Tra qualche giorno il Procuratore della Repubblica sottoporrà ad interrogatorio il comm. Giuffrè di Giovanni Giovannini

Tra qualche giorno il Procuratore della Repubblica sottoporrà ad interrogatorio il comm. Giuffrè Le vicende dell' «Anonima banchieri)» davanti al Tribunale di Bologna Tra qualche giorno il Procuratore della Repubblica sottoporrà ad interrogatorio il comm. Giuffrè Vn secondo gruppo di creditori insoddisfatti sta preparando una nuova denuncia, mentre un'altra istanza di fallimento verrà presentala anche a Ferrara - Il legale del «banchiere» è scomparso dalla circolazione (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 16 settembre. Rientrato stamane da un periodo di ferie, il presidente del Tribunale Civile di Bologna, dott. Belli, ha voluto subito esaminare l'istanza di fallimento presentata ieri contro il Giuffrè, in nome di tredici creditori, dagli avvocati Mevio Magnarmi, Giorgio Magnarini e dal dottore procuratore Silvano Guarnieri. L'avv. Mevio Magnarini si è recato in mattinata dal magistrato e, dopo essersi trattenuto con lui per circa un'ora, ha dichiarato < di avergli fatto una semplice visita di saluto e di cortesia ». A quanto ci risiHta, l'autorità giudiziaria è decisa ad agire con la massima rapidità: già per i prossimi giorni sono previsti un incontro del magistrato con l'avvocato Marchesini, legale del Giuffrè, e, prima di domenica, forse, l'interrogatorio dello stesso com mendatore. Sarà, questo, il fat to più saliente del primo mese di cronaca della singolare vicenda: vediamo intanto co me sta veramente il Giuffrè — sempre nascosto a uomini che non siano i suoi fidi — e se è in grado di subire, in Tribunale o a domicilio, l'interrogatorio del giudice. Un punto che una visita fiscale disposta dalla magistratura potrà chiarire agevolmente. In ogni caso Giovanni Battista Giuffrè o chi per luì negherà che gli si possa attribuire il primo requisito necessario per dichiararlo fallito, e cioè la sua qualifica di com¬ merciante di fatto. Quanto ai secondo — lo stato di insolvenza — è difficile prevedere quale sarà la linea di difesa. Da una parte, infatti, si insiste sul povero commendatore che non possiede niente, tranne la villa di Sesto Fiorentino, ed anche questa ipotecata e, comunque, intestata alla moglie; dall'altra, si continua a spargere voci su torrenti d'oro in arrivo. La più clamorosa notizia di questo secondo tipo è quella apparsa oggi pomeriggio a Roma su Paese Sera. All'inviato di questo giornale, gli uomini del Giuffrè avrebbero detto < che a Roma le trattative (condotte dall'avv. Marchesini! si sono concluse con un piano di liquidazione concreta: il Vaticano, cioè, dopo avere valutato le costruzioni finanziate dalla " Anonima banchieri ", sarebbe venuto nella decisione di versare ad un comitato liquidatore di sua fiducia due miliardi di lire per far fronte agli ultimi debiti ». Fin qui è il giornalista che parla, senza citare fonti troppo precise. Eccolo, però, poco dopo, attribuire fra virgolette la seguente dichiarazione all'avo. Marchesini: « Una banca o una organizzazione finanziaria inviava denaro all'organizzazione del Giuffrè quando ve n'era bisogno. Il legale — continua Paese Sera — ci ha detto che nei giorni scorsi il Giuffrè ha parlato appunto di una finanziaria alla quale avrebbe affidato un miliardo o un miliardo e mezzo o due {miliardi: una finanziaria avrebbe precisato — con sette miliardi dì capitale ». Appena avuto notizia di queste dichiarazioni del legale, tutti gli inviati dei maggiori quotidiani -italiani si sono precipitati nello studio dell'avv. Marchesini, gremito della consueta folla di preti, laici e cappuccini. L'attesa, protrattasi per ore ed ore, è stata inutile: l'avvocato, che pure aveva preannunciato il suo arrivo per le 18, non è stato più visto nello studio, né ha risposto alle telefonate a casa sua. Peccato, perchè affermazioni di questa gravità — due miliardi, Vaticano, finanziaria, ecc. — avrebbero richiesto una chiara precisazione. Non siamo, quindi, in grado di aggiungere una parola nostra a quelle sopra riportate (la.difesa di Giuffrè è, del resto, liberissima di ricorrere a tutte le mosse che ritiene opportune per assolvere al suo certo non facile compito) e preferiamo tornare al prossimo interrogatorio del commendatore da parte del giudice. Davanti al quale non sarà più lecito continuare con le voci e coi misteri, con le allusioni e con le minacce velate: al magistrato, Giovan Battista Giuffrè dovrà ben dire quali, sono le sue attività davanti alle passività di cui si parla nell'istanza di fallimento presentata dai tredici creditori. Dalla parte del Giuffrè si è ironizzato sul fatto che si tratta soltanto di tredici poveracci che, tutti insieme, non riescono a vantare un credito di dieci milioni: <Dove finirebbe la nostra pretesa insolvenza se ci dichiarassimo pronti a pagare seduta stantet ». Osservazione che potrebbe suonare ingenua al magistrato, che a questo punto avrebbe ragione di ritenere che, pagando i tredici, si potrebbero danneggiare le altre migliaia di creditori di cui si parla, violando cosi l'essenza e lo scopo stesso dell'invocata procedura fallimentare. I famosi e ignoti tredici — l'avv. Marchesini, che è stato vice federale fascista di Bologna, li chiama « avanguardisti » — non sembrano, del resto, destinati a rimanere soli. Il loro stesso collegio, e cioè i dite avvocati Magnarini e l'avv. Guarnieri, avrebbe già oggi ricevuto lo stesso mandato da altri creditori e aspetterebbe altre ventilate adesioni per mandare avanti una seconda ondata. Un terzo gruppo risulta pronto a muoversi a Ferrara e sarebbe costituito da quella dozzina di creditori che sin dai primi giorni si decisero a sporgere denuncia contro vari intermediari: se i loro esposti verranno archiviati, e la cosa sembra ormai probabile, essi avanzerebbero per proprio conto una istanza di fallimento al tribunale civile di Ferrara. Mentre gli « avanguardisti > aumentano, si avvicina la fatìdica data del 23 settembre, la data alla quale il Giuffrè aveva tre mesi addietro promesso di dare inizio ai rimborsi <in ordine cronologico »; una promessa della quale non avevamo mai afferrato il valore mancando in essa qualsiasi indicazione di termine ultimo di scadenza. Ce l'ha spiegato oggi nella ; a canonica un parroco del Ferrarese, del quale non faremo il nome, già troppe volte apparso nelle cronache di questa vicenda dove, finora almeno, sono stati i soliti stracci ad andare all'aria. Le ricevute del commendatore non contenevano in genere una data di scadenza, ma avevano, però, quella del loro rilascio: l'espressione <m ordine cronologico » significa che dal 23 settembre in poi e per un anno, il commendatore ogni giorno pagherà quanto incas¬ sato nello stesso giorno dodici mesi prima. Sappiamo bellissimo che tutto ciò sembra superato, dopo diffide private e formali istanze di fallimento. Ma i contadini del Ferrarese e della Jìomagna credono ancora più a Giuffrè che ai < garbugli » della legge ed aspettano fiduciosi il 23 settembre ed il loro turr.r. ,ie* rimborsi. Il primo a crederci è il nostro parroco, sicuro <che da qualche parte e in qualche modo i soldi verranno fuoriy. Questo fornisce una semplice spiegazione dei silenzio de- creditori, ma al tempo stesso permette di prevedere che ogni giorno, dal 23 settembre in poi, vedrà aumentare le schiere dei delusi. < E se i miei contadini — diceva il nostro parroco — dovessero perdere le speranze, non si ras¬ segnerebbero a perdere i loro quatlrini >. Sarebbero guai grossi: forse per loro stessi, probabilmente pei il sacerdote (che ci ha fatto capire di essere scoperto per parecchie decine di milioni: in un borgo di una dozzina di case!), di sicuro per il GiuffrèLa cui firma — è l'ultima conferma che abbiamo avuto nel nostro colloquio nella canonica della Bassa Ferrarese — figura non solo su tutte le ricevute rilasciate agli intermediari ecclesiastici, ma anche su quelle in mano a molti piccoli risparmiatori. Si tratta di onorarla: le chiacchiere, come le troppe nebbie artificiosamente sparse, se le porta il vento. Il primo vento d'autunno, forse. Giovanni Giovannini

Luoghi citati: Bologna, Ferrara, Roma, Sesto Fiorentino