Oggi Merzagora a Torino per rievocare il Senato subalpino
Oggi Merzagora a Torino per rievocare il Senato subalpino Oggi Merzagora a Torino per rievocare il Senato subalpino // prof. Walter Maturi, titolare della cattedra di Storia del Risorgimento, tiene il discorso commemorativo Il presidente del Senato, oh. Cesare Merzagora, sarà oggi ospite di Torino; e interverrà alla cerimonia rievocativa del Senato subalpino che si terrà Palazzo Madama, oratore ufficiale il prof. Walter Maturi, titolare della cattedra di Storia de) Risorgimento nella nostra Università. La sua presenza rappresenterà in certo modo un omaggio ideale del Senato della Repubblica italiana, nata dal «secondo Risorgimento », a quel Parlamento del regno sardo che tanta, parte ebbe nell'attuazione del primo. E una riaffermazione della continuità storica, pur nel mutare dei tempi e del regimi, di quell'Istituto parlamentare, nelle cui vicende (osservava qualche tempo fa Giovanni Gronchi) si riflette « tutto il movimento di progresso delle istituzioni politiche e sociali del nostro Paese». Senza dubbio, 11 Senato Subalpino non ebbe nelle vicende del 1848-61 una parte eguale a quella della Camera dei deputati. Anzi, nei suoi primi anni di vita, per il- suo stesso carattere di assemblea di nomina regia e per l'origine politica e sociale della maggior parte dei suoi membri, — tra 1 quali eran numerosi 1 generali, gli ecclesiastici, 1 dignitari di corte, gli alti funzionari, 1 rappresentanti della vecchia aristocrazia e, più in generale, gli uomini dell'età carloalberUna, — esso apparve, piuttosto, la cittadella della monarchia, della vecchia classe dirigente, delle vecchie tradizioni piemontesi ed, in ogni caso, del principio della monarchia strettamente costituzionale, non parlamentare, e delle forze conservatrici. Un'assemblea slmile non era certo portata non solo a sentire gli aspetti rivoluzionari e (almeno potenzialmente) democratici del Risorgimento, ma nemmeno a guardare con . i à l à e i a o l a, l e r o e a uni aiir 1 eri 1 a e, rorini o, a e, ra n e eo, molto favore lo sviluppo In senso parlamentare del regime rappresentativo e in senso francamente liberale dello Statuto né quella politica nazionale-unitaria in cui alitava lo spirito del Mazzini. Lo si vide chiaramente nel 1849, al tempo dei ministeri. « democratici» Gioberti ó Chlodo-Rattazzi e della ripresa della guerra contro l'Austria; e poi, nel '52, in occasione del « connubio » e dell'ascesa al potere del Cavour. Il quale si vide sùbito respingere dal Senato (sicuro in questo caso d'interpretare fedelmente i desideri del sovrano) il disegno di legge sul matrimonio civile già approvato dalla Camera; bocciare poi il progetto per la riforma delle Camere di Commercio su basi elettive; fortemente contrastare, nel '53, quello per il passaggio della tesoreria dello Stato alla Banca Nazionale e per l'istituzione della Banca di Sardegna; e, infine, nel '55, mettere in forse la sua stessa permanenza al governo per la opposizione al progetto di legge sulle corporazioni religiose. (Fu la più grave crisi costituzionale del Piemonte, ma quella che segnò, in definitiva, la vittoria del regime parlamentare). Tuttavia, nel Senato subalpino, se non pochi erano i generali e i dignitari di corte o della vecchia aristocrazia, c'erano anche eminenti giuristi e magistrati e patrioti e uomini di cultura: dal Siccardi o dal De Margherita, professore e avvocato di grido, al fondatore degli asili infantili, Ferrante Aporti, a Luigi Cibrario, a Giacomo Durando, al grande giurista di fama internazionale Federico Sclopis e all'economista Carlo Ignazio Giulio; e uomini, anche della nobiltà (come Roberto d'Azeglio, il promotore dell'emancipazione dei Valdesi), .aperti n alle nuove idee. E, accanto ai rappresentanti del vecchio mondo savoiardo, capeggiati dal maresciallo Sallier de la Tour, non tardarono a sedere uomini originari di altre regioni italiane, come 1 lombardi Gabrio Casati e Pietro Paleocapa o il piacentino Gioia,,che rappresentavano una promessa d'avvenire. E, dopo la crisi del '55 e il felice esito della guerra di Crimea, anche in esso la politica cavouriana fini col trovare, in crescente misura, conpinti fautori; sì che si può parlare d'una seconda fase, meno conservatrice e più liberale, più schiettamente «risorgimentale», del* Senato subalpino. Il quale, d'altronde, nel corso del '60 si apriva ad accogliere 1 rappresentanti delle regioni italiane liberate: dai lombardi Alessandro Manzoni e Arrivabene e Pallavicino al romagnolo Pasolini o ai toscani Gino Capponi, Rtdolfi, Centofanti, Salvagnoli. E l'aula di Palazzo Madama ■ dove il 10 gennaio 1859 re Vittorio aveva pronunziato davanti . alle Camere il famoso discorso del « grido di dolore » — vide riunirsi, nel febbraio 1861, il primo Senato italiano e venir approvato, il 26 di quel mese, il disegno di legge che conferiva a Vittorio Emanue le il titolo di ere d'Italia» e affermato, nell'aprile, dopo un memorabile discorso del Cavour, il diritto dell'Italia a Roma capitale. ^ p. a.
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