Un torinese fingendosi medico truffa gioiellieri in tutta Italia

Un torinese fingendosi medico truffa gioiellieri in tutta Italia Un torinese fingendosi medico truffa gioiellieri in tutta Italia Individuato dopo un "colpo,, a Palermo è ricercato - Era riuscito a introdursi nella migliore società cittadina sotto falso nome C o o l'alenilo, 18 settembre. Il piano architettato da un falso medico specializzato in truffe a gioiellieri, è st-.to smascherato dagli agenti uella squadra mobile: si tratta di un torinese che era penetrato nei più qualificati ambienti sanitari della città, creandosi in pochi giorni una salda fama di competenza. Egli e latitante ma ricercato da tutte le questure italiane. Il suo nome è: Danilo Peveraro, di Giuseppe e di Orsola Genova, nato a Collegno (Torino) il 28-71926, senza fissa dimora. Una truffa per 1.200.000 lire compiuta ai danni dell'orefice Mario Giglio, ha permesso alla Squadra Mobile d'identificarlo. I fatti risalgono alla mattina del 16 luglio, quando un distinto giovane entrava nella gioielleria del signor Mario Giglio, in via Maqueda, e, presentandosi come il" dottor Giovanni Sesia, medico presso la clinica Macchiarella, chiedeva di vedere alcuni gioielli. Fra i preziosi il dottor Sesia sceglieva un anello con brillanti, due spille pure con brillanti e due bracciali d'oro, e con modi assai gentili pregava il gioielliere di portarglieli presso la clinica dove voleva mostrarli alla madre, che doveva esservi ricoverata per subire una operazione, prima di concretare l'acquisto. Il Giglio, di fronte all'aspetto insospettabile del cliente e all'entità del probabile affare, aderiva alla richiesta e poche ore dopo si recava presso la clinica Macchiarella, chiedendo in portineria di essere annunciato al dottor Sesia: saliva così al secondo piano e qui trovava il dottor Sesia in camice bianco che, tutto indaffarato, lo pregava di aspettare qualche minuto avendo in corso una medicazione; . dopo circa un quarto d'ora, il gioiel liere veniva invitato a entrare In sala di medicazione e qui vedeva il Sesia in compagnia di un altro medico, il dottor Enrico Bellanca, che egli conosceva, per cui s'intrecciava una cordiale conversazione Dopo qualche minuto, il dottor Sesia diceva al gioielliere che la madre non era ancora arrivata e non poteva quindi concludere l'acquisto dei gioielli, al che il Giglio, ormai sicuro del cliente, proponeva di lasciare i gioielli perché il Sesia potesse mostrarli con comodo alla madre. Il Sesia però, correttissimo, rifiutava e fissava un appuntamento al gioielliere per lo stesso pomeriggio nel negozio; cosi i due s'incontravano di nuovo poche ore dopo e ancora una volta il dottor Sesia affermava che la madre non era arrivata, ma che comunque sarebbe giunta certamente in serata. Questa volta però il dottor Sesia aderiva all'offerta del gioielliere di portar via i preziosi e come garanzia consegnava un assegno della Banca Commerciale Italiana per 797.000 lire, dicendo che il giorno dopo sarebbe tornato per concludere l'affare: ma il sedicente dottore non si faceva più vedere. Il Giglio, insospettito, a un certo momento inviava l'assegno in banca, dove con sua grande sorpresa, apprendeva che esso era bloccato perché di provenienza furtiva. Il gioielliere si precipitava allora alla clinica, ma qui veniva a sapere che il dottor Sesia non c'era e non aveva mai fatto parte dell'organico della clinica: non gli rimaneva quindi che parlare col dottor Bellanca e fra i due aveva luogo una agitata conversazione; il Giglio veniva così a sapere che il Sesia frequentava la clinica solo in attesa della madre che doveva giungere dalla Francia per sottoporsi a un intervento chirurgico, che si era qualificato come medico tanto che gli era stato conces so di assistere a interventi chirurgici e che ora era partito alla volta 'di Catania. Dopodiché all'orefice non restava che recarsi alla squadra mobile a sporgere denuncia, e qui avveniva il colpo di scena. Il Sesia era andato ad alloggiare il giorno 9 luglio al « Jolly Hotel », dichiarando di non poter consegnare i documenti d'identità perché gli erano stati rubati, e subito dopo andava in questura a denunciare il furto patito affermando di essere il dottor Giovanni Sesia, nato a Torino il 28 giugno 1926, di Giuseppe e di Ada Dante, e di abitare a Torino in via Verrés 18; per¬ trzbldlpdrIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIItllllllllllllllllllllllllllllll tanto chiedeva che la questura gli rilasciasse un'autorizzazione per soggiornare nell'albergo. E così avvenne. Dopo la denuncia del gioielliere Giglio, la squadra mobile diramavo fonogrammi a tutte le questure d'Italia e contemporaneamente iniziava le indagini a Palermo: dalle dichiarazioni del prof. Macchiarella e del dottor Bellnpca si poteva così ricostruire l'ingegnoso piano del truffatore, che era riuscito a costruirsi intorno, in pochi giorni, un inattaccabile alone di rispettabilità. Intanto la questura di Siena aveva reso noto che un giovane, i cui connotati corrispondevano appunto a quelli del Sesia, aveva perpetrato una truffa analoga ai danni di un orefice senese spacciandosi per tale Emilio Veronesi e pagando con un assegno rubato dell'importo di 1.230.000 lire. Successivamente si comunicava, l'esito di ulteriori indagini:' il Sesia, alias Veronesi, non era altri che il ricercato Danilo Peveraro.