Antonio di raggiungerla in Liguria. Antonio Marasco fraintese l'appello di Rosina. La sua co scienza gli suggerì un disegno spaventoso: assassinare l'amante, e assassinare anche la sorella. Parti in. treno con una valigetta di fibra e una pistoia calibro 7,65. Arrivò a Vallecrosia la séra del 10 luglio ma non volle spingersi fino a Boldanà. In un'osteria incontrò un compaesano che, riconosciutolo, gli disse che il giorno appresso alle Assise di Imperia si sarebbe dibattuto il processo contro il marito di Rosina s gli altri calabresi implicati-nella .rissa. Il giovane seppe cosi che.la sorèlla ed. il suo corteggiatore avrebbero assistito al processo. Si appostò in un campo di garofani, all'inizio della strada che da Vallecrosia conduce Saldano. I due sarebbero certamente passati da quei luogo. Trascorse la notte in uno stato di intensa agitazione Verso le 7 vide Rosina che scendeva accompagnata da un uomo. Balco in piedi impugnando la rivoltella. Corse incontro ad essi. Non disse una parola. Vincenzo, appena lo riconobbe, tentò la fuga. Fece una decina di passi, stava già per raggiungere l'angolo di una casa .quando Antonio apri il fuoco. Bparò per quattro volte. Quat- tftniad tro proiettili raggiunsero la vittima all'addome e al petto, lo freddarono all'istante.' Là donna era paralizzata dal terrore. Era forse convinta ohe il fratello non avrebbe infierito su di la. Non si mosse. Antonia le ai. avvicinò con gli occhi iniettati di sangue. Sparò an^ cora, dicevo-, ire volte.- La prese al ventre e al petto. La vide cadere. Poi scappò, ma un att.mo dopo si accorse di essere inseguito. Era l'idraulico Ettore Raimondi, munito di una sbar- ra di ferro. Dall'unica via di scampo che gli rimaneva giunse un secondo inseguitore", il vigile urbano Paolo Baldizzone. Antonio Marasco si vide perduto. Gettò via forma ormai scarica e si lasciò afferrare. Disse ad alta voce, senza un fremito, con orgoglio: tNeilà" nostra famiglia non si portavo:corna-». E fu Punico ^commento al suo delitto. Un'ora dopo il marito di Rosina, ignaro della tragedia,.et presentava davanti alla Corte. I giudici togati, quelh popolari [e gli avvocati sapevano che Ro Sina e Vincenzo Marasco erano stati Uccisi. Il processo contro Domenico fu tuttavia celebrato. L'imputato si ebbe la condanna a sei mesi di reclusione e iiuattfo di arresto: avendo già scontato un anno di carcere preventivo, venne liberato. Pronunciata la sentenza, il Presidente prese in 'isparte Domenico e con parole commosse gli diede l'annuncio delta sangui nosa, sventura, fi poveruomo stentava a credere. Oli amici lo portarono nella camera mortuaria dove erano le due salme, < Sono vittime di un errore — gridava sgomento — Sono innocenti, senza colpa..,>. In prigione, intanto, l'assassino completava la sua confessione: <Ho ucciso Vincenzo perché ha tradito la fiducia. Ho uccìso mia sorella perché sapevo ohe suo marito l'avrebbe abbandonata. E una donna abbandonata non pud vivere senza continuare a sporcare il suo nome, che adesso, dopo la sua morte, i ancora un nome otto rat0>- „ _ £• n. Rosina Marasco, che è stata uccisa dal fratello L'altra vittima dèlio sparatore: Vincenzo Marasco