Migliaia capitali di comunisti hanno versato all'«Anonima banchieri» di Giovanni Giovannini

Migliaia capitali di comunisti hanno versato all'«Anonima banchieri» un'ammissione dei dirigenti delie Federazioni emiliane dei p.c.t. Migliaia capitali di comunisti hanno versato all'«Anonima banchieri» Animate riunioni di "cellule,, e manifesti polemici contro i d. c. - Giuffrè ha lasciato il convento sulla collina di Bologna - "Non si viveva più - dicono i frati -; era un continuo pellegrinaggio di gente che veniva a fare gli auguri con ogni sorta di doni, dal cesto di uova ad un paio di agnelli,, (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 18 settembre. Per la prima volta dopo cinque settimane la cronaca di oggi non deve registrare alcun detto memorabile o battuta ad effetto di qualche protagonista o comprimario dell'« affare Giuffrè»: trova, invece, conferma quell'acuirsi della polemica politica, al quale avevamo accennato ieri a proposito della minaccia, più o meno simbolica, di legnate tra un frate volante e un giornalista del p.c.i. I -comunisti erano rimasti finora tra le quinte, limitandosi a puntate offensive indiscriminate sia contro i giuffreiani e soprattutto contro i loro presunti, misteriosi corrispondenti romani, sia contro i mora'izzatori socialdemocratici nazionali e locali. L'effetto non era dei più felici: ora si ha l'impressione che il partito stia per passare all'attacco in campo aperto. Migliala di grandi manifesti gialli e neri contro i « compari di Giuffrè » sono apparsi oggi in tutti i borghi di Romagna. In uno di questi fogli, firmati dalla federazione comunista di Forlì, si elencano a decine, con tanto di nome e cognome, i parroci del Cesenate e del RIminese che avrebbero avuto a che fare con l'organizzazione del commendatore, e si afferma che nella sola provincia di Forlì i « raggiri » avrebbero toccato i nove miliardi, dei quali due direttamente versati « ad ecclesiastici o ad enti clericali ». Non è il caso, ci sembra, di riportare particolari di questo o di altri manifesti prima di avere visto prove e ascoltato contestazioni che certo non tarderanno. Tutti i fogli concludono con l'appello all'inchiesta parlamentare, e ciò spiega come i compilatori si siano affrettati a farli pubblicare ed affiggere oggi, alla vigilia del dibattito alla Camera. Poiché in Parlamento la maggioranza a favore dell'inchiesta sembra sicura, i comunisti locali' — favoriti anche da certe perplessità mostrate in proposito da un fondista del cattolico Avvenire d'Italia di Bologna — vogliono assicurarsi un preventivo e gratuito successo pubblicitario. Non è, però, soltanto questo. Sono giorni e giorni che nelle federazioni comuniste emiliane si sta discutendo se continuare a tacere, nascondendo la personale dabbenaggine di troppi dei loro iscritti, o se decidersi a mettere tutto in piazza pur di colpire sul piano politico gli avversari. Non è più un mistero per nessuno che fra coloro che hanno partecipato, sìa pure in veste di contribuenti, al miracoloso gioco del Giuffrè, i comunisti si contano a migliaia: lo ammettono sommessamente loro, e lo dichiarano i parroci che raccontano di questi flerissimi avversari 1 quali arrivavano la sera in canonica con la busta delle 50 o 100 mila lire da raddoppiare. A mettere tutto in piazza c'è da fare la figura di quel muratore comunista di Cesena, Nello Sanniti, il quale, come già abbiamo detto, ha denunciato don Rino Bartolini per riavere indietro un milione e mezzo che gli aveva affidato l'anno scorso contro un interesse del 48 per cento. Il sacerdote, parroco di S. Pietro di Cesena, ha replicato immediatamente esibendo una ricevuta in cui 11 Sanniti dichiarava che « detta somma è stata consegnata e depositata liberamente e, nel caso andasse perduta nelle mani del signor Giuffrè, il reverendo don Bartolini non deve rispondere né a me e neppure al miei eredi, in quanto egli l'ha fatto soltanto per farmi piacere». Di Sanniti in giro ce ne devono essere molti, e ciò spiega tanto silenzio in queste roccaforti rosse di Emilia e Romagna. A questo punto, però, il partito sembra intenzionato a sacrificare tutti 1 suol piccoli filistei pur di tentare di far perire il Sansone clerical-cattolico-democristiano. Non è, fin d'ora, una impresa facile: si ha notizia di riunioni così tempestose da scuotere la pur robusta struttura cellulare. Tornando ai principali personaggi dell'«affare Giuffrè» segnaliamo che il sempre più irreperibile commendatore (il quale deve stare meglio: il cardiologo che lo aveva in cu ra non lo vede da cinque gior ni) non sarebbe più al conven to dell'Osservanza Così alme no dichiarano quei buoni Frati Minori e ci pregano di pub blicare: «Da quando — dice vano oggi — avete scritto, qui non si viveva più: era tutto un pellegrinaggio di persone che venivano a fare gli auguri con ogni sorta di doni, dal cesto d'uova ad un paio di agnelli. E non parliamo dei fasci di telegrammi in arrivo giorno e notte ». Alla maniera del protagonista, anche quel cav. Pino Alessandri, che ieri eravamo andati a cercare a Forlì come uno dei pochi e grossi intermediari laici del Giuffrè e che non si era fatto trovare, attestando — anche lui — disfunzioni . cardiache, risulta scomparso dalla scena. Anche 11 cavaliere, pur nelle dovute proporzioni rispetto al commendatore, sembra in grossi guai, con qualcosa come un miliardo da restituire ai creditori. Uno dei quali, per riavere il suo milione — riferiamo la voce a titolo di cronaca — avrebbe scelto, invece delle vie legali, quelle pochissimo legali della minaccia a mano armata: sarebbe in questo caso più che comprensibile l'aggravamento delle disfunzioni cardiache del cavaliere. Il milione, comunque, stando sempre ai «si dice», sarebbe stato restituito: non vorremmo che il metodo si popolarizzasse troppo e che tutta la pachidermica vicenda sconfinasse anche nella cronaca :.era. Giovanni Giovannini