Marciò quaranta giorni nel deserto per fuggire dalla Legione Straniera
Marciò quaranta giorni nel deserto per fuggire dalla Legione Straniera Ln drammatica avventura d'un ragazzo di Serravaite Sesia Marciò quaranta giorni nel deserto per fuggire dalla Legione Straniera Ha percórso a piedi 1500 chilometri - l sanguinosi scontri con i ribelli algerini:- Disertò con .altri tre, italiani, uno dei quali torse è rimasto ucciso - Ora non desidera più maggiore (Dal nostro inviato speciale) Borgosesla, 29 novembre. Per Santino Ferrari l'incubo della' guerra e. delia Legione Straniera è 'finito' ieri, appéna messo piede a casa. Vi mancava da otto mesi e sono stati, dice, mesi di paura e di disperazione. L'avventura'di Santino Ferrari e di -altri suoi duo compagni non è delle solite:, il ragazzo, dopo arnese combattuto in Algeria, ha disertato' la Legione, ha percorso a piedi millecinquecento chilometri di montagne e di deserto, è fuggito in Marocco ed è riuscito — sempre assistito da una for. tuna generosa — a rimpatriai-, re sano, vivo e pentito.' Ha SI ' anno è ai sue paese. Boriiate di Serravalle Sesia, faceva il meccanico. E' un bel ragazzo, un po' timido, spaurito dalla dura esperienza. Lo abbiamo trovato al caffè, osservava quattro compaesani che giocavamo alle carte ma non. osava avvicinarsi al lóro tavolo. Un anno e mezzo fa, in cerca di un buon lavoro, era andato a Parigi e l'aveva trovato in uno stabilimento di materie plastiche. Chiamato in Italia per la visita di leva, venne a Bornate e decise aU'improwiso, senza fave partecipi padre, madre e i due fratelli, di arruolarsi nella Legione' Straniera. Stupisce che 'un giovane come-lui; posata, dall'aspetto, tranquillo e lontano dai miràggi romanzeschi, abbia compiuto quel grave passo. « A Marsiglia, ai comando della Legione, mi promisero 70 mila franchi di ingaggio e SO mila franchi al mése. Sembravano condizioni vantaggiose e superai le ultime incertezze. Mi imbarcarono per l'Algeria, ma a Sidi Bel Abbes mi accorsi che le .promesse erano,.tutte favole. Niente ingaggiai e invece dei SO mila franchi, duemila al mese. E per quella somma dovevo rischiare la pelle...». Dopo un affrettato periodo di istruzione militare a Maskarat (disciplina di ferro, esercitazioni con armi automatiche'e arma bianca, ginnastica da acrobati) Santino Ferrari fu mandato a combattere. Nella sua Compagnia, la 7», incontrò altri Haitiani e divenne amico del torinese Vittorio. Botto e di Bruno Cavagnara di Pavia. I tre unirono la loro delusione e la loro angoscia. Furono settimane sanguinose. La Compagnia cadde in una imboscata- di ribegli e tornò dimezzata;, in un aitro scontro nel deserto, dei cento uomini rimasti con Ferrari, ne morirono settantacinque.' < I ■ ribelli ; erano invisibili. Scavavano-buche nella sabbia e ci sparavano alla schiena. Neppure gli aerei- e l'artiglieria riuscivano a snidarli. Io me la. cavai sempre, ma ogni volta portavo indietro il corpo di qualche amico. E' per questo, per Ut carneficina che mi toocava: vedere,..per la paura di finire morto anch'io, ohe pensai di scappare >. Si mise d'accordo con Botto, "con Covagnara e con un sardo più anziano, di cui non vuol dire il nome. Una sera, durante la Ubera uscita, % quattro si allontanarono dalla caserma. Non avevano zaino, non viveri, non acqua: soltanto i fucili. Sapevano che U Marocco distava 200 chilometri e, con l'aiuto della Stella Polare, incominciarono il loro cammino. Di, chilometri ne fecero sette volte di più del previsto e per raggiungere la libertà impiegarono quaranta giorni. Marciavano di notte; il giorno si nascondevano negli anfratti delle montagne, con il terrore di essere raggiunti dai soldati francesi o dai ribelli 1 primi li avrebbero fucilati per diserzione, i secondi perché nemici. Si nutri-uano con la poca selvaggina che riuscivano a centrare con le loro fi'c armi. Ma la sete era più difficile da'', estinguere. Stettero anche diversi ■-■ giorni senza trovare un pozzo. Vinti dall'arsura, un marti-, no incaricarono l'amicò sardo di allontanarsi d-al nascondiglio per cercare una sorgente* 'Dopo, alcune ore li svegliò'.uni crepitìo di-i mitraglie. L'amica' non ..tornò -più. Verso la fitta di ottobre arrivarono ad un villaggio-presso U confine con il Marocco. Tentarono la sorte e si misero a gridare. Furono circondati da decine di algerini che li disarmarono, li spogliarono delle divise, li imprigionarono, poi mutarono idea e- diedero loro'da mangiare e dtìfjere je,Ji feoero passare la frontiera. L'avventura stava per concludersi: in Marocco, accolti con benevolenza,- chiesero aiuto al console italiano di Rabat. Il SS novembre con un aereo furono portati a Gibilterra. Da qui, con la, motonave < Vulcania», a Napoli. Ora Santino Ferrari, che ha appena smessa l'uniforme della Legione, aspetta di indossare quella dell'Esercito italiano per compie-, re H servizio di leva. « Poi tor-\ nero al paese e ricomincerò a fare il meccanico. Dimenticherò l'Africa, gli algerini e la guerra. Non viaggerò più. Il viaggio più lontano da casa sarà per andare al cinema a Borgosésta». n. g. Santino Ferrari
Persone citate: Abbes, Bornate, Botto, Bruno Cavagnara, Santino Ferrari
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