La futura capitale del Brasile di Enzo Forcella

La futura capitale del Brasile A mille chilometri dalla cesia tra vasti altipiani deserti La futura capitale del Brasile Ricorda il Far West delle letture giovanili e del cinema : gli uomini vestiti da cote- boy, la polvere rossa che s'infila dappertutto, i saloous, le insegne di legno - Incontri con italiani • L'officina di Rino del Rio e il ristorante della torinese Maria Borello Masoero • Le vie segnate nella desolata brughiera - 20.000 uomini al lavoro - Impressione agghiacciante delle nuove costruzioni calate nel vuoto d'una città che non esiste • L'inaugurazione nel '60 (Dal nostro inviato spedalo) Brasilia, 8 settembre. Si parte per Brasilia da Santos Dumont cho è l'aeroporto delle linee interne, al centro della città. Gli aerei attendono sulla pista in fila uno dietro l'altro come gli autobus ai capolinea nelle ore di punta. Otto milioni e mezzo di chilometri quadrati di superficie, quattromila di strade •carrozzabili e ancora meno di ferrovia: gli aerei (vecchi, bonari residuati di guerra americani acquistati al Cairo da un italiano di fantasia sveglia, riammodernati alla meglio e pòi venduti alle Compagnie brasiliane) qui sono tutto. Il Brasile è un Paese con un piede nel seicento ed uno nel duemila. Partiamo nMe otto del mattino. Dopo due ore aiamo a Belo Horizonte, la capitale delle « Minas Gerais >, il distretto delle miniere e delle vecchie chiese coloniali. La guida ci dice che cìnquant'anni fa al posto di questa città di mezzo milione di abitanti, con le strade tirate col compasso e le ville disegnate dagli imitatori di Wright, non c'era che terra rossa e sertao, boscaglia. La costruzione fu decisa con decreto ammini strativo, quando il Parlamento regionale si convinse che la antica Ouro Proto (alla lette ra: oro nero, la qualità più pregiata tra i vari tipi del minerale) non era adatta a sostenere il ruolo di capitale del distretto nel passaggio dalla « età dell' oro » a quella del ferro e dell'acciaio. E' una op. portuna introduzione alla ri' velazione che ci attende a Brasilia. Ancora due ore di volo e siamo alla mèta: Abbiamo percorso un migliaio di chilometri. Distese interminabili di montagne, altipiani vasti come mezz'Italia senza una casa, un palo telegrafico, una strada, un segno qualsiasi della vita dell'uomo. Foreste, laghi, un oceano di terra, più angoscioso e disumano degli ooeahi d'acqua. Brasilia, pe* il momento, non è altro che questo: una ipottsi politico-urbanistica, il sogno assurdo e, al tempo stesso, rigorosamente razionale di un uomo (o di un piccolo gruppo di uomini) che un certo giorno ha deciso come cinquant'anni fa i deputati regionali del distretto minerario — di spostare la capitale del Paese mille chilome tri all'interno. E poiché, nella località scelta per l'impresa, non esisteva neppure un vii laggio, neppure una casa, ha deciso di costruirla dal niente, come una capitale prefabbricata. Non solo: ha fissato anche il giorno — 21 aprile I960 — che tutto dovrà essere pronto per la inaugurazione e il trasferimento. (La coincidenza con la leggendaria fondazione di Roma è casuale: il 21 aprile ricorda ai brasiliani soltanto il martirio di un loro patriota). Questo è avvenuto, all'incirca, due anni fa. L'idea era nell'aria da decenni. Non c'è stato governo brasiliano, nell'ultimo secolo, che non si sia posto il problema del trasferimento della capitale, unica maniera per spostare il cen tro di gravitazione della vita economica ed amministrativa del Paese verso le sterminate 3 sconosciute regioni dell'interno: il secondo < balzo in avanti >, la seconda « scoperta del Brasile». Ma le infinite difficoltà dell'impresa avevano scoraggiato tutti. Kubitschek fece invece di Brasilia uno dei punti essenziali della sua bat taglia elettorale e, divenuto presidente, si è dedicato subì to alla realizzazione dell'ini presa, con uno slancio dove si possono ritrovare: 11 gusto delle imprese grandiose e impossibili, la vocazione pioneri stica, l'azzardo, il calcolo del politico e anche gli interessi della grossa macchina che gravita sempre attorno a un uomo politico, specialmente quando — come è il caso del Brasile — il sistema di Re pubblica presidenziale comporta la identificazione nella stessa persona delle cariche di Capo dello Stato e di Capo di governo. L'aeroporto è una baracca col tetto di lamiera. Ci sono meticci vestiti da cow-boy, la polvere rossa che si infila dap pertutto, le insegne di legno . per indicare la direzione dei settori (nord, nord-est, sud ecc.), le vecchie Ford con gl scialli di lana per coprire il crine che esce dai sedili sgangherati. Sui vetri del taW il proprietario ha verniciato a mano, in caratteri floreali il suo nome e quello della macchina. L'immagine è inevitabile: il Far West delle nostre letture giovanili e del cinematografo, con i saloons, le passioni violente ed elementari, la asrfaqtrnlttvEp a è a a a a e n a e o k i o i o l i e n e l a e o a a o i l l a l e a avventura, la speranza e la disperazione. Un pezzo dell'America del Nord di cinquant'anni fa miracolosamente trasferito ai nostri giorni. Ma ahimè, quanto meno colorite e allettanti sono le immagini della realtà rispetto a quelle del cinematografo. Nel < nucleo bandeirante > — la città provvisoria sorta spontaneamente, fuori del perimetro del piano regolatore — vivono- circa diecimila persone. E' il personale di sussistenza per quelle altre ventimila persone che stanno costruendo la capitale. La strada principale (Avenida n. 1) sembra tolta di peso da una stampa di San Francisco prima dell'incendio. Ci sono gli alberghi, i cinema, le banche, il circo equestre, gli empori, le trattorie, tutto in baracche o in casette prefabbricate. E ci sono, beninteso, anche gli italiani. E' un tipo di emigrazione come non se ne vede quasi più nelle città della costa. La emigrazione della < prima generazione >, da cui sono usciti ì Matarazzo, i Lunardelli, i Plgnatari, Ramenzoni, Morganti. Uomini di avventura, senza nostalgie e senza complessi. Rino del Rio faceva il sottocapo, di marina., in Tripolitania. La guerra lo portò prigioniero a Detroit. Dopo il rimpatrio rimase solo pochi mesi in patria. Riparti per l'Argentina, di qui a San Paolo e di qui a Brasilia, tentando continuamente nuovi mestieri e nuovi commerci. Ora si è costruito la baracca, vi ha sistemato una officina di riparazioni automobilistiche, una fabbrichetta di ghiaccio, il bar e la trattoria Oggi è giorno di festa: è arrivata da San Paolo la moglie con i tre bambini. Maria Borello Masoero faceva la sarta a Torino, capitò vent'anni. fa in Brasile e finì a Goiania, all'estremo limite della civilizzazione, dove fanno capo i corrieri militari che mantengono i collegamenti con i distaccamenti del Mato Grosso. Ora ha aperto a Brasilia una succursale del suo ristorante € Especialistas em pratos italianos >. C'è andato a cena anche Kubitschek, il ricordo fotografico della gran serata è appeso al posto d'onore, nella parete costruita con tronchi d'albero. La figlia studia, il marito -malandato in salute cambia senza interruzione i di schi del grammofono. Dal < nucleo fandeirante » al centro del piano regolatore ci sono venti chilometri. Il taxista dice: «Qui sta 11 ministero della Giustizia, qui quello dell'Assistenza Sociale. Questa è la strada delle Ambasciate e qua i negozi più eleganti ». Parla al presente, come già vedesse i palazzi, le vetrine illuminate, le file d'automobili, il passaggio delle belle donne, là dove c'è solo una desolata brughiera appena toccata da qualche lavoro di scavo. Finalmente arriviamo nel settore delle costruzioni già completate: il Palazzo Presidenziale, il Grand Hotel (145 appartamenti lussuosi con servizi che rivaleggiano — secondo le assicurazioni dei prospetti ufficiali — « com os melhores hoteis dal grandas capitais mudiais»), lu. chiesa, un gruppo di case popolari e uno di case economiche. Più in alto, su una collina, la ricostruzione stilizzata di una capanna, dedicata a don Bosco. I brasiliani sono convinti che il Santo piemontese in una delle sue profezie vide la costruzione di Brasilia. (« ... Fermando i suoi sguardi profetici sull'altipiano centrale tra il quindicesimo e il ventesimo parallelo vi scorse una terra promessa di ineccepibile bellezza... »). L'architettura è ardita II piano generale è di Lucio Costa, la maggior parte dei progetti di Oscar Niemeyer: due nomi di fama internazionale. Può darsi che tra qualche anno, inserite nella vita della città, faranno un altro effetto. Per ora, calate nel vuoto di una città che non esiste, queste costruzioni che hanno già fatto il giro di tutte le rivi¬ sdlt ste, specializzate del mondo danno una impressione agghiacciante. Sembrano modelli di esposizione, ipotesi astratte, sfida alla libertà e alla naturalezza della vita umana, come spesso i sogni degli urbanisti. Il nucleo dei « bande'ranti » ha una autenticità senza confronti più forte. Ma mi fermo qui. Capisco che la differenza tra l'europeismo e l'americanismo, sia pure in questa sua versione meridionale, sta anche nella incomprensione e nel disagio che proviamo di fronte a! gelidi sogni razionali degli urbanisti. Enzo Forcella