Il governo farà importare 74 mila quintali di burro

Il governo farà importare 74 mila quintali di burro Il governo farà importare 74 mila quintali di burro I ministri del Bilancio, dall'Agricoltura e del Commercio orni l'estero convocati d'urgenza da Fanfanl Già concesse la licanze per ventiquattromila quintali; le rimanenti verranno distribuite entro tre giorni Domani al Consiglio dei Ministri I provvedimenti sui prezzi della frutta, della carne e del pèsco Le esaurienti informazioni che La Stampa ha pubblicai» nei giorni scorsi sul cosiddetto « scandalo del burro » hanno posto in prl: no piano una serie di que¬ siti, ai quali una chiara ri--WoetlDfasposta non è ancora venuta.] I quesiti riguardano sia1 gli aspetti contingenti che i problemi di fondo della cri' si stessa. Riservandoci di tornare in un prossimo articolo su questi ultimi, alcune considerazioni possono intanto farsi sui quattro aspetti contingenti della cri' §sui quali in questi giorni è concentrata la discussione: improvvisa penuria -del. prodottoj • vertiginoso aumentò dei prezzi; manovra delle importazioni; rapporti tra industriali e agricoltori. Pier quanto riguarda il primo punto giova partire dalla. constatazione, ovvia ma non sempre tenuta presente, che la produzione'di burro non sta a sé, ma rientra nel quadro di un vasto settore produttivo compren dente non solo l'intera produzione lattiero-casearia, ma la stessa produzione della carne, Le poche notizie recenti sull'economia di questo va sto settore («'Annuario del l'Agricoltura italiana» del l'Inea pubblicato due mesi or sono) mostrano come, di fronte ad una produzione di gte di vacca pressoché sta naria, si sia avuto tra il 1956 e il 1957.(e sari in: teressante : controlla» - tra breve le successive vicende nel prossimo volume di prospettive 1958 dell'Ine a) un considerevole aumento: 1) del consumo del latte ali mentare; 2) di quello destinato all'allevamento dei gio. Vani animali in corrispondenza al favorevole andamento — durato sino a pochi mesi or sono — del mercato delle carni; 3) proba burnente di quello destinato all'industria dei formaggi in relazione all'aumento considerevole dei prezzi degli stessi. Questi sviluppi si sono evidentemente sommati l'uno all'altro, determinando uno di quei processi che gli economisti chiamano a catena o ciclici, che questa volta è andato a danno della produzione di burro come altre volte è stato all'origine di altri fenomeni di eccedenza o di penuria di questo o di altri prodotti. Se tale è il fenomeno es senziale all'origine della crisi odierna-, rivelata dai fri' goriferi vuoti e dal rapido aumento dei prezzi, c'è da chiedersi perché mai i prezzi del burro siano scesi tanto fortemente durante il 1057, in un'epoca, cioè, nella quale la produzione e le scorte andavano declinando, sino a raggiungere nel mar' zo 1058 il livello minimo di 580 lire al chilo sulla piazze di Milano (burro di affiora' mento), per risalire poi ver tlginos amente negli ultimi mesi sino agii inverosimili livelli di questi giorni Alla gente comune entrambe queste opposte vicende dei prezzi sono apparse tanto vistose ed inspiegabili da lasciar sospettare una manovra speculativa fatta da qualcuno a danno di qualcun altro, Oli conosce, tuttavia, le caratteristiche di questi settori ad economia particolarmente instabile, non ha bisogno di-un tale sospetto per spiegare sia l'uno che l'altro fenomeno (anche se è prò babile il gioco speculativo, come componente secondarla). Oltre che tener conto della crescente concorrenza della margarina e del declino dei prezzi dell'olio, egli deve principalmente sottolineare il fatto che ,i processi a catena sopra indicati — complicati dalla struttura di questi mercati a concorrenza imperfetta e ad alta vischiosità, oltre che dalla imperfettissima conoscenza delle reali situazioni in cui tutti gli operatori si trovano — hanno effetti ritarda-ti ed eccessivi, accrescendo cosi l'instabilità stessa del settore. Se le cose stanno cosi èdvsncdidvto W «mp fatti promotori del ovvio che nel marzo 1058 si e mirato ad un falso obiettivo chiedendo ed ottenendo la chiusura delle importaDcni di burro, fi meno che fai ppasa dire di coloro che ] 1 a e a i o a a decreto è applicar loro i versi nei quali Dante descrive la pena degli indovini: «Ed indietro venir li convento —. perché il veder dinanzi era ìor totto ». Nella situazione descritta, infatti, il decreto ha agito dà acceleratore ed aggravante di una' crisi, dalla quale, se i primi ad esser colpiti sono stati i consuma tori,, in ultima istanza : maggiori danni deriveranno ai 'produttori, agricoltori o industriali che siano. Allo • stato delle cose, quindi, la. riapertura delle importazioni — entro limiti più larghi di quelli fissati nel recente decreto — è il solo strumento a portata di mano per superare lo stadio più acuto della crisi e il governo è stato e sarà costretto a ricorrere ad esso. Nel far questo, tuttavia, due sonò i pericoli che si profilano. Il primo è che, mantenendo il sistema dei contingenti, questi, lasciati in mano ad un ristretto numero di operatori (si è parlato di trenta), possano giocare a favore di manòvre Speculative anziché del'ef-'fettivo riequilibramento del mercato. Il secondo — ed è questo che gli agricoltori paventano — è che l'importazione — sommata . allo spostamento in atto del latte industriale verso la produzióne di burro -r- possa riportare a breve scadenza ad un intollerabile ribasso del prezzo del latte industriale a danno degli agricoltori. . ; Nei riguardi del primo pericolò il governo, sottraendo i contingenti ai cosiddetti importatori « qualificati », dovrebbe essere in grado di porre rimedio, e potrebbe così contribuire, sia pure in lieve misura, a ridurre anche il secondo pericolo. , Nei riguardi di questo tuttavia, il rimedio non può essere nella semplice manovra delle importazioni, ma in alcune sostanziali modifiche della struttura del settore e della rispettiva posizione in esso di agricoltori e industriali, sulle quali converrà prender quest'occasione per avviare finalmente il debito discorso. Manlio Rosai-Doria

Persone citate: Manlio Rosai-doria

Luoghi citati: Milano