Continuità di Sturzo di Luigi Salvatorelli

Continuità di Sturzo Continuità di Sturzo Nell'anno 1900 don Luigi Sturzo faceva del nostro paese il seguente ' quadro : « il liberalismo lontano e nemico della Chiesa, non fa che accumulare rovine a rovine, mali a mali, immoralità a immoralità sulla nostra misera e infelice Italia». I liberali «han-fatto e poi mangiata l'Italia». I liberali' erano per Sturzo ci ladri delle banche, i dilapidatori delle finanze nazionali, i fabbricatori' delle tasse, i violatori del matrimonio, gli spogliatoli delle Chiese, gli oppressori della Religione ». Ma non c'erano solo i liberali: conservatori, repubblicani e socialisti, erutti in fondo hanno uno scopo: scristianeggiare la società, combattere Gesù Cristo e il suo Vicario, lanciare i popoli nel vortice delle passioni». Eira proprio lo stile, forse anche inasprito, della Civiltà cattolica; ' non vi mancava neppure un pizzico di antisemitismo: qualche anno innanzi, Sturzo aveva denunziato «Adriano Lemmi, il vergognoso ebreo di Istanbul ». Tutti i mali italiani risalivano all'opera del Risorgimento. « Dal 1821 al 1870 gli italiani» — si direbbe che Sturzo, cosi infuriando, non si sentisse italiano: forse, semplicemente siciliano — e con la violenza e la forza mandarono via re e papi perché tiranni... e adesso (questo è scritto dopo il .-regicidio di Bresci) cosi continua il popolo, perché cde mdvsisipmctologtsmlapdtgtaclcidnlgmptnsbmI cnon mandar via i borghesi sfrut- ntatori e ministri, presidenti, re,Imimperatori, che ne ' sanzionano l'oppressione? - Andiamo, uccidiamo: è l'avvento della rivoluzione sociale! ». Delitto massimo del Risorgimento era Roma italiana: «la moderna Italia, che, tolta Roma al Papa con la violazione del più sacro diritto, lo tiene in Vaticano vilipeso da una turba settaria... offeso nei princìpi religiosi con la erezione di monumenti ad eretici e nemici del Papato ». Questo testo è del 1897: il cuore di Sturzo sanguinava ancora, dopo una diecina d'anni, per il monumento a Giordano Bruno. In quell'anno, Sturzo, commemorando il « nefando sacrilegio» del Venti Settembre, vagheggiava una miracolosa distruzione dello Stato italiano: «leveremo i cuori nostri sino al trono di Dio, la cui mano potente liberò il popolo ebreo' dalla schiavitù di Faraone », e per cui «le città caddero al suon delle trombe, perché Iddio degli eser- aracdprnsciti era il Dio invocato dal po- Lpolo Ebreo », Il papismo intransigente, ancora nel 1904, confondeva a Sturzo le idee, facendolo favoleggiare di un Loubet che, venendo a' Roma, «si dimentica che esiste il capo religioso dei suoi cittadini francesi»: mentre non Loubet si dimenticò di far visita al papa, ma il papa aveva escluso anticipatamente di volerlo ricevere. ♦ '* Tutti questi testi si trovano nella seguente pubblicazione di Gabriele De Rosa (il benemèrito, informatissimo autore de L'Azione cattolica e della Stori» del partito popolare, ambedue edite dal Laterza): Luigi Sturzo, La Croce di Costantino. Primi scritti politici e pagine inedite (Roma, 1958, Edizioni di v Storia e Letteratura). La Croce di Costantino è il periodico fon» "t dato a Caltagirone da don Sturzo nel 1897. Il De Rosa ha premesso' alla sua raccolta una lunga, ricca, «Introduzione organica», collegamento e commento anticipato dei fatti. Quasi all'inizio di questa egli dice: «Più d'uno resterà sorpreso nel leggere i discorsi del primo Sturzo, dello Sturzo ventiquattrenne, intransigente papale, astensionista. Se con la memoria andrà, d'un salto, all'appello "ai liberi e forti", gli sembrerà, certo, impossibile che si tratti della stessa persona. Eppure, dovrà convincersi, se egli avrà pazienza di seguire passo per passo la vita dèi sacerdote di Caltagirone, che senza quel passato non è possibile spiegare come mai il luogo dell'approdo sia stato il popolarismo ». De Rosa afferma dunque la continuità fra lo Sturzo del 1900 e quello del 1919 e seguenti (l'appello «ai liberi e forti» è il documento di fondazione del partito popolare italiano). Egli spiega come la intransigenza clericale del primo-Sturzo sia stata . per lui lo strumento adatto a sottrarre le forze cattoliche, sul piano politico, all'assorbimento liberale-moderato, e ad' avviarle verso la costituzione di un partito autonomo, inquadra to nell'Italia moderna:" partito d'ispirazione cristiana bensì, ma aconfessionale, « laico » : auto nomo, cioè, anche rispetto all'autorità ecclesiastica. Un tale partito — sostiene il De Rosa — era stato vagheggiato e concepito dallo Sturzo già nei primi anni del 1000, contemporaneamente, cioè, .« indipendentemente dal tentativo di Murri per un partito democratico-cristiano. La sorte toccata a Murri — molto più ideologo dell'* attivista » Sturzo — spiega e giustifica storicamente 1'«attendismo» di Sturze, dal 1905 al 1918, e il suo successo del 1919. Tutto questo è esatto, e può considerarsi acquisito alla storia del movimento cattolico italiano e del partito popolare. E' esatto, ma non è tutto quello che c'è da dire in proposito. Rimane a vedere se la concezione intransigente iniziale di don Sturzo sia stata una semplice fase di passaggio, un semplice c strumento » del partito autonomo di cattolici — e non «partito cattolico »; o se, invece, il nòcciolo di quella concezione intransigente, lo spirito intimo ' animatore dell'attività di Sturzo alla svolta del secolo, non siano rimasti presenti e attivi anche nella fase finale, dell'* approdo » popolare. Abbiamo visto come lo Sturzo del 1900 se la prenda con lo Stato italiano quale uscì dal Risorgimento, e con la classe dirigente liberale, che lo governò fino al 1919. Già allora, però, la concezione politica, o anzi etico-politica, di lui andava al di là del conflitto fra il Risorgimento e il papato, giungendo a una veduta generale della storia moderna. Non si tratta, egli scrive nella Croce di Costantino del giugno 1901, di ritorno «a un dominio temporale, come 'mezzo di potenza terrena del Papa»; «si tratta se lo Stato debba essere neutro, laico, irreligioso, avverso alla Chiesa cattolica, o se debba invece essere informato alla morale religiosa e ai princìpi I cattolici in tutte le sue apparte- cgcctsctlmm«zcrn«tClzgttsg nenze civili, politiche ed econoImiche». E poco più avanti si , o , , l a i e - attacca « lo Stato moderno liberale, 3 c centratore, panteistico antisociale,, ateo »; e si conclude che il 1870-«fu effetto logico di più secoli di apostasia, sociale progrediente dell'Europa dalla religione cattolica », Codesta concezione è, né più né meno, quella dell'Integralismo clericale odierno, del padre gesuita Messineo o del professor Gedda. Ma è anche la concezione che è alla base del partito popolare, quale don Sturzo lo concepì, lo fondò, lo diresse. Non c'è che da sfogliare i tre volumi di « Opera omnia » intitolati // Partito popolare italiano. Con ciò, non si vuol dire che l'azione concreta di don Sturzo, tanto meno quella del P.P., sia tutta contenuta in questi termini; ma che tale : è lo spirito più profondo della politica sturziana Una citazione almeno possiamo' dare, del maggio 1924' (III, p. 46-47): «per quanto in.teo. - Lm i cattolici possano appartenere a vari partiti purché' abbiano la ispirazione cristiana, e non mai a quelli laici, paganeggianti, materialisti, agnostici, nella pratica solo i partiti democrati a ci cristiani sociali e popolari seguono la dottrina cattolica nel campo della viti, politica e sociale; e quindi solo-a questi partiti possono con sicurezza di coscienza essere dirette le masse cattòliche ». Che differenza c'è fra questo testo, e la famosa circolare dell'Episcopato italiano per le ultime elezioni politiche? Unicamente quella che passa fra i « considerando » di una sentenza e'il suo dispositivo. . La battaglia di don Sturzo contro lo Stato moderno, liberale, laico, ispirato da una umanità morale autonoma, cioè dalla « morale naturale », è stata continua e coerente, a prò di una Chiesa che da sola detiene la legge morale per tutti. Don Sturzo ha combattuto questa battaglia coerentemente, intransigentemente, dal suo clericalismo temporalista di fine Ottocento al suo liberismo antisociale di questi giorni. Luigi Salvatorelli