I due silenzi di Green

I due silenzi di Green I due silenzi di Green D nuovo volume del diario di Julien Green non segue più la numerazione ordinaria — sarebbe il settimo — e risponde invece a un suo titolo libero, famoso per gli echi che implica, Le bel aujourd'hui, investendo gli anni 1955-19J7 compreso (edizioni Plon). Di tutti i diari che offre la letteratura francese, questo è . uno dei più singolari, potremmo dire dei più conseguenti ih quanto finisce per stringere l'intera figura dello scrittore, limitando, se non addirittura soffocando le richieste naturali del romanziere e del. drammaturgo, La storia di Green è abbastanza semplice,' la sua vita non ci restituisce grandi avvenimenti, al contrario tutto per lui è stato giocato nei sentimenti, nelle preoccupazioni della vita interiore, E già questo ci basta per farci capire come la sua figura si riallacci ad altre abitudini e ad altri climi. Green è nato 58 anni fa a Parigi, da genitori americani il padre era il rappresentante di una industria di petroli. Agiato, non ha mai avuto bisogno di lavorare per vivere'e anche questo è un elemento che ci aiuta 3 fissare.la sua curiosa posizione in un mondo generalmente annullato da ragioni pratiche. Green ha subito il fascino dei suoi genitori e delle sorelle; soprattutto alla madre, morta improvvisamente nel giugno del 1914, ha votato un culto interiore, una ragione di vita. Ma anche del padre ha capito in seguito il peso della memoria, soprattutto quando ha saputo della conversione al cattolicesimo che per pudore aveva taciuto ai suoi. Ecco il quadro dell'infanzia e dell'adolescenza: una vita tranquilla, una famiglia esemplare, il passaggio dal protestantesimo al cattolicesimo (lo scrittore farà il grande passo nel 1916), l'amore della casa, il gusto poetico della meditazione; l'educazione delle cose spirituali, la naturale capacità di andare al di là delle apparenze per conoscere il senso segreto delle cose E, infine, il senso vivissimo della colpaj la lotta contro il peccato: se si tengono presenti questi fattori, si ha già una prima immagine dello scrittore .abbastanza sicura e precisa. Le cronache aggiungono che ha fatto i suoi studi regolari al liceo Jeanson de Sailly, ha-prestato da volontario servizio nell'Amcrican Field Service e nella Croce Rossa sul fronte francose "c su quello italiano nella prima guerra mondiale. Nel 'rq fa il suo primo viaggio in America, dove resta fino al '22, studiandu e insegnando all'università di Virginia. Quando poi ritorna in Francia, prima di dedicarsi completamente alla letteratura, fa un tentativo infelice come pittore. Finalmente due anni dopo, nel 1924, esce il,suo primo libro, un'operetta insolita se confrontata al resto della sua produzione, il Pamphlet cantre lei Catholiques de France, ed è proprio con questo libro che entrerà in Italia grazie alla bella traduzione di Domenico Giuliotti. Il Pamphlet risentiva della violenza del convertito e come tutte le opere di polemica dava un'immagine diversa, non del tutto aderente a quella che era la realtà spirituale di Green una realtà difficile, scontrosa, segreta, contro cui neppure oggi ha smesso di lottare e che sta all'origine di ogni suo movimento importante, soprattutto costi tuisce la fonte vera del suo diario. • Se in Green non ci fosse questa lotta profondamente affron tata' e sostenuta, il suo posto nella letteratura francese di questo secolo sarebbe molto diver so, ridotto. Scoperto in un certo modo dal Maritain, al tempo del Rosemi d'Or, Green appartiene a una rara famiglia di cattolici aperti e liberi che rifiutano nettamente l'idea delle risorse della letteratura edificante. 1 suoi romanzi e del resto il suo teatro, propongono sempre un problema indiretto, cercando di stabilire un contatto più profondo, distaccato dalle amplificazioni retoriche e per questa ragione gonfio di poesia, di segrete aspirazioni, di riserbo e di rispetto. Non che Green, manchi di un segreto drammatico che ha dominato e domina tuttora la sua vita ma. non ha mai creduto di farne un- caso, per offrirsi come spettacolo o come materia di stadio al pubblico. In sostanza tutta la sua opera gira intorno a questo punto oscuro, di cui solo qualche volta e con massima discrezione lascia sottintendere il vero senso; lo stesso diario non è che un gruppo di fogli strappati dal suo vero dia rii> intimo. Green — e qui sta una delle tante particolarità del sito, carattere che lo mettono fuori del nostro tempo cosi ossequiente allo scandalo o meglio al rumore, alla spuma dello scan• dalo — non* crede che sì possa stabilire un'equazione - fra diario e confessione: proprio perché ha cercato di avvicinarsi sinceramente ai misteri della fede e quando poteva ai sacramenti della religione, egli ha lasciato le sue confessioni nel buio e nel silenzio della sacrestia. In altre puole, la vita interiore, come deè soranounoglucococate«refodiriloneprleuco(Gm•sasat lanndeo7siudildcplddGlqvsbasbpsstqtlmNcr , , i a e l del resto quella esteriore, di cui è un convinto esaltatore (c Come sono felice di trovarmi sulla terra, di respirare e di vivere », annota il 6 febbraio dei ma è una confessione trasparente per ogni altro suo giorno) viene da lui accettata come'Sollecitazione, come invito a un regno più,ricco e segreto.' Del cristiano ha la capacità di fare la giusta parte alle aspirazioni e alle lotte. «Amo Cristo con tutto il cuore ma la mia vita .non è conforme al Vangelo e non oserei dirmi veramente cristiano ». Sa riconoscere, e con orrore, quello che' si chiama un eletto ( « E ne ho visto di eletti, cattolici, protestanti o ebrei »): orrore per le mancanze, le colpe, i peccati. Il diario si snoda attraverso un'interminabile foresta di ostacoli: ostacoli come scrittore (Green lega la sua opera a una misura interiore, confessa di non •saper costruire, ammette di non sapere dove va e definendosi t un pigro che lavora » accumula le sue pagine, giorno per giorno, attraverso una fatica manuale: ecco un altro punto di distinzione a suo favore, in una epoca di scrittori meccanizzati), ostacoli come credente (nota il 7 aprile dello stesso anno : « U simbolo della fede cristiana uno strumento di «-tortura. Lo si dimentica. Non si può domare il Vangelo cosi come non si può domare un incendio ». E altrove batte per la parola di Cristo come parola di guerra e non di pace). Ugualmente il cammino dell'uomo si svolge fra il richiamo del fango e il doppio registro del silenzio. Nessuno come Green ha saputo restituirci i colori, il senso del silenzio, di quello che precede o meglio av volge la preghiera e dell'altro silenzio che non contiene la ribellione, il peso della tristezza a A volte sono preso da una tristezza cosi profónda e inspiegabile che il mondo intero, d'improvviso, mi sembra vuoto di senso. Vuoto, il momento presente, vuote, le parole, vuoti tutti i gesti che si possono fare tutti gli. sforzi per compiere qualsiasi, cosà. Sono lei ore. che tèmo di più, quelle in cui il nulla si afferma. L'ho trovato maniera violenta, un .giorno Napoli e un'altra volta a Stoc colma. E' il vento della dispe razióne che si leva, e' abbatte tdtsvtcsfsbrpcdntt i e e e e tutto. Il demonio, il volto del demonio ». Green è uno dei pochi scrittori che sappiano parlarci della solitudine, della natura (la .neve, là piòggia, i giardini), della tristezza, del diavolo e del peccato con accenti non letterari e soprattutto' con l'intenzione di fare qualcosa di più che non fissare degli attimi e cogliere il brivido del tempo, la sfumatura- dell'eterno. C'è, oltre questa parte autentica di romanticismo che si traduce nell'ammirazione di Sehumann, del Beethoven minore o — non scandalizziamoci — di uno scrittore oggi perfettamente morto alla memoria di tutti, di Loti, c'è un'anima- che cerca di portare a termine, con fatica, con molte sconfitte, la propria liberazione (del 2 gennaio 1957: «Quale liberazione? Quella a cui penso dai miei 18 anni? Ma comincio a capire che non la si ottiene con la sola vo Iontà »). Non c'è soltanto il dilettante che sembra scappar fuo ri da un'altra età, il Green che vive protetto dalla casa, dalla memoria della madre (la madre come bastione) lontano dal mondo e legato alle sue abitudini (le visite quotidiane alla libreria Boi-dot Lamòtte), c'è qualcuno che ha imparato a misurare l'attuale, il « Bel aujourdrhuin con un metro diverso da quello fatto di necessità, di egoismi e di ambizioni. Potrà stupire che nell'ottobre del '56 lasci cadere fra due ricordi di lettura una magra annotazione : « Insurrezione in Ungheria »; ma non lo si accusi di ignorare i problemi, le ragioni del tempo: per conto suo Green non ha dimenticato la raccomandazione che gli faceva Gide al ritorno dall'Unione Sovietica, di restare apolitico, o meglio ancora la parola del cardinale Newman, sul più grande privilegio del cristiano, di non doversi cioè occupare di politica mondiale. L'importante non sta nel rispondere subito «alle cose ma di trovare la risposta adatta, di dare una risposta che abbia dietro di sé qualcosa, ora è quello che si sforza di fare il Green scrittore. Ciò che Green sembra voler condannare del nostro m'ondo è la mancanza di fondo, il gusto della superficialità, l'ignoranza del silenzio e della meditazione: la vita senza dignità spirituale. Carlo Bo

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