Parla il tecnico delle stragi di Massimo Conti

Parla il tecnico delle stragi FECE ASFISSIARE DUE MILIONI E MEZZO DI UOMINI, DONNE, BAMBINI Parla il tecnico delle stragi Il comandante del campa di Auschwitz, nell'autobiografia uscita postuma in Germania, racconta impassibile come organizzò lo sterminio - Era uno "specialista", orgoglioso dell'efficienza del suo servizio - Uccideva senza odio e senza rimorsi, per servire il partito - Aveva orrore del sangue, amava i fiori ed i bambini; nei rari momenti di "debolezza", si calmava con lunghe galoppate nella notte - La sua grande preoccupazione era che nulla fosse sciupato, né i denti d'oro né i capelli delle vittime (Dal nostro corrispondente) Bonn, 1 novembre. 4 Le stragi di ebrei cominciarono nel 1942. I primi gruppi provenivano dalla Slesia settentrionale. Essi vennero arrestati dalla polizia di Stato di Kattowltz è trasportati con carri ferroviari al Lager di Auschwitz. Lì furono consegnati al corpo di guardia del campo, divisi in gruppi e avviati subito al cosiddetto Bunker, dove tutto era stato predisposto per il loro annientamento. Nei pressi del Bunker gli ebrei dovettero spogliarsi e quindi entrare . nei locali sotterranei per essere sottoposti, gli fu detto, a disinfezlone. Le porte d'acciaio del Bunker vennero chiuse e i sotterranei riempiti con gas attraverso dei fori nelle pareti. Il gas usato era lo " zlklon B ". un potente insetticida che in grande quantità è letale anche per gli esseri umani Dopo mezz'ora si aprirono le porte e i cadaveri vennero portati via con. vagoni ferroviari. «Già nell'estate del 1942 i a o o n i l r cadaveri venivano cremati: In un primo tempo su delle cataste di legna dove si potevano bruciare fino a duemila corpi in una sola volta, poi nelle fosse comuni del campo. Si aspergevano 1 cadaveri con sostanze oleose affinché bruciassero interamente. Giorno e notte si lavorava alla cremazione delle salme. Fin da allora però ci si rese conto che la cremazione all'aria libera non avrebbe potuto continuare n lungo. Il vento disperdeva l'odore dei cadaveri bruciati portandolo a chilometri di .distanza: le popolazioni della zona ne furono impressionate e presto non fu più possibile tenere segrete le esecuzioni in massa. Inoltre il Comando della difesa antiaerea aveva già protestato presso la direzione del Lager contro quel " falò " notturni che servivano di richiamo ai bombardieri nomici. Allora si . pensò di costruire veri e propri forni crematori coi quali più tardi, si poterono bruciare circa duemila cadaveri nello spazio di 24 ore. Non fu però possibile " tecnicamente " aumentare la capacità dei crematori. Le ceneri dei morti, estratte con un lavoro continuo dalle bocche dei forni, venivano caricate su camion e scaricate poi in un vicino fiume. ». Chi.descrive con tanto gelida precisione le carneficine di Auschwitz è lo stesso comandante del Lager, Rudolf Hoss, in un libro di memorie redatto nel 1947 — poco ' prima della sua condanna a morte erogata da un Tribunale polacco — e che verrà pubblicato nelle prossime settimane da un editore di Stoccarda. Il « comandante di Auschwitz » — è il titolò del libro resterà sicuramente tra le più importanti documentazioni storiche degli orrori nazisti, ricostruiti stavolta, ecco là novità, da uno del principali responsabili, al corrente di particolari . e di circostanze rimasti finora sconosciuti, A parte il valore storico, queste memorie soddisfano una nostra particolare curiosità, che nessun. documento di quella buia epoca ha potuto finora appagare, alméno in così larga misura: per la prima volta ci è dato di conoscere la psicologia, il modo di pensare e di giudicare di un individuo ccslefsta e o n e a o a e e o 0 he sì era assunto l'incarico di ollaborare alla distruzione sitematica d'una « razza », alannientamento di milioni di sseri umani, uomini donne anciulli, senza distinzioni di orta. Rudolf Hoss confessò a suo empo al Tribunale polacco di vere fatto assassinare' due milioni e mezzo di ebrei; 'ed ra ci racconta con quale animo egli assolse al suo mostruoo compito. Rudolf Hoss non ra un sadico che uccideva per il piacere di veder soffrire suol simili, ma qualche cosa i molto peggio, che è difficile ollocare in una qualsivoglia ategoria umana: un freddo trumento della follia criminae (ii Hitler, potremmo definiro, uno « specialista » della trage che agiva sì senza pieà, ma anche senza odio: «Non ho mai odiato gli ebrei — scrive il comandante di Auschwitz nelle sue memorie — anche se motivi addotti dal regime, per l loro sterminio mi parvero giusti. A quel tempo comunque non mi ponevo problemi. Consideravo mio dovere eseguire gli ordini del regime ». Hoss non scrisse ciò coi proposito di farei un alibi morale di fronte ai giudici polacchi, che sulla sua sorte non ebbe mai dubbi. Egli parla con la sincerità di un uomo che sa di dover morire in 'breve tempo, sen«a possibilità di sfuggire alla giustizia. Il comandante di Auschwitz si riteneva un «tecnico» del'omicidio in massa: l'oggetto del crimine lo lasciava del tutto indifferente.- In altre circo stanze egli avrebbe potuto far assassinare con la stessa indifferenza uomini- di altre « razze» o di altre convinzioni, purché lo stermìnio fosse stao giustificato dalle « supreme, ragioni delio Stato », sulle quali egli non voleva indagare. Cosi, con la stessa freddezza, Hoss mandò a morire nelle camere a gas un migliaio di prigionieri di guerra sovietici, per la più gran parte « commissari politici » dell'Armata Rossa Le sue memorie non sono né un tentativo di giustificazione né tanto meno un atto di pentimento. Hoss non giudica: riferisce 'semplicemente i fatti di cui fu protagonista. E' il rapporto di un «tecnico», come egli amava definirsi. L'assenza di giudizio è riscontrabile nel termini che egli adopera' quando parla della sua attività': le stragi, nelle sue memorie, diventano «eliminazioni»; l'assassinio, « soppressione ». Il racconto procede Ualla prima all'ultima pagina con la stessa cinica imperturbabilità. II procedimento delle < eliminazioni » è illustrato nel più minuti orrendi particolari. «Gli oggetti di valore trovati indosso ai prigionieri, continua Hoss, venivano raccolti-in un apposito ufficio del Lager, dove si accumulavano ogni giorno orologi, catene d'oro, anelli con pietre preziose e valuta pregiata. Il tutto finiva poi nelle casseforti della Banca del Reich e quindi rivenduto all'estero da uomini di fiducia del governo di Berlino. Ai cadaveri,, prima della cremazione, si estraevano 1 denti d'oro, che venivano poi fusi in barre dai dentisti delle S.S. Anche 1 capélli delle donne erano utilizzati. Li spedivamo a quintali a una fabbrica bavarese che lavorava per l'esercito. Se ne ricavavano tessuti e robuste corde. Nulla andava perduto in questo "scientifico" procedimento, neanche il cuoio delle scarpe del prigionieri, che finiva nel calzaturifici militari». Per i nazisti, Hoss era l'uomo ideale in compiti del genere. Al campo di Auschwitz gli stermini procedevano, con una rapidità è una' «pulizia» molto ammirate dall'ispettore generale del Lager, • Theodor Eick. DI rado venivano segnalati incidenti o fatti «spiacevoli» che potessero turbare o ritardare il programma dei massacri, anche perché Hoss sapeva agire con grande energia. Alle sue dipendenze gli uomini delie S.S. « lavoravano » speditamente, senza « debolezze o crisi di coscienza», che avrebbero potuto ostacolare l'opera. «A volte però, racconta Hoss, capitava che qualcuno dei min L'omini, scosso da quegli spet'ac-,11, sfogasse con me i suol luioamenti, chiedendomi poi confidenzialmente. di aiutarlo a chiarire a se stesso le ragioni delle stragi. Ed io, che più volte mi ero posto le stesse domande, 11 tranquillizzavo dicendogli che noi in fondo obbedivamo semplicemente alla volontà del Fuhrer, che la distruzione degli ebrei era necessaria per la Germania, per l'avvenire dei nostri figli... ». Anche nella mostruosa Insensibilità di Hoss, difatti, si insinuavano dubbi e, lo afferma egli stesso, « umani sentì menti». «Questi moti dell'ani mo però — scrive il comandante —, mi parevano un tradimento morale ai danni del Fuhrer. E per scuotermeli di dosso saltavo sul mio cavallo, spesso nel cuore della notte, lanciandolo a furioso galop po. Dopo mi sentivo meglio; ero stanco ma libero dal molesti pensieri... Queste idée mi assillavano specialmente quando ero con mia moglie, ed i miei figli. D'improvvisò mi tornavano alla mente le Immagini' delle donne e del ragazzi ebrei che finivano ogni giorno nelle camere a gas, ed allora dovevo uscire di casa... » Ma erano « debolezze » mo mentanee. Di rado Hoss assi steva personalmente alle stragi, per non correre il rischio d tsi mescdissudiklso«I—stsispoglnuavnasaledammcoAstdtoachntrsdgretuIroavc tocaAtentilanAseductaHfsnsHatàwddqdimsecdgtptmdc1 é e i e a l e a a . i a n i si dubbi. Egli sfuggiva con metodo agli incubi della coscienza. E si sentì molto soddisfatto, nel primi tempi 'del suo Incarico, quando un medico del Lager scopri il «zlklon B» Che avrebbe permesso la distruzione «pulita» — «Igienica», come egli diceva — dì migliaia di prigionieri. Prima che cominciassero le stragi di ebrei, Hoss aveva aesistito a massacri di detenuti politici con raffiche di mitragliatrici o con il colpo alla nuca che — racconta — lo avevano parecchio impressionato. Hoss aveva orrore del sangue 'e si sentiva scosso dalle scene di terrore dei candidati alla morte. «Apparentemente impassibile, ma nell'animo profondamente turbato — continua il comandante di Auschwitz — fui più volte testimone di tentativi disperati di fuga .frustrati dalle pallottole delle SS, di suicìdi e di altri sanguinosi episodi. Anche nelle esecuzioni col gas non. sempre tutto si svolgeva tranquillamente. Una volta restai molto colpito dalle grida di terrore, subito soffocate, di gente rinchiusa nelle "camere" e dai colpi disperati battuti contro le porte d'acciaio. In altra occasione, per un er rore, restò-chiuso nelle camere a gas un'mìlite delle SS...». Per questo Hoss non anda va volentieri ad assistere alle c esecuzioni ». Anzi, ad un certo punto egli si sarebbe reso conto di non essere l'uomo adatto a compiti del genere. Avrebbe voluto, dice, dimettersi; ma il suo «orgoglio» di nazionalsocialista, la prospettiva di dover lasciare la «bella, nera uniforme» lo,trattennero. Per il comandante di Auschwitz il nazionalsociall smo ersi la ragione della sua esistenza. E dire che prima del 1933, dopo avere scontato una condanna a sei anni di carcere per un omicidio poli tico, egli avrebbe voluto ta aliare i ponti con il partito di Hitler ed emigrare in cerca di fortuna. Suo padre, un bene stante di profonde convinzioni religiose, voleva avviarlo al sacerdozio, ma 11 giovane Hoss rifiutò. Un episodio in particolare avrebbe scosso la «sensibilità» del comandante di Auschwitz. Un giorno, racconta, andò ad assistere allo sterminio di un gruppo-di. ebrei, fra l quali si trovavano parecchie donne e. bambini. Le vittime in genere entravano nelle camere a gas tranquillamente, senza sospettare nulla. Gli ebrei erano convìnti che il conducessero al bagno e alla disinfezlone. E se qualche prigioniero manifestava inquietudini, paure o sospetti, le SS provvedevano subito ad allontanarlo dal gruppo: la vittima, in quel caso, veniva condotta altrove e uccisa con un colpo di rivoltella alla nuca. Anche quella volta ci fu fra 1 prigionieri chi presagì oscu¬ rdsmfdmAmrqs— ramente la fine. Molte donne dopo essersi spogliate nascosero difatti i loro piccoli nel mucchio dei panni,, e si durò fatica, racconta Hoss, ad indurle a prenderli con sé prima di entrare nel «bagno». Alcuni bambini, inspiegabilmente, cominciarono a gridare e a piangere. Ed allora quelle donne si 'diedero a calmarli. Per rasserenarli gli misero in mano del balocchi, bambole e piccoli sonagli. « Mentre assistevo alla scéna — continua Hoss — vidi. passarmi accanto una donna ebrea con un bambino in bràccio. MI parlò sottovoce perché il figlio non udisse: "Con quale coraggio, disse, assassinate questi bei bambini, queste innocenti creature? Non avete un ouore?" ». La donna parlò con una strana e terribile calma. Foco dopo, di fronte all'Impassibile Hoss passò un Vecchio che lo fulminò con una occhiata di fuoco. Il comandante ricorda ancora . le - sue parole: « Un .giorno — gli disse — la Germania pagherà duramente questi massacri ». Il vecchio entrò per primo nella camera a gas -con serena fermezza. Con quale animo . Rudolf Hoss mandava ogni giorno bilia morte migliaia di. innocenti? Le memorie del comandante di Auschwitz, piene di contraddizioni, sfuggono alla logica umana. E' impossibile quasi .rendersi conto di tanta mostruosa aberrazione. Ed aumenta la nostra confusione quando si viene a sapere, per esempio, che Hoss, fuòri del Lager, appariva a tutti còme un uomo amabile, addirittura sensibile, con una spiccata predilezione per i fiori, la natura ,e i bambini. E quanti criminali di guerra, che ancora oggi vengono chiamati di fronte ai tribunali tedeschi (i processi non. si contano più ormài), sono conosciuti nel loro ambiente come persone di lodévoli costumi? Misteri -r o malattie —, dell'anima germanica. Massimo Conti

Luoghi citati: Berlino, Bonn, Germania, Stoccarda