Un esercito di ottomila funzionari organizza gli spettacoli televisivi

Un esercito di ottomila funzionari organizza gli spettacoli televisivi TROPPE ORE DI NOIA FRA OTTIMI PROGRAMMI Un esercito di ottomila funzionari organizza gli spettacoli televisivi II più moderno dei mezzi espressivi è governato da una grossa burocrazia di tipo ministeriale • Non è un ambiente favorevole al sorgere di idee originali od impegnative - Nulla può essere improvvisato alla tv: nemmeno i dialoghi "spontanei,, del «Musichiere», fratto di settimane di prove (Dal nostro inviato speciale) . Roma, 17 novembre. Accanto ad una serie di programmi interessanti la nostra televisione diffonde molte, forse troppe ore di noi-, e suscita .indubbi segni di stanchezza nel pubblico, specialmente fra gli abbonati di più vecchia data. Questo fenomeno è abbastanza curioso se si pensa ohe, dal lato -tecnico, .la televisione italiana ha fatto e continua a fare notevoli progressi ed è fra le migliori del mondo. Durante la mia inchiesta ho cercato di capire perché mai, delle nove ore giornaliere di trasmissione, parecchie sono scialbe; e mi sono reso conto che le cause sono molteplici, alcune delle quali molto serie e non facilmente eliminabili. Certo le buone idee, le iniziative felici, che sono l'anima stessa di una televisione viva; non sono un genere fa. otte per nessuno. Ma il fatto piuttosto preoccupante è che il clima, che si è istau- rato negli ambienti della tv, non sembra il più favorevole allo sviluppo dell'immaginazione. Secondo me, uno degli inconvenienti più seri che affliggono la televisione, è la sua struttura ministeriale, la quale mal si accorda con l'attività di natura creativa, diciamo pure artistica, che è chiamata a compiere. Chiarisco subito che gli uomini delta nostra tv sono tutti personalmente valenti. La questione, tuttavia, è un'altra. Nei palazzi televisivi, purtroppo, si respira l'aria afosa dei ministeri romani. Confesso ohe sono rimasto sorpreso nel constatare come l'organismo ohe pure governa uno dei mezzi tecnici più moderni del nostro tempo, si sia rapidamente forgiato ad. immagine e somiglianzà del nostro vecchio apparato burocratico. E1 un castello di uffici, che in tutta Italia comprende circa ottomila dipendenti, diviso secondo un complicatissimo ordine gerarchico, in mezzo al quale il profano stenta a raccapezzarsi. Vi sono direzioni, consigli, collegi, comitati, ispettorati, centri, servizi, un- esercito di altissimi funzionari, direttori, condirettori, vice-direttori, più o meno accessibili, più o meno trincerati dietro uscieri che non fanno passare ehi non sia munito di un < permesso e da un esercito di segretarie le quali alle richieste di appuntamenti, sogliono rispondere attraverso il telefono: <Mi dispiace, per questa settimana è impossibile». Il fatto è che.la testa della nostra televisione è molto grossa, e numera una quantità sorprendente di burocrati. La prima impressione è che siano troppi al timone di una nave che richiede, per sua natura, velocità e rapide decisioni. Devo confessare, che aggirandomi nei palazzi della televisione romana, ho respirato aria piuttosto pesante: un clima nel quale più dei palpiti dell'invenzione, s'avvertono le preoccupazioni della carriera, il timore delle « grane», le suscettibilità del grado e delle competenze. Si pensi, per esempio, che i vari settori, benché numerosissimi, non sono sempre nettamente divisi, ed ingenerano confusione. I programmi di attualità cadono sotto la giurisdizione di due < direzioni centrali » diverse, ognuna delle quali tira l'acqua al proprio mulino. Voglio dire, insomma,' che il clima generale è quello che inevitabilmente si forma nel seno degli organismi burocratici, del quale, anche uomini intraprendenti e capaci, indubbiamente numerosi nella nostra tv, finiscono col diventare prigionieri. Bisogna riconoscere, tuttavìa, che il male di cui soffre la televisione è in parte inevitabile. L'azienda è grande, gli impianti imponenti; oltre agli ortomila dipèndenti fissi, partecipano alla produzione dei programmi televisivi quarantamila collaboratori esterni. E' colpa della tecnica moderna se la tv, un mezzo per diffondere, oltre l'attualità, opere di invenzione creativa, è il più massiccio e -complesso che si possa immaginare, più del libro, più del giornale, più dello stesso cinema. Si pensi ohe ogni ora di trasmissione ha dietro le spalle, in media, un mese di lavoro preparatorio. In un precedente .articolo ho già descritto il complicato retroscena di una commedia televisiva. Ma anche i programmi che sembrano più semplici e < improvvisati » sono il frutto di un piano. In televisione ciò che sembra « spontaneo », si costruisce in laboratorio. Voglio portare solo un esempio. Lo spettatore ignaro poti ebbe ci edere che il quiz miiiic.it del sabato sera, gli Scambi di domande e risposte fra presentatore e candidati, abbiano uno svolgimento in gran parte casuale. Nemmeno per sogno. Intanto i candidati che si presentano alla ribalta televisiva sono severamente selezionati, fra quanti si offrono da tutte le parti d'Italia. Fino a questo momento le domande pervenute aigli uffici di Rottila ammontano a duecentomila (si pensi: sono duecentomila gli italiani ohe vorrebbero mostrare la loro competenza in fatto di musica leggerai!); è in mezzo a questa enorme moltitudine che i registi della rubrica, recandosi di settimana in settimana nelle varie sedi televisive, prescelgono i concorrenti, in base ad una serie di requisiti: e per uno che viene accettato, ne vengono scartati a centinaia. Non basta. l'prescelti sono interrogati e studiati, uno per uno, cosi da poter prestabilire le domande che possono suscitare le risposte più divertenti o più interessanti. In un secondo momento, domande e risposte vengono stese secondo un canovaccio, che i candidati e il presentatore devono imparare più o meno a mente, cosi come gli attori mandano a mente la parte. Alcuni giorni prima dello spettacolo, negli studi romani, si svolgono le prove ài ciò che al pubblico dovrà apparire come una conversazione casuale, e si tolgono di mezzo i rilievi e i commenti che si ritengono sconvenienti. Durante la trasmissione uno dei registi, ai minimo segno di incertezza dei protagonisti, tsuggerisce» le battute proviste, grazie all'aiuto di una tavola nera, tenuta dietro la « camera». Questa organizzazione, naturalmente, non riguarda i temi musicali da indovinare, i quali solo in quel momento vengono presentati ai concorrenti. Un'altra difficoltà della televisione, è la grande cautela che deve mettere nella presentazione dei programmi, OH italiani, che per natura sono suscettibili, diventano addirittura ipersensibili quando si trovano dinanzi allo schermo magico. Ogni giorno agli uffici romani arrivano pacchi di lettere e di tele-grammi di protesta a proposito delle questioni più /utili. Voglio citare solo un esempio per tutti. Tempo fa alcuni operatori della tv andarono a girare un documentario nell'isola di Favignana. Alcuni abitanti del luogo si accorsero che, durante le riprese, gli operatori inquadrarono un povero diavolo, vestito di poveri stracci. Prima ancora che il film fosse trasmesso, arrivò a Roma una lettera del sindaco di Favignana che diffidava la tv a . proiettare una scena che avrebbe potuto danneggiare il « buon nome » del paese. Se si tien conto che le proteste di questo genere mitragliano la direzione centrale da tutte le parti d'Italia, e tolgono spigliatezza ed ardimento, e legano le mani ai dirigenti ed ai collaboratori, si comprende che esse abbiano uri effetto paralizzante. Oltre a tutto questo, vi è la questione del gusto complessivo del pubblico, ohe secondo i ri/ievl dell'* Ufficio opinioni », è decisamente popolare e si orienta di preferenza verso gli spettacoli leggeri, te rubriche a quiz. Si pensi che dei duecento e più copioni che ogni giorno arrivano sui tavoli dell'Ufficio programmi, sono preponderanti quelli che propongono nuovi giochi, del tipo di «Lascia o raddoppiar» o del «Musichiere*. Ora, come mi hanno spiegato agli uffici di via del Babuino, dove è U quartier generale della Radio-televisione, gli spettacoli a carattere popolare ostata* lanp la produzione di spettacoli di livello più elevato così come, secondo una legge di economia, la moneta cattiva scaccia la buona: un aspetto che vedremo meglio in seguito. Certo, le difficoltà che la televisione ha davanti a sé sono moltissime, ma nessun inconveniente ci sembra più pericoloso della tendenza a cadere nelle braccia della burocrazia. Forse questo fenomeno è difficilmente evitabile, come prova il fatto ohe esso esiste anche negli altri' paesi. Comunque sia, una cosa è certa: che burocrazia ed immaginazione non sono fatte per andare aVaocordo. Alfredo Todisco

Persone citate: Alfredo Todisco, Di Noia

Luoghi citati: Favignana, Italia, Roma