Il conte Pierfrancesco Calvi e Marisa Allasio sposi segreti all'alba nel Santuario di Crea di Gino Nebiolo

Il conte Pierfrancesco Calvi e Marisa Allasio sposi segreti all'alba nel Santuario di Crea Una cerimonia quasi clandestina dono una movimentata vigilia Il conte Pierfrancesco Calvi e Marisa Allasio sposi segreti all'alba nel Santuario di Crea Assenti i genitori dei due giovani - Alle nozze erano presenti soltanto due testimoni, due frati, due sacerdoti e quattro amici - Il patrizio è arrivato in ritardo - L'attrice, giunta da Torino dopo un colloquio con i familiari, indossava un cappotto celeste e un tailleur blu; ha pianto dopo il "sì,, - Terminato il rito i conti sono partiti in auto per ignota destinazione (Dal nostro inviato spedale) Casale, 10 novembre. TI conte Pierfrancesoo Calvi di Bergolo ha sposato l'attrice cinematografica Marisa Allasio alle 6 e un quarto di questa mattina nel santuario di Crea. Quando già le nozze sembravano compromesse per l'opposizione dei rispettivi genitori, i due giovani hanno tagliato corto agli indugi. Avevano predisposto tutto perché la cerimonia-riuscisse segreta e senza chiasso. Il- segreto Ce stato, il chiasso ò venuto dopo. Nessuno si è accorto di nulla. Il santuario di Crea é fuori mano e in questa stagione, avvolto dalle prime nebbie, scoraggia, pellegrini e curiosi. L'ora era' antelucana e se- il nipote di Vittorio Emanuele III non fosse arrivato in ritardo, il rito si sarebbe celebrato prima ancora' dell'alba. Assenti i familiari di Pierfrancesoo e di Marisa. Oltre ai due testimoni, poche altre persone attorniavano gli Sposi: quattro amivi, due preti e due frati. E due donne di Crea che avevano sentito il via vai delie automobili e, scalze per non farsi udire, erano entrate nel tempio e da lontano avevano assistito al matrimonio. Orando artefice di queste nazzì quasi clandestine è stato don Emilio Bosco, cappellano a Pomaro e beneficiario del castello dei Calvi: un vecchio amico di famiglia. Venerdì notte era stato chiamato in tutta fretta nella dépendence del castello, che Pierfrancesoo s'è fatta costruire sopra la casa dei domestici. Il « contino » era appena arrivato da Roma, eludendo giornalisti e fotografi (si dice che abbia la fobia delle macchine fotografiche) grazie al fattore della tenuta, Francesco Barbieri) che era corso a prenderlo eon la macchina dei padroni. Plerfrancesco disse al sacerdote che voleva sposarsi al più presto e soprattutto senza che trapelasse alcunché. Don Bosco preparò ogni cosa. I documenti, il luogo, l'ora. Ieri pomeriggio salì dal parroco di Fornegho, un piccolo borgo sulle pendici del colle di Crea e concertò con lui la cerimonia. Pòi i due preti si recarono al santuario e parlarono con uno dei frati minori che occupano l'incantevole convento. A Crea sapevano del matti-' monio soltanto il Padre vico-! rio Domenico -Zavattero, Padre Ambrogio, un giovane pugliese bruno e svelto, e il sagrestano, fra' Alberto, Oli altri quattro religiosi del cenobio vennero lanuti all'oscuro. Dopo i vespri, il sagrestano e padre Ambrogio si recarono nella cappella della Madonna per preparare il semplice addobbo: l'inginocchiatoio coperto di velluto rosso, l'altare con i paramenti, una corbeille di fiori bianchi che due sposi avevano lasciato ieri in chiesa. Oli unici fiori di Marisa Allasio. Intanto a Pomaro il patrizio e a Torino la diva si preparavano al .gran giorno. Nel castello il conte, recluso da due fillomi e con la barba lunga, faceva dire a tutti di essere a Milano, respingeva ogni visita che non fosse quella degli amici intimi < che sapevano »: il principe Dimitri Romanoff (discendente degli zar di Russia), il programmista e regista della tv Francesco Luzi, l'albergatore Giuseppe ' Mazza (proprietario di un locale alle terme di Monte Valenza), il barone Tommaso Staiti di Cuddia (compagno . di Pierfrancesco nel disastroso incidente d'auto dello scorso anno), il marchese Luciano Pappalardo e l'editore Fabbri. Con costoro il giovane Calvi trascorse parte dell'ultima notte di scapolo. Poi Romanoff e Mazza partirono per Torino. Qui vi era Marisa..Si era incontrata con la mi-., ma Lucia e-il padre Federico e, nel corso di un colloquio costellato di lagrime, sembra abbia strappato il consenso alle nozze. O meglio: la loro benedizione, poiché di 'consenso — essendo maggiorenne — non ne aveva bisogno. Il piano, preparato da don' Bosco prevedeva un appuntamento dei fidanzati olle S di questa mattina sulla piazzò del dazio di Moncalvo, che è a mezza strada fra Casale ed Asti. Insieme, essi avrebbero raggiunto Crea. L'Allasio con i due accompagnatori fu puntuale. Si era alzata alle 4, aveva indossato un tailleur blu scuro, un soprar bito celeste chiaro, scarpe nere: Aveva dormita poco e male, gli occhi erano rossi e gonfi. A Moncalvo arrivò, sulla < 1900 » del padre, e aspettò per una ventina di minuti, impaziente e preoccupata. Romanoff e Mazza tentavano' di trànquiFlizzarla, ma dovettero cedere alle sue insistenze e proseguire per il santuario, dove arrivarono verso le 5 e un quarto. E a quell'ora incominciò la lunga, inquieta attesa dell'attrice. Il sagrestano la fece, entrare in un' salotto seicentesco, diventato storicoyper avere ospitato nel marzo 194B De Oasperi e Bidault. La ragazza aveva qualche brivido di freddo. Mormorò al fraticello: < La tradizione vuole che sia la sposa ad arrivare in ritardo... Questa volta le cose si sono rovesciate.- ». Cercava di sorridere, ma era chiaro che temeva un incidente o un grave contrattempo. A Padre Ambrogio disse ohe il suo fidanzato era un bravo ragazzo, troppe volte calunniato.- Percorse su e giù la galleria che porta al chiostro, le cui pareti sono piene di ingenui quadri di < ex-voto ». Non riusciva a star ferma. Finalmente, alle' e, su una « H00 » grigia scura targata Torino, giunse Pierfrancesco. Era spettinato, appariva nervoso. -Sotto, un -tre^qUarti di velluto marrone, tutto stazzonato, portava un completo blu di flanella e una camicia verde. Si scusò. Oli' era parso di aver visto nei pressi del castello, un'auto «piena di giornalisti» e aveva dovuto compiere un lungo giro per far perdere le tracce. Seppe poi che non erano giornalisti e quasi se. né dispiacque. Don Bosco prese i due. e li portò in un angolo della chièsa. Li confessò e con essi si avviò verso la cappella per le nozze. Di fronte- all'inginocchiatoio dove hanno preso posto il con- te e l'attrice vi è la statua della Madonna di Crea, un simulacro molto venerato nel Monferrato. E' di cedro nero e sarebbe stato portato sul colle da Sant'Eusebio, arcivescovo di Vercelli, verso l'anno Trecento. La statua è coperta di una tunica preziosa, trapunta d'oro e di gioielli, donata nel 1930 dall'ex-regina Maria José di Savoia, zia di Pierfrancesco. Il cappellano di Pomaro celebrò le nozze. Marisa soffiò un « si » debolissimo, poi ' scoppiò a piangere, 16 sue spaile erano scosse dai singulti. Il conte disse il suo « si > in modo chiaro. Passò una mano sulle mani giunte della moglie. Testimonio suo èra- il regista- Lazi, affiancato dal marchese Pappalardo; per l'Allasio il principe Romanoff e l'editore Fabbri. Il sacerdote lesse rapidamente la Messa, imparti la Comunione, non fece il discorso d'occasione. Il rito durò trentacinque minuti. Nella sagrestia il parroco di Forneglio, don Fulvio Facchinello, era pronto con il registro matrimoniale. Tutti firmarono senza parlare. Il barone Saito-di Cuddia tentò qualcòsa per far ridere, ma la sua facezia cadde nel vuoto. Marisa piangeva ancora a tratti. Appena fuori del santuario Pierfrancesco l'abbracciò e la baciò. Le due donne che avevano spiato a piedi nudi e da lontano la cerimonia — Carla Abrate di diciott'anni- e sua nonna — si nascosero dietro il colonnato della chiesa e fecero capolino. Dall'albergo di fronte si affacciarono due o tre curiosi. Il conte se ne accorse. Respinse'con un sorriso l'offerta di Padre Ambrogio, ohe voleva ' portare tutti nel convento i per un caffè caldo. Asciugò con un fazzoletto le guànce di Marisa e fece un cenno agli amici. Uno di essi, il Mazza, parti subito per Torino, dove ha la moglie in ospedale. I due preti scesero per conto loro a Forneglio, tenendo stretto il regir stro matrimoniale (che non hanno voluto mostrare a nessuno e che nessuno è riuscito a fotografare). Oh sposi salirono su una « Mercedes» guidata dal Luzi; gli altri sulla < 1900 » e sulla < 1400 ». Presero direzioni diverse, non senza essersi più volte raccomandati con ♦ frati di tacere con chiunque, fino a quando era loro pos sibilo. Il parroco di ' Forneglio ha trasmesso in giornata l'atto di nozze al parroco di Pomaro. Ma la trascrizione sui registri civili non può avvenire prima di giovedì. Vuole la legge che la validità delle pubblicazioni sia di otto giorni comprese due domeniche, è che dal termine delle pubblicazioni trascorrano ancora tre atomi prima delle nozze, per ogni eventuale ricorso. Ora lo sposalizio è avvenuto, religiosamente, prima dei termine: a rigore di logica Pierfrancesco e Marisa per lo Stato non. sono ancora marito e moglie e non lo saranno fino a giovedì mattina. Dove si sono nascostit Bi deve infatti parlare di nascondiglio, in questo caso, dopo tanti segreti. Cè ohi dice che gli sposi sono . tornati a Pomaro. Nel castello i domestici, il fattore, il giardiniere negano. Forse non mentiscono. Le finestre sono illuminate (può essere stato però un ordine del fantar stoso conte, per imbrogliare •' giornalisti) ma non vi sono automobili nella rimessa. Sono a Montemagno, deve il padre del conto possiede un altro manie rot Non si direbbe, a vederlo sembra deserto. Forse a Poi lenza, altra tenuta dei Savoia t Ma probabilmente ha ragione ohi asserisce di avere udito Marisa parlare di Svizzera. Può darsi che abbiano raggiunto in mattinata il confine e che abbiano incominciato la luna di miele in qualche villaggio solitario. Gino Nebiolo « La piccola eappella del Santuario di Crea, dove ieri mattina sono state celebrate le nozze Allasio-Calvi Federico Allasio, padre della sposa, era ieri sera a Torino Marisa Allasio ohe ha sposato ieri il conto Pierfrancesco Calvi di Bergolo