Incontro nella biblica Gerico con i giovani terroristi giordani

Incontro nella biblica Gerico con i giovani terroristi giordani Sono i più spieliti avversari del giovane Hussein Incontro nella biblica Gerico con i giovani terroristi giordani Nella città conquistata da Giosuè, la più antica del mondo, si trovano i più insofferenti fra ì rifugiati palestinesi - Odiano lo Stato israeliano, la monarchia giordana e gli occidentali con cieco fanatismo, sordi ad ogni ragionamento - Fanno l'elogio della bomba, dell'attentato; guardano più ai rivoluzionari russi che a Nasser (Dal nostro inviato speciale) Gerico, 9 settembre. Il cuore della ribellione che minaccia di travolgere la Giordania è nei campi-profughi che ospitano cinquecentomila rifugiati palestinesi, ma batte violento in quello sterminato che circonda Gerico, la più antica città del mondo. Vi sono giunto nell'ora accesa del tramonto, sotto un cielo scarlatto che riverberava sull'oasi una luce polverosa, irreale. Il campo dei rifugiati si estendeva come un immenso, brulicante termitaio, dall'arida piana che costeggia il Mar Morto fino alle pendici degli aspri monti della Giudea, uno sconvolto disordine di capanne di fango e immondi covili in cui, da oltre dieci anni, vivono più di centomila persone. Non fu impresa facile avvicinare gli abitanti di quel convulso villaggio trogloditico privo d'acqua e di luce: i sospetti della polizia e l'innata diffiden za per gli stranieri creavano una barriera che non avrei mai valicato da solo. Mi aiutò l'autista del tassì che mi aveva portato da Amman, un omino minuto, guizzante, villoso come uno scoiattolo, anch'egli rifugiato palestinese ma con meno pregiudizi sugli occidentali dei suoi compagni d'esilio Ci eravamo fermati all'ingresso principale del villaggio, vicino alla fontana di Eliseo a cui, in lenta processione, centinaia di donne scalze, chiuse nel lungo abito nero ed il bianco velo'lento sulle spalle, venivano con le grosse giare ferme sul capo ad attingere l'acqua che da millenni sgorga copiosa dall'arida roccia. Giovanotti in abiti europei passeggiavano lungo il sentiero polveroso, allacciati per mano, o a braccetto, in atteggiamenti d'amicizia persin troppo tenera, senza osare uno sguardo sulle ragazze che gli passavano accanto gravate dalla pesante giara. L'autista era scomparso in mezzo al disordine delle capanne, tra schiere di bimbi che ruzzavano nella polvere gialla, mischiati a torme di cani famelici. Ritornò dopo quasi mezz'ora, in compagnia di tre giovani che- lo seguivano riottosi, quasi avessero sostenuto una dura battaglia prima di accettare la conversazione con un occidentale. Come ho potuto capire in seguito, essi non fanno distinzione, di nazionalità, l'Occidente in blocco è il nemico contro cui affilano da anni la sottile lama del lo ro cavilloso, irrazionale ran core. Nonostante le assicurazioni dell'autista, che essi ben cono scevano, sulla mia discrezione, uno solo sembrava disposto a conversare, gli altri due rima sero silenziosi per tutto il tem po, con un irritante sorriso sulle labbra tenacemente cMiuse. Con schiettezza forse eccessiva per gente orientale, gli domandai le cause della loro avversione per l'Occidente. < Primo, rispose l'interlocutore, il riconoscimento dello Stato d'Israele che ci impedisce di ritorna re alle nostre case di Giaffa, Haifa, Nazaret, Bersceba, rimaste in mano agli israeliani Secondo, lo sfruttamento a cui gli occidentali sottopongono Paesi arabi, Giordania com presa >. La risposta mi lasciò perplesso, quei tre giovani non erano sprovveduti contadini analfabeti, l'autista mi aveva detto che frequentavano l'uni versità americana di Beyrouth con borse di studio offerte da re Hussein, ed era lecito attendersi da loro una interpretazione più convincente del disagio materiale e morale che li rende inquieti. Non mi fu difficile, cifre alla mano, dimostrargli che il loro ragionamento non stava in piedi. Secondo i risultati di un'indagine-campione, il no vanta per cento dei rifugiati non ritornerebbe in Palestina nemmeno se gli israeliani si dichiarassero disposti a restituirgli le case e le terre ab bandonate nel 1948. Che la Giordania sia sfruttata dagl occidentali, è addirittura un paradosso. Su un bilancio annuo di 32 milioni di sterline, ha 13 milioni di disavanzo che fino al 1956 erano integrat dall'Inghilterra. Le sue im portazioni si aggirano sui 30 milioni di sterline l'anno e le sue esportazioni sono inferiori ai é milioni. I 26 milioni di disavanzo nella bilancia de pagamenti sono coperti dagl Stati Uniti che inviano gratuitamente quasi tutto ciò che occorre alla Giordania, dal grano alle stoffe, alla carne scatola. Evidentemente il mio inter locutore non era sincero, pe tenermi quieto mi aveva dato una risposta qualsiasi, una delle tante frasi imparat ascoltando radio Cairo. Si ad dolci, infatti, notando la mia scettica neutralità di fronte aloro problemi, ed aprì un poco la guardia della sua diffiden za. Per vincere la sua residua reticenza portai la conversa zione su Teodoro Stephan, iventiduenne ingegnere dina mitardo appena condannato alla forca dalla corte marzia le. Anch'egli è uscito da uno di questi campi e, bambinoha razzolato netlla polvere de viottoli in mezzo ai cani fame liei che ora latravano alla im mensa luna sospesa sull'oastra gialli vapori come un fan tastico pallone luminoso. Eravamo seduti su un mu ricciolo diroccato, forse un residuo dei bastioni crollati a suono fatale della tromba dGiosuè, ed il silenzio intorna noi era profondo. I aue tacinnsdiqqrgrpv i a . a , i ò n i a h a citurni avevano spento il loro ir.rit.nte sorriso, ed ascoltavano interessati la conversazione che avveniva quasi per sussurri, con uno strano sapore di congiura. « Quando verrà il momento — disse il solo loquace della compagnia — da questo e dagli altri campi di rifugiati usciranno migliaia di giovani che sapranno vendicare Teodoro Stephan. Quel giorno, il signor Hussein capirà che il suo regno è finito, e pagherà tutti i suoi errori >. « Non capisco — obiettai — perché vi sia tanta incomprensione tra voi ed il vostro sovrano. Re Hussein è un ragazzo non diverso da voi, coraggioso, sinceramente preoccupato del benessere e della indipendenza del vostro Paese. Se andate a studiare alle università di Damasco, dì Beyrouth, del Cairo è per merito di Hussein che non lesina le borse di studio. Tra ì Paesi arabi, la Giordania è il più moderno, con il minor numero di disoccupati e la più bassa percentuale di analfabeti. Di che vi lagnate, dunque? > «Vogliamo solo che il signor Hussein. ripassi il Giordano e torni tra i suoi beduini, rispose. Qui è ancora Palestina, casa nostra, e tuttavia siamo con siderati ospiti indesiderabili, costretti a vivere in capanne di fango perché il signor Hus sein ha dato tutto il potere ai suoi sceicchi beduini, ai Magiali ed ai Rifai che ci tengono in conto di schiavi. Mandano alcuni di noi all'università per elemosina, e noi ci andiamo per imparare a odiarli meglio ed a combatterli senza pietà »... Il ragazzo s'wa levato In piedi ed aveva pronunciato la frase quasi gridando. Nella voce e nell'atteggiamento aveva una risolutezza feroce, non diversa da quella che aveva indotto Teodoro Stephan a disseminare bombe negli edifici pubblici di Amman. Tutta la gioventù giordana è fanaticamente antimonarchica, ma in senso astratto e fumoso. Più che sorretti da un'idea repubblicana, o dalla ribellione alle palesi Ingiustizie sociali, questi giovani sono spinti al terrorismo dall'insofferenza a' qualsiasi ordinamento senza essere degli anarchici. Sono dei nichilisti in ritardo di un secolo, imbevuti di marxismo vagamente intraveduto in conversazioni accademiche. Ave vo già parlato con altre persone di questo argomento, sapevo che i giovani tornati dal le iiniversità levantine, o del Cairo, sono tutti comunistoidi filorussi, specialmente gli arabi cristiani, più aperti dei musulmani alle lusinghe sovietiche; ma volevo una conferma diretta dai tre giovani arabi cristiani seduti accanto a me su quel rudere che, forse, aveva veduto nascere il mondo. «Penso, gli dissi, che siate affascinati dall'idea panislamica di Nasser, dal sogno di un mondo arabo imperante dall'Atlantico al Golfo Persico ». Con pacatezza e convinzione rispose: «Nulla di meno esatto. In Giordania, Nasser ha meno seguaci che altrove, soprattutto fra i giovani. Se dovessimo sceglierci un modello per la nostra rivoluzione, sceglieremmo la Russia. Non mi guardi con tanto stupore, disse notando un mìo sussulto, non sento alcun dissidio tra la mia fede cristiana e la concezione marxistica del¬ lnpupcvsdngdscv la vita. Non mi turba nemmeno il pensieio del dolore che potrei provocare lanciando una bomba in mezzo alla popolazione inerme chiusa in un cinema, dove potrebbero esservi miei fratelli e amici.- Non sarebbe un delitto, ma una dura necessità della rivoluzione, alla quale dobbiamo piegarci come si è piegato Teodoro Stephan, come noi cristiano ». < Qualcuno di voi, domandai con una certa esitazione, ha già lanciato bombe? » Con avvilito imbarazzo rispose: «Non ancora, ma verrà anche il nostro turno. Il giorno in cui campi dei rifugiati si muoveranno, sarà la fine di molte cose in Giordania; ed è meglio che il signor Hussein se ne vada prima, se non vuole finire sulla stessa forca a cui Ttamsctbvè stato appeso il nostro amico "111111 1 1 111111111 Huiiin Teodoro Stenhan ». Gli obiet-, tai che Teodoro Stephan non è ancora stato impiccato e che, molto probabilmente, re Hussein lo grazierà proprio perché era.un dinamiiardo romantico, che dopo aver deposto le bombe mandava la diciannovenne fidanzata Nadia Sp.lti a pregare la gente di fuggire, già pentito che potesse avvenire una strage. L'osservazione non piacque al mio interlocutore e per un momento regnò fra noi un silenzio imbarazzato. Eravamo ormai soli su'quel viottolo, immersi nel chiaro plenilunio che stemperava una polvere d'oro su Gerico e sulle palme dell'oasi. Le aspre montagne della Giudea parevano lievi e lontane, il flato caldo del Mar Morto s'era spento e l'acqua immobile sotto la luna aveva l'opaca lucen- tezza d'una lastra di piombo. zsprvrsccdcrdcipedrcpgnnti 111 ii ti i ii ji i ti i in iiiiiiiiiiiiiniiii n « I-ei sbaglia, disse il ragaz zo riprendendo il discorso, pensando che il signor Hussein possa avere pietà, Teodoro sarà impiccato ». Deciso a provocarlo, ribattei ostinato: < Però ha chiesto la grazia, e quasi certamente il re glie la con cederà ». Si staccò dal muricciolo con gesti pigri e lenti e disse: « In questo caso... » Troncò la frase, salutò con gesto rapido della mano e se ne andò seguito dai due taciturni compagni. Sul punto d'essere inghiottito dal gorgo di capanne buie, si voltò di scatto e gridò: « In questo caso, quando verrà il momento, drizzeremo due forche ». Il diffuso chiarore del. plenilunio fu improvvisamente pieno di quel grido, che echeggiò terribile nel vasto silenzio dell'oasi addormentata, Francesco Rosso ni in ti i ■ i ■ 111 ii i ra 11 ■ r 11 > i ii i ir 11 ri i il 11 • i ii