Esortazione alla concordia di Vittorio Gorresio

Esortazione alla concordia Esortazione alla concordia (Dal nostro corrispondente) Roma, 4 -novembre. Racconta chi assisteva stamattina all'incoronazione di Giovanni XX III in San Pietro di avere notato un moto di sorpresa fra i cardinali, i monsignori e tutti gli alti dignitàri pontifici al momento che il Papa, dopo il canto del Vangelo, ha cominciato a dire dal trono, con ferma e alta voce: « Diteci issimi fratres, Sacrae romanae ecclesiae cardinales, arcMepiscopi, episcopi... ». Un discorso del Papa non era previsto dal cerimoniale puntualmente fissato alla vigilia, è ne mancava, infatti, l'annuncio nel libriccino con la descrizione del rito che era stato distribuito agli intervenuti: stando al sacro programma, dopo il canto del Vangelp si sarebbe passati direttamente all'Offertorio. I testimòni narrano che alcuni monsignori si guardavano ih viso, l'un l'altro, stupiti. Si era di fronte ad una novità, perché, secondo la tradizione, i Papi non so gliono parlare nel corso. del pontificale per la loro incoronazione: lo stesso Pio XJJ, che pure non mancava di eloquenza, si tacque affatto la mattina del 12 marzo '39; soltanto il giorno dopo, convocato il Sacro Collegio che gli presentava gli auguri, disse poche parole di circostanza. Giovanni XXIII, rompendo con" le antiche consuetudini seguite fin dall'ultimo suo predecessore, ha pronunciato, invece, un'omelia che ha tutto il senso di un preciso discorso programmatico a conferma, integraziqne e chiarimento del suo primo messaggio del 29 ottobre. Da essa, infatti, si può dedurre innanzi tutto che egli intende rinnovare non solamente le consuetudini rituali, ma pure la condotta del magistero. A chi s'aspetta che anche il Pontefice attuale continui a comportarsi ed a rivelarsi come «l'uomo di Stato, il diplomatico, 10 scienziato, l'organizzatore della vita collettiva, ovvero colui il quale abbia l'animo aperto a tutte le forme di progresso della vita moderna, senza alcuna eccezione », Giovanni XXIII ha risposto recisamente che sono fuori della strada giusta («ii om nes minime illud prosequuntur iter, quo incedere oporteat») ed evidentemente si fanno un'idea sbagliata di quello che un Papa- deve es sere. A suo retto giudizio, il Sommo Pontefice è il buon pastore, come voleva Cristo, e come ha riferito nel Vangelo S. Giovanni con le parole stesse del maestro. E' 11 pastore che è pronto a dare la vita per le sue pecorelle, si impegna in combat timento contro il lupo minaccioso) e guida innanzi il gregge, finché l'orizzonte non si allarga, ed altre pecorelle ancora accorrono ed anche queste sono da con durre: « Udranno la mia voce, et fiet unum ovile et unus pa&tor », si farà un solo ovì le sotto un solo pastore. Come già fu notato in oc casione del radiomessaggio di mercoledì scorso, questa assenza totale di accenti toni, di espressioni e linguaggio da crociato, appare molto consolante per gli uomini che anelano la pace Come un esempio, e riconoscendone la forza di esorta zione, sono piuttosto le parole dell'amore persuasivo che tutti si attendono, i ere denti come gli indifferenti dalla cattedra di Pietro. Giovanni XXILI è, del re sto, animato da santa fiducia nella efficacia di un'ope ra eminentemente spiritila la, come si addice a chi vuo le essere il padre comune di thzspnEttzlzqqN tutti gli uomini: essa, egli ha detto con ferma convinzione: « recherà un immenso beneficio anche nel campo delle necessità umane di natura sociale e terrestre ». E' questo, appunto, il contenuto che il potere spirituale può fornire alla soluzione dei problemi temporali, in regime di netta distinzione, secondo* i princìpi di quella moderna civiltà alla quale il Papa- aveva già fatto cenno nel suo messaggio. Ne verranno, ha insistito il Pontefice, moltissimi guadagni («plurima emolumenta») per tutti, purché il Papa si sappia condurre ed atteggiare con cristiana mitezza ed umiltà. In questa, professione di principi, e nello stesso riferimento al pastorale modello di san Carlo Borromeo, ta luni potrebbero scorgere il proposito di Giovanni XXIJI di subito chiaramente differenziarsi dal proprio predecessore immediato, radicalmente mutando l'ispirazione stessa dell'opera da svolgere. Tutto il discorso, come già il messàggio, sembrano, infatti, rivolti a dare un grande annuncio di novità, e non si manca.,di reverenza alla memoria di Pio XII sé lo si accoglie con lieto animo. Anche papa Giovanni ha detto, d'altro canto, con sorridente modestia, che « ogni pontificato prende una sua! fisionomia dal volto di chi lo impersona e lo rappresen ta ». Per quanto lo .riguarda, egli è cosciente che gli si addicono le vesti dell'umile e del mite ben più di quelle dell'uomo di Stato, del diplomatico, dello scienziato, dell'esperto di vita politica e di progresso tecnico moderno. Vittorio Gorresio nenssnpcils

Persone citate: Borromeo, Giovanni Xxiii, Giovanni Xxiji, Giovanni Xxili, Pio Xii

Luoghi citati: Roma