« La Tributaria ha già accertato evasioni al fisco per centinaia di milioni» di Giovanni Giovannini

« La Tributaria ha già accertato evasioni al fisco per centinaia di milioni» DicbiarazioMMi del ministro delle Fin.axt.xe, on. Preti « La Tributaria ha già accertato evasioni al fisco per centinaia di milioni» (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 15 settembre. Alle 16,30 di oggi l'avvocato Mevlo Magnarmi, accompagnato dal Aglio avv. Giorgio, e per conto anche del dottor procuratore Silvano Guarnieri di Ferrara, ha depositato nella cancelleria del Tribunale di Bologna una istanza di fallimento contro 11 corniti, Giovambattista GÌ uff rè, firmata da tredici creditori. Sia l'avvocato per motivi di correttezza professionale, sia 11 cancelliere per precise disposizioni dei suoi superiori, hanno rifiutalo di fornire qualsiasi particolare alla stampa. I/affare Giuffrè, corno avevamo preannunciato da sabato, è entrato così in una nuova fase. All'indagine della guardia di finanza sulle violazioni fiscali (che, diremo poi, ha portato in breve volger di tempo a notevoli risultati), non aveva corrisposto l'azione delle migliaia dì creditori chiusi sempre nel più assoluto silenzio e nella più paziente attesa di nuovi miracoli del comìnendatore: i pochi che si sono mossi con una dozzina di denunce contro intermediari impostavano prevalentemente t loro esposti sull'ipotesi della truffa. Un'ipotesi che la Procura della Repubblica di Ferrara non deve aver trovato sufficientemente fondata se, a qualche settimana di distanza non ha ancora aperto alcun procedimento formale. Per la configurazione del reato di truffa occorrono, com'è 7ioto, due elementi che, nella fattispecie, appaiono difficili da provare, almeno allo stato attuale delle cose: il raggiro netl'indurre il creditore a prestare danaro e l'intenzione, nel momento stesso in cui si incassa, di non restituire. Finora, inve¬ iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii ce, abbiamo sentito parlare di clienti che facevano la coda per offrire danaro ed usufruire anche loro del miracoloso < presta e raddoppia» e di intermediari che a tutt'oggi dichiarano con maggiore o minore convinzione di essere sicuri dei futuri rimborsi del Giuffrè. Contro lo stesso Giuffrè inoltre nessuno ufficialmente si era mosso in nessun modo. E' stata forse la diffida del principale intermediario, il ragionier Casarotti, il quale ha invitato il commendatore a sospendere i pagamenti parziali pir essere sicuro che altri creditori non vengano nei rimborsi trattati meglio di lui (che aspetta sempre 850 milioni), ad indurre altri a muoversi e su una strada nuova. Ricevuti gli esposti da tredici chetiti (tutti contadini, sembra, che vantano complessivamente crediti per una decina di milioni), il dottor procuratore Silvano Guarnieri ha chiesto all'avvocato Mevio Magnarmi di costituirsi con lui in collegio Diciamo subito che tutti e tre gli avvocati, come alcuni dei loro tredici clienti, sono socialdemocratici: l'avvocato Mevio Magnarini è uno dei maggiori esponenti del Psdi bolognese ed è amico intimo dell'ori. Luigi Preti. Ma tutti e tre gli avvocati protestano con indignazione contro la tesi che la socialdemocrazia emiliana si sia mobilitata sul piano legale in appoggio al suo ministro che ha ordinato l'inchiesta tributaria e che ancora e sempre si dichia ra convinto di trovarsi di fron efiMte ad una gigantesca truffa\«La resa dei conti - ha dct-\to sabato sera a Bologna l'onJPreti — è vicina*). Già ieri l'avv. Guarnieri ha dichiarato che <la sua appartenenza al P.s.d.i. non ha nulla a che vedere con la tute- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin la dei creditori del Giuffrè », e di essersi rivolto all'avvocato Mevio Magnarini ed a suo figlio Giorgio tsolo per la loro capacità professionale ». Una capacità indiscussa: di Mevio Magnarini ricorderemo ancora la brillante opera di difensore per la < saponificatrice » CianciuHi, per l'uccisore di Miss Porretta e infiniti altri processi. Egli stesso insisteva oggi nell'invitafti a vedere in lui soltanto l'avvocato. Sul contenuto dell'istanza di fallimento, ripetiamo, non ci è stato fornito alcun particolare, nemmeno i nomi dei tredici creditori. Si è dato inizio ad un'azione giudiziaria, e la parola è ormai alla magistratura. Dopo avere esaminato la pratica ed avere interrogato colui del quale si chiede il fallimento, il tribunale deciderà in Camera di consiglio sull'accettazione o meno della istanza. In caso positivo si aprirà la vera procedura fallimentare con la nomina del giudice delegato e del curatore. Perché ciò avvenga, occorrerà, però, non solo vagliare la fondatezza delle richieste dei tredici creditori, ma accertare due presupposti concernenti il Giuffrè: l'esistenza di un suo stato di insolvenza e la sua qualità di commerciante di fatto. Tralasciamo per ora questo secondo punto, sul quale è facile prevedere che la difesa di Giuffrè darà battaglia grossa, e diciamo subito \che » legale del commendato\re' avv- Marahennr, già staJs,era' far^ndo con noi, ha ab- r è è i e o a r i : a a o bozzato la parata. Ha detto, infatti, che il suo cliente < ha depositato danaro in una banca di Bologna ». Se i tredici clienti dell'avv Magnarini vantano crediti soltanto per una decina di milioni, rischiano di sentirsi rispondere che il denaro è t, loro disposizione e che conse guentemente non si può parlare d'insolvenza. Il loro intervento, quindi, potrebbe anche rivelarsi non determinante ed i tre avvocati non se lo nascondono: ritengono, però, che la loro mossa serva anche a convincere altri a muoversi. Già ieri l'avv. Guarnieri dichiarava a Ferrara: « Dai nostri contatti con i creditori abbiamo la precisa sensazione che il muro dell'omertà stia crollando... Ritengo che nei prossimi giorni i creditori di Giuffrè agiranno anche se vi sarà una ripresa parziale dei rimborsi ». E la stessa convinzione esprimeva oggi a Bologna l'avv. Magnarini. La situazione potrebbe, quindi, apparire mutata di poco, caratterizzata sempre dalla corsa del Giuffrè al reperimento di fondi per tamponare le falle che man mano si verifica7io nel suo fronte difensivo, se da oggi non fosse entrata in azione l'autorità giudiziaria. Si noti, fra l'altro, come, prima del suo giudizio e qualunque esso sia sull'apertura o meno del fallimento, essa procederà all'interrogatorio del Giuffrè. E davanti al giudice il commendatore dovrà pur rinunciare a barricarsi dietro tante allusioni, circonlocuzioni e misteri. Finalmente! Verrebbe voglia di aggiungere. Mentre i più pensano ormai alla prospettiva del fallimento e della bancarotta, la sua difesa affetta olimpica serenità. Tornato da Roma, l'avv. Giovanni Marchesini non ha voluto dire se la sua missione di far zampillare le fonti miracolose che sembravano inaridite abbia avuto successo e quanto. Ha preferito dettarci questa breve dichiarazione che fedelmente trascriviamo: « L'arca di Noè naviga abbastanza bene nonostante i grandi scogli e l'incubo degli uccelli di malaugurio. Dovrei pensare che si possa andare in porto abbastanza bene. Sui risultati del mio viaggio co¬ msdrcteimnlaFptnrtmnoFddpaterlttLèscafiammorpsm e à a . a i a . a e e i e o: i e i ¬ municherò qualcosa dopo es sermi consultato col commen datore. Non mi risulta che rimborsi siano stati bloccati, comunque Giuffrè ha deposi tato danaro in banca per ogni evenienza > Il legale non ha mostrato di impressionarsi troppo nemmeno quando gli abbiamo letto le dichiarazioni fatte stamane a Bologna dal ministro delle Finanze on. Luigi Preti sui primi risultati dell'inchiesta tributaria a carico dell'* Ano nima banchieri ». E non sono risultati trascurabili. Ha detto, infatti, il ministro: < Il colonnello Bernardi (comandante la Guardia di Finanza in Emilia) trasmette oggi alla locale Intendenza di Finanza un processo verbale di accertamento per violazione della legge sull'ìge. Questo processo verbale si riferisce ai soli accertamenti già espletati. Le indagini continuano ed altri processi verbali verranno verosimilmente compilati ed inoltrati in seguito. tGià oggi risultano'accertate evasioni per parecchie centinaia di milioni di imposta. La pena minima, com'è noto, è del doppio dell'imposta evasa, e, quindi, questa prima contestazione va molto, molto al di là del miliardo ». Fin dall'inizio dell'inchiesta fiscale avevamo indicato come ammontare probabile dell'ammenda una cifra di circa due miliardi. Ci siamo già vicini oggi. Il Ministro ha, infatti, ricordato che il wiinimo della pena è pari a due volte la somma evasa; noi aggiungeremo che il massimo è pari a otto volte. Nelle sue dichiarazioni in veste ufficiale il ministro ha evitato di ripetersi sul tema della truffa o meno: < La competenza è della magistratura e non della Finanza. D'altro lato su questo argomento possono dissertare con più competenza di me gli illustri avvocati che già si occupano della vicenda, e particolarmente l'avv. Marchesini e l'avv. Magnarini». L'on. Preti ha rinnovato invece un chiarimento per i piccoli risparmiatori che hanno consegnato danaro al Giuffrè e che possono temere di essere considerati dalla Finanza debitori in solido per Vìge inevasa: « Sono timori fuori luogo All'evasione fiscale del Giuffrè è stato dato sul piano giù ridico un profilo tale per cui solo i procacciatori, e non i risparmiatori, possono eventualmente considerarsi asso ciati. Più genericamente, i cittadini che patiscono il giusto danno non hanno mai da perdere e sempre da guadagnare denunciandolo alle competenti autorità ». L'Unità di ieri aveva pub blicato che il quotidiano cat tolico di Bologna, L'Avvenire d'Italia, aveva ricevuto nel marzo scorso la somma di un milione dal Giuffrè. Il foglio comunista aggiungeva inoltre che da parte dell'on. Manzini direttore dello stesso quotidiano, era stata avanzata al governo la proposta per il passaggio del Giuffrè stesso da commendatore a grande ufficiale. In un corsivo di prima pagina il giornale cattolico replica che effettivamente il milione fu donato dal Giuffrè ed accettato dal quotidiano: riporta, però, la lettera di risposta in cui l'amministrazione ringrazia per il dono, <tanto più gradito in quanto proveniente da persona con la quale non zi sono mai tratte-* miti rapporti ». Quanto alla proposta di promozione da commendatore a grand'ufficiale, il quotidiano ammette che essa fu avanzata dall'on. Manzini, ma soltanto in seguito alle insistenze degli elettori di Imola ingnricpodinocadeleBststcagltetorocotosidodidagnfrchtabedasiddmfaceiiiUssidgnpvsesecgulebnHdMe1lassecnprlpgmmnanedbrctvsae per quanto il parla-jmentore non avesse avuto rapporto alcuno col « banchiere ». Giovanni Giovannini