Sabbadin, terzo a Lugo, dominatore della corsa di Vittorio Varale

Sabbadin, terzo a Lugo, dominatore della corsa Nel Giro di Romagna, primo Zorzoli e secondo Mazzacurati Sabbadin, terzo a Lugo, dominatore della corsa II veneto passa in testa a S. Marino e sul Trebbio, ma non riesce ad imporsi nella volata conclusiva - Coppi nel gruppo dei ritardatari DAL NOSTRO INVIATO Lugo, lunedi mattina. Sebbene il suo nome occupi soltanto il terzo posto nell'ordine di arrivo dietro quelli di Zorzoli (da leggere con l'accento sulla seconda vocale) e di Mazzacurati, rispettivamente classificati primo e secondo nella volata del GHro della Romagna (il quarto componente il gruppet'r d'avanguardia era il più g'jvane dei fratelli Barale, u Cimano), Alfredo Babbadin è da considerare il principale protagonista della corsa. Da un capo all'altro di essa, il campione dell'Asborno è stato il dominatore, direi, quasi assoluto, impregnando la lotta d'una volontà e d'una risolutezza ammirevoli — fese, per ben 227 dei 247 chilometri del percorso, a ottenere una soluzione di forza come da tempo non se ne vedono nelle nostre gare su strada. Ma al termine di questa bellissima prova, che ha concluso la netta e inescusabile sconfitta di tutti gli avversari arrivati al traguardo con quasi quattri minuti primi di ritardo, Babbadin ha dovuto cedere nella Dolora. Forse, egli si era troppo prodigato durante la lunghissima fuga, quasi sempre mantenendosi nella testa del primo gruppetto col quale parti all'attacco al ventesimo chilometro dalla partenza, e poi del secondo che si formò sul Trebbio — e, sotto la «twx tosfoncabìle guida, proseguendo verso Lugo davanti al grosso degli avversari. Cosicché quando si trovò a dover raccogliere il frutto dei suoi sforzi e a perfezionare con la volata .il suo capolavoro della giornata, due competitori più veloci di lui, o più freschi, gli sono saltati davanti. Fortuna, per la squadra di Bertolazzo, che negli ultimi metri sia venuto fuori Zorzoli a salvare la situazione e a far rimanere in famiglia il successo che il < capitano * dei bianco-viola aveva già meritato, come si usa dire, moralmente. Mancando, dei novanta iscritti, una ventina di corridori fra cui Fallarini, Messina, Benedetti, Falaschi, Almaviva e altri, ti gruppo dei partiti non era ancora an-ivato in vista di Ravenna, che già un'avanguardia era scattata ad aprire la corsa — 7>er merito rfi JM"«ssoiinl. Costui, e Babbadin che era stato il più rapido nel rincorrerlo, Ferlenghi, Fantini e Taddei ne erano i componenti, che presero il largo ad andatura velocissima, vieppiù aumentando il vantaggio sul gruppo lungo la riviera adriatica — -naturalmeiifc sotto un sole clic arroventava la tetra. Che i cinque fossero inseguiti con molta convinzione non si può dire. Lo scarto fra la pattuglia in fuga e il grosso, che a Ravenna era di appena mezzo minuto, 26 chilometri dopo era già salito a tre minuti, e a quattro mintiti e mezzo a Torre Pedrera (km. 70). Fuori Rimini, Quando si entra nel territorio di San Marino, questo ritardo era salito a sei minuti e rotti. La prima delle due salite della corsa fu fatale a Taddei che perdette contatto, e non si rivide Più. Anche Ferlenghi si distaccò, tanto sostenuta ed energica era l'andatura di Babbadin — che prima del culmine st liberò anche dei rimanenti avuersari, passando primo tossii dopo 101 chilometri di corsa. A 35" lo seguiva Mussolini, a 1' Fantini, a l'SO" Ferlenghi, a 3' la testa del gruppo che, come si vede, aveva dimezzato il ritardo. Castel-^ lano passò a quattro minuti, Vannitsen non passò affatto. Nella discesa che nuovamente porta i corridori a Rimini (km. 126), Babbadin si lasciò raggiungere dagli immediati inseguitori: cosicché erano quattro— Jui, Mussolini, Fantini e Ferlenghi —, quando per Cesena e Forlì si diressero verso la seconda salita, il tenititi-sstmo Trebbio. E il gruppo t Oh, questo veniva, si, velocemente avanti; ed è anche vero che guadagnava terreno, ma non mostrava molta volontà di battagliare, perché la lotta si accendesse e i fuggitivi venissero raggiunti. La grossa compagnia era paga di rimaner tale — anche se l'occhio di Binda non li perdeva di vista un istante in attesa di veder scattare qualcuno alla controffensiva. Fu soltanto a Forlì, die dal grosso qualcuno cominciò a venirsene via — ma non erano ancora quelli che avevano maggior interesse di richiamare l'attenzione del commissario tecnico. Erano Fini, Mario Monti g flrandolini, che al passaggio di Castrocaro Terme (km. 187) arrivarono addosso all'avanguardia; e poco più oltre, prima che s'iniziasse la salita, ceco apparire anche Germano Barale, Cainero, Mazzacurati, Mora e Zorzoli. Erano dunque dodici gli uomini che attaccarono il Trebbio ben davanti al gruppo, e che sulla dura, polverosa, veramente ripida salita si dettero così risolutamente battaglia da non permettere a nessuno degli inseguitori di avvicinarli, né tanto meno di raggiungerli. Fu tra essi soltanto che si decise la corda, salvo per quelli cui il Trebbio fu fatale — per la durezza notevole, per il suo fondo polveroso e sassoso, per le sue curve ripide, per la sua estenuante continuità. Ancora merito di Babbadin laselezione prodotta dalla seconda salita. Mentre Zorzoli doveva perdere contatto per il cambio di una ruota, e mettersi a inseguire partendo dall'ultima posizione del gruppetto, sotto l'energica spinta del trevigiano a metà salita soltanto due uomini gli erano rimasti a ruota: Barale e Mazzacurati. Tutti gli altri avevano indietreggiato, come lo provano i passaggi lassù, 'dietro ai tre sunnominati: a 55" Zorzoli, a l'25" Cainero (che forerà in discesa e addio), a l'55" Mora e Fini, a 2'25" Olivetti, a 3'8" Mussolini, a 3'25" Fantini, a S'30" La Cioppa, Bui, Moser, a 3'40" Coppi, a 4'10" Coletto. Dalla vetta del Trebbio all'arrivo ci sono 43 chilometri: sette in discesa, i rimanenti in pianu■ra. Perché la situazione della corsa cambiasse a sfavore dei Ire fuggitivi ci sarebbe voluto o che essi d'oliassero di colpo, oppure che dalla retroguardia si facesse luce un formidabile inseguitore. Ma giù a Modigliana le posizioni non erano gran che mutate — salvo che per Zorzoli il quale aveva guadagnato terreno e poco dopo riprenderà il suo posto nell'avanguardia, con essa proseguendo verso l'arrivo. Oli altri: Coppi, Moser, Carlesi, Conterno, Boni erano indietro e indietro sarebbero rimasti. La corsa ebbe dunque il suo epilogo in volata. Babbadin la iniziò in testa alla pattuglia, con Mazzacurati alla sua ruota, -r Zorzoli terzo, davanti a < Baralino ». Ai 150 metri, il romagnolo scattò tanto velocemente, da superare Babbadin. Allora si fece avanti Zorzoli che non aveva perduto il contatto con Mazzacurati. Visto che il suo s. capitano » stava per perdere la corsa, si buttò in avanti, affiancandosi al romagnolo, e battendolo d'una ruota al traguardo.'A S'57" arrivava un secondo gruppo che negli «itimi e/tiJometri si era formato col conglobarsi dei ritardatari fra i quali Conterno, Guazzint, Coletto, Boni, Moser, Coppi e gli altri come si può leggere nell'ordine di ari'ivo. Vittorio Varale La vittoriosa volata di Zo.-voll sul traguardo di Lugo (tel.)