Condannate maestra e figlia per le accuse mosse e poi negate in udienza dagli alunni

Condannate maestra e figlia per le accuse mosse e poi negate in udienza dagli alunni Il Tribunato di Vigevano ritiene veri gii episodi della scuola di Vortorolo Condannate maestra e figlia per le accuse mosse e poi negate in udienza dagli alunni Il P.M. dice.di credere più ai risaltati dell' istruttoria che a quelli del dibattimento; chiede 9 anni per la madre e 2 per la ragazza - I giudici riducono la pena a 3 anni e 7 mesi per l'ima; e 1 anno e 6 mesi per l'altra (Dal nostro inviato spoetale) Vigevano, 14 ottobre. Dopo mezzora di permanenza in camera di consistilo il Tribunale di Vigevano (pres. dr. Del Covalo, P. M. dr. De Martino, giudici d.ri Geremia e Maiani) ha' condannato la aignora Pasqualina Chiesa Mai a tré-anni e sette mesi di reclusione, pia cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e la signorina Maria Adelaide* Mai, sua figlia, ad un anno, sei mesi e venticinque giorni. La pri- a i ma ha 60 anni e la seconda £{. Entrambe. sono stqte riconosciute responsàbili, di tutti i reati loro ascritti, e cioè:, per la madre, atti continuati di libidine (aggravati dalla violazione dei suoi doveri d'insegnante pubblica), corruzione continuata di minorenni, violenza privata, atti osceni in luògo aperto al pubblico, calunnia aggravata ai danni della signora Laurenti Adele in Sozzano e Irma Venturini, allo scopo di procurarsi l'impunità, pur sapendole innocenti; la seconda di conoorso in corruzione di minorenni e calunnia. Come si ricorderà, la signora Chiesa fu chiamata alla supplenza nella scuola di Tortorolo (Mede Lomellina) dal 6 gennaio al 7 aprile 1957. Cerano in tutto otto bambini, con un massimo d'età di anni 11, per le cinque classi. Durante i tre mesi di supplenza nessuno degli otto ebbe a lamentarsi oon i suoi genitori, o oon altri, della condotta della maestra e nemmeno di sua figlia che talvolta la coadiuvava. I fatti vennero fuori, ma senza fretta, al ritorno della maestra titolare signora Laurenti, concretandosi in un € esposto» di sei mamme (una non aveva voluto firmare perché secondo lei tutto quanto era inesistente, mentre due avevano poi chiesto di ritirare la loro firma per lo stesso motivo; uno dei piccoli è senza mamma). Al processo per direttissima del 87 giugno 19S7, la difesa e il P. M. domandarono una perizia psichiatrica ohe fu concessa e che riconobbe le due donne perfettamente normali. Alla ripresa del dibattimento, colpo di scena: tutti gli otto bambini, in seguito alle cui rivelazioni precise era avvenuto il rinvio a giudizio, dichiaravano all'unanimità di avere :.\entito € perché tanto i bambini ohe dieono bugie non vanno in prigione». Ciò, il 18 e 19 settembre scorso, quando il processo fu rinviato per udire altri testi e particolarmente ' la bambina Rosanna Bertaia, la più recisa nell'affermare di avere mentito ed anohe nella confessione di essere stata 'lei a c inventare quasi tutto ». Stamane l'ultima udienza comincia con ^interrogatorio del maresciallo di Mede Lomellina, Valeria Fiorenzo, ohe fece le prime indagini e che depone soprattutto aulta moralità della giovane, definendola € :wn molto seria». Presidente — In istruttoria avete detto « di pessima condotta». — Sì, ma soltanto sulla base di alcuni « ci dice », — e il presidente non insiste. P. M. — Vi prego piuttosto di illuminare la giustizia sopra un particolare. Vi risulta qualche fatto preciso che possa avere influenzato i bambini nel rimangiarsi tutto quanto? Teste — Io, in coscienza, non lo posso dire. Il brigadiere lezzo interrogò ì bambini. Presidente — V± sembravano spontanei o che recitasse ro una lezione t Teste — Ho l'impressione ohe parlassero spontanea mente. Avv. Celoria (della Difesa) — Oli interrogatori avvenivano sempre alla presenza della maestra Laurenti t Teste — Si. P. M. — Ifa tei dava imbeccate t Teste — No, noi Pooa importanza ha la deposizione dell'assessore alla Pubblica istruzione, ti quale dichiara di non aver mai saputo nulla e di non avere tetto neppure • l'< esposto » delle mamme. Notevole sembra viceversa la testimonianza della professoressa Vgolina Garpanelli, di Mede,, alla quale un anno prima, la Rosanna Bertaia, interrogata da lei che la riceveva come allieva per la prima volta, su la € storia» di Tortorolo, si sentì rispondere: <No, no, sono tutte bugie». Ed ecco la Bertaia, precisa, sicura come il mese scorso ripetere che «ha detto bugie». P. M. (con aria accorata) — Quando t'interrogavo io, non ti ho detto più volte: « Figlia mia, è una cosa grave quello ohe tu racconti, stai attenta>f E perché non dicesti al' lora quello che dici oggi? La piccola, imbarazzata, ri sponde ohe < l'ultima volta ohe mi interrogò l'ispettore, io gli dissi ohe non era vero; ma poi la maestra mi ha picchiata >. Anche questa sembra una bugia. Teresa Martinazzi spiega perché non volle firmare l'esposto e dice pure che certe figure oscene sulla lavagna messe *n conto delle imputate, le aveva abbozzate la Bertaia. La piccola nega ciò, più precisamente dice: .« Be', non ricordo». Un po' di luce ci si potrebbe aspettare dal padre della Bertaia, il quale però si limita a dire: < Io non so niente e mi pare che sia stata tutta una stupidata}. Prènde adesso la parola il P. M. Egli premette che sarà breve, < perché basta fare un appello modesto a quello che è il buonsenso per considerare le due donne pienamente responsabili dei fatti loro attribuiti». Per quattro volte i bambini hanno accusato la lo ro maestra < di fronte a gente ben avvezza a misurare la sincerità delle risposte. Io renderei un pessimo servizio alla mia coscienza se accettassi il regolamento dell'ultima ora. « Come uomo e come padre, io speravo che le donne non fossero in- sé e tanto peggio se la perizia le dichiara sane di mente». Egli non dubita affatto ohe;.laprima versione dei bambine '«'avesse ' l'impronta incoàfahàibiìc :dclla verità » e che essi abbiano «mentiti) in udienza», non allora. Ciò .premesso, egli chiede che le imputate siano ritenute colpevoli di <tutti» i reati e come tuli condannate: la madre a nove anni e sei mesi di reclusione e la figlia a due anni e mesi sei, con tutte le conseguenze di legge e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. La prima voce della difesa, avv. Fuardo, comincia col dichiarare in tono robusto che « la realtà non può essere soggettiva >. Per ben intendere il divario fra le' due versioni cosi opposte, bisogna entrare enei problema enorme della credibilità del teste fanciullo. Dai sei ai dodici anni, i bambini giuocano sempre. E più ti giuoco è malizioso e più piace, specialmente se anche i grandi se ne interessano. Allora, essi si sentono come glorificati e insistono nella bugia con estrema involontaria perfidia, sino all'infinito; quando quest'infinito si spezza, i bambini sono stufi del giuoco e buttano'via il giocattolo». Ne deriva che, per la difesa, la « verità» è quella «ultima». A parte la questione psicologica generale, l'avvocato esamina poi la consistenza giuridica dei vari reati in giudizio, negando categoricamente, non soltanto la verità dei fatti « perché non accaduti », ma anohe il diritto di catalogarli cosi « qualora fossero accaduti, perché molto, molto meno gravi». Egli conclude ricor¬ dinmdmspfdcqpttsducisi fmpnidznzprSc dando il giurista Bentini per il quale «t bambini si evocano soltanto per le assoluzioni, mai per le condanne » e chiede un'assoluzione con la formula pia ampia. La seconda voce della difesa, avv. Celoria, dice: «Otto prove pia, meno otto prove, fanno zero. Come minimo, si dovrebbe arrivare all'insufficienza di prove; e però, se in questo giuoco bianoo-nero alla pari dovesse prevalere l'istruttoria, sarebbe inutile il dibattimento ». Egli punta quindi sulla forza del < dibattimento » dove, in realtà, è risultata una sola verità e anch'essa incompleta, se non addirittura inflrmabile: le fotografie di sua figlia in costume succinto, fatte per concorrere al lancio di certe calze, e ohe la mamma, scioccamente, avrebbe permesso ai bambini di guardare. Essi in udienza ne hanno riconosciute tre, ma in istruttoria avevano sempre detto di avere veduto insieme « uomini e donne nude ». Inoltrandosi quindi nella confutazione delle accuse egli sottolinea l'estrema inverosimiglianza di otto bambini che, durante tre mesi, non hanno fatto parola a casa di quanto succedeva a scuola, nemmeno alla minaccia < di non farli uscire se avessero parlato » (è questa la <violenza privata»). Se € sono stati zitti, vuol dire che non era successo niente». In sostanza, conclude l'avv. Celoria «noi siamo tutti vittime di quel giocattolo meraviglioso e misterioso che è l'anima del fanciullo ». La signora Chiesa che non aveva mai smesso di piangere dalla richiesta del P. M. accoglie la sentenza (asciandosi cader .desolatamente le braccia. Anche la figlia sembra molto commossa, ma non si riesce a veder sino a quanto, perché porta occhiali neri. La difesa ha interposto appello. Farà altrettanto la pubblica accusa perché considera che la somma delle varie pene sia stata mal calcolata, anche se il Tribunale ha concesso le attenuanti generiche, da essa negate.. L'udienza odierna ha durato tre ore. Antonio Antonucci Adele Mai e sua madre, la maestra Pasqualina Oh lesa, te due donne, tuttora in liberta provvisoria, hanno presentato ricorso in appello oontro la sentenza di Ieri

Luoghi citati: Mede, Vigevano