Per i tedeschi il 1958 è l'anno dei massicci acquisti di libri di Massimo Conti

Per i tedeschi il 1958 è l'anno dei massicci acquisti di libri DICIASSETTE MILA OPERE PUBBLICATE DA 1934 CASE EDITRICI Per i tedeschi il 1958 è l'anno dei massicci acquisti di libri Dopo aver comprato l'auto e il frigorifero, vogliono arricchire la casa con volumi di bell'aspetto e di agevole lettura -1 generi più ricercati sono i romanzi "divertenti,, e le opere di facile divulgazione.-1 classici sono venduti soprattutto se hanno rilegature "decorative,, Le traduzioni prevalgono sulle opere originali: in Germania mancano gli autori popolari, che riflettano la grande tragedia nazionale (Dal nòstro inviato speciale) Francoforte, 30 settembre. ; Goethe, chi non ha voglia di leggerlo, può ascoltarlo. L'ultima scoperta jper incoraggiare la progressiva pigrizia mentale della gente sono i « dischi di letteratur ra » con squarci di opere celebri, declamati da attori' professionisti o dagli stessi autori viventi, che risparmiano l'incomodo di leggere, pur soddisfacendo le esigenze della moderna cultura: le quali, come sappiamo, in genere, non sono molto gravose e si riducono spesso alla necessità di non far meschine figure nei salotti con pretese intellettuali. Le*-prime incisioni < letterarie » presentate alla X Fiera del Libro, apertasi in questi'giorni a Francoforte, hanno risvegliato l'interèsèe del pubblico e già nelle vetrine delle librerie cittadine le mostre di dischi trionfano come la novità della stagione, in luogo delle nuove edizioni di classici. I dischi hanno cominciato a sottentrare ài libri; e chissà che prima o poi non gli faranno concorrenza, come prevedono quegli accorti editori tedeschi che si affrettano ora a convertire la loro produzione, facendo incidere in microsolco drammi, Uriche, tragedie e perfino brani di romanzi: Faust, iiiiitiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiii Macbeth, La morte a Venezia, Il potere e la gloria, tanto per portare esempi. Per ora, tuttavia, il mercato dei libri stampati..resta impónente. li catalogo dei volumi presentati alla Fiera di Francoforte dalle 1934 case editrici tedesche è spesso quanto l'elenco dei tele-* foni d'una città come Milano. Più di 17.000 sono i titoli dei libri pubblicati quest'anno nella Repubblica federale, di cui 13.000 in prima edizione. La Germania dì Bonn, che ha raggiunto ormai il quarto posto nella produzione mondiale di libri, dopo la Russia, il Giappone e l'Inghilterra (e prima ancora degli Stati Uniti) ha esportato nel losi volumi per cento milioni dì marchi, quindici miliardi di lire. E il boom editoriale, che è andato oltre le previsioni dei più ottimisti, sembra non aver toccato ancora il vertice. Gli editori^ fanno ottimi affari: la gente legge — o almeno compera — molti libri. Ci guadagna in proporzione anche la cultura r L'editore Hans Hièronìmi, che ho incontrato alla Fiera del Libro, mi spiega che la,curiosità intellettuale della massa dei lettori non va oltre certi 'romanzi di valore letterario non sempre indiscusso, importati, per la più gran iiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniMiiiiinuiMiii'iiii parte dagli Stati Uniti, dalla Francia e dall'Inghilterra; Questo genere di letteratura di largo consumo, che come peso non si eleva molto al di sopra dei nostri romanzi d'appendice, va sotto là denominazione di Traumfabrik, la € fabbrica dei sogni ». Non mette conto citare nomi d'autori. Lasciate dietro dì sé le conseguenze della recente catastrofe e godendosi ora, dopo anni di stenti, una grassa e tranquilla esistenza, i tedeschi nutrono lo spirito di sogni. Non vogliono problemi. Né, d'altra parte, presi come sono da più pratiche cure, amano gravare la mente con il peso della cultura. I tedeschi (e forse non soltanto intedeschi) non pretendono di sapere: gli basta, tutt'al più, di essere informati. Ed ecco, a soddisfare tali modeste aspirazioni, una straordinaria quantità di opere divulgative di storia, di religione, di scienza e d'archeologia che permettono di sapere < tutto » su quella determinata materia con poche ore di lettura, alleggerita per di più da abbondanti illustrazioni. Kultur in Konserve è la definizione comune di questo tipo di letture, e noi potremmo dire < concentrato di coltura in scatola ». Quest'anno, però, i librai tedeschi hanno venduto anche una quantità sorprendente di opere classiche, e pare che tale ^commercio prometta bene per la prossima stagione invernale. Heine, Schiller, Lessing e HSlderlin, bisogna riconoscerlo, trovano orai favori del pubblico: ma devono essere stampati -su finissima, candida carta, e rilegati in pelle con incisioni in oro. Il successo d'un classico può dipendere molto dal colore della, copertina che, possibilmente, deve essere intonata ai mobili dello studio o alla tappezzeria del salotto. Gli editori tedeschi devono stare bene attenti a non offendere il gusto « estetico » del pubblico: una tinta non indovinata — mi confida uno specialista — pud rovinare un capolavoro di Goethe. L'anno passato un editore vide andare alla malora una stupenda edizione delle Prose di Gerhart Hauptmann perché la legatura in tela blu non piacque ai lettori. L'edizione seguente però fu un successo: era rilegata in rosso. Tutto procede per gradi fra i tedeschi, secondo criteri razionali e collettivi, compresa l'amministrazione dei proprio benessere'. Dopo essersi rifatta la oasa distrutta dalle bombe ed aver comperato l'aspirapolvere, il televisore e l'automobile, i tedeschi hanno giudicato che fosse giunto a momento di pensare anche alla cultura, trascurata da anni, e di procurarsi dei buoni libri. Il 1957 fu l'anno dei massioci . acquisti di pellicce e di frigoriferi, il 1959 delle- grandi opere librarle in edizioni di lusso: segno di benessere e decoro d'ogni rispettabile famiglia borghese. Li legga o no, chi compera i drammi di Von Kleist o le Liriche scelte di Gottfried Benn, legati in solido cuoio, non soltanto ai mette in pace con il mondo della cultura, ma abbellisce an-r che la sua casa. I libri sono una suppellettile indispensabile per i buoni borghesi te- , deschi, almeno quanto il tappeto di Tabr\z e la porcellana di Meissen. Così si spiega anche il crescente successo delle tante e € rappresentative» pubblicazioni di genere diverso (ve ne sono sull'arte, sulla scienza e sulla storia) fatte di splendide fotografie a colori corredate da un po' di testo, altro incentivo all'indolenza mentale. Cultura spiociola, gusti ed esigenze facili ed una certa inerzia intellettuale sono le caratteristiche della massa dei lettori tedeschi, ma anche d'altri paesi. L'amore per le sostanziose letture va perdendosi sempre di più, il letargo intellettuale si fa più profondo un po' dappertutto. Molti dei motivi è delle circostanze portati a spiegazione del comune, diffuso fenomeno valgono anche per la Germania. Però la decadenza della vera cultura fra *i tedeschi ha una ragione di più, peculiare, ohe non sì riscontra in taluni altri paesi. A scuotere gli interessi del pubblico tedesco mancano gli scrittori. In questo dopoguerra non si è affermato un solo scrittore nuovo, la cui fama'superi i confini della Germania. I beniamini del pubblico portano nomi francesi e anglosassoni. I lettori d'un' certo livello intellettuale prediligono Hemingway, Graham Green, Camus e Lawrence. Nella produzione •libraria le traduzioni di opere straniere prevalgono con notevole distacco sugli autori tedeschi. Lo stesso fenomeno viene osservato nel teatro e nel cinema. Non esiste, dunque, una generazione di scrittori nuovi che possano esprimere quel ohe i tedeschi sentono e pensano, facendoli coscienti dei loro problemi, che siano quindi capaci di far vibrare l'anima di larghe masse di lettori. E Thomas Mann, Alfred Doblin, Herman Hesse e Bruno Frank, tutti gli scrittori- contemporanei, ì cosiddetti € emigrati della letteratura », non sono forse voci dell'anima tedescàt Di loro si è discusso a lungo in Germania, per giungere alla. conclusione, anzi alla constatazione; che la massa- dei tedeschi li sente lontani e quasi estranei. Il colloquio fra gli sorittorl della vecchia generazione e il pubblico di oggi — ha scritto un critico — è fallito; il mondo degli scrittori del primo dopoguerra — gli unici del resto che abbia la Germania — lascia indifferenti i tedeschi. La spiegazione è questa: i poeti della vecchia generazione avevano fede nella capacità dell'uomo di determinare il proprio stato, il proprio ordine: essi credevano nella cosiddetta «utopia rivoluzionaria». I tedeschi di oggi, invece, non ci credono più. Il loro ottimismo rivoluzionario è stato distrutto da Hitler. Eppure, la Germania ha vissuto una tragedia imma¬ ne, unica nella sua storia. Come si spiega che questo cataclisma non abbia lasciato, almeno in apparenza, tracce positive, non ha alimentato fermenti morali e intellettuali? E' inutile cercare moderni scrittori tedeschi che si siano ispirati alla catastrofe nazionale e alla resurrezione della Germania nel clima di libertà. Non ve ne sono; e le opere degli scrittori della vecchia generazione che ricordano il passato, non piacciono o non interessano. E' il caso, per esempio, d'una parte della produzione letteraria e teatrale di Brecht. Si direbbe che questi lavati vengano ignorati quasi di proposito; come si ha l'impressione, deiresto, che i tedeschi vogliano dimenticare molto in fretta la loro tragedia. Massimo Conti luliiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiii