Il Flogna per esigere falsi assegni stipendiava un impiegato di banca di Giovanni Trovati

Il Flogna per esigere falsi assegni stipendiava un impiegato di banca Sorprendenti rivelazioni dell'imputato al processo di Pinerofo Il Flogna per esigere falsi assegni stipendiava un impiegato di banca Cominciò a dargli 50 mila lire alla settimana, poi 100 mila e infine 200 mila - Dipendenti di altre banche lo aiutavano ricevendo regali e benzina gratis - Infine intervennero le direzioni a troncare l'illecita attività dei dipendenti infedeli (Nostro servizio particolare) lMnerolo, 4 settembre. Un nuovo incidente sollevato dall'avv. Avonto ha costretto ti tribunale ad interromperò alle 11 il processo del fallimento Flogna per mandare un carabiniere in moto .a Torino a prendere il verbale di interrogatorio di un teste, sentito in istruttoria; verbale che era nello studio del perito grafico avv. Ferrari. Il faglio era stato consegnato al per'.io come documento di comparazione di scrittura: ora vuole la procedura che tutto quanto fa parte degli atti processuali si trovi in aula durante il dibat timento, a disposizione dei ma gistrati e degli avvocati. L'avv. Avonto aveva addirittura chic iitiiiiiiitiiftiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiir sto la nullità di tutto il processo,, ma il tribunale, dopo aver provveduto a far riportare il foglio in aula, ha respinto l'istanza. Il perito avv. Ferrari, che dovrà riferire in udienza, è stato uno dei tre esperti che si occuparono della vicenda Cugini e che attribuirono al giovane di Bergamo, le lettere ed i biglietti giunti a La Stampa a firma Diabolich. Questa mattina e tutto il pomeriggio è stato interrogato aìicora Pietro Flogna sui rapporti con le banche. Domani pomeriggio (al mattino non si terrà udienza) l'imputato sarà sentito sulla vendita, sottocosto, delle centinaia di cisterne di gasolio e di benzina ai ritiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiLiiiiio i i t i e a o i o, an e a. e mo iai ie e a li a o oooa a a o di aen di eci gro a si o. fratelli Tanzi di Parma e sull'intervento, in tale operazione, del generale Luchetti e del maggiore Navale. Dirà come coiwbbe i due. alti ufficiali e quali scambi di affari ci furono. Oggi ha raccontato tranquillo come se narrasse un'avventura toccata ad altri. Si ha l'impressione che sia veritiero. E perché appare veritiero le sue chiamate di correo, le sue accuse contro gli altri imputati sono pericolose. ^ Già è stato detto che per sanare il debito di due milioni si addentrò in un giro, sempre più frenetico, d'assegni a vuoto per centinaia e centinaia di milioni. Tutto il giorno in corsa affannosa per falsificare assegni, portarli all'incasso, coprire lo scoperto con altri assegni a vuoto. Il presidente Vallauri gli ha chiesto come potesse occui>arsi del suo commercio in mezzo a tanti affanni. Si è capito che il commercio era l'ultimo pensiero o, meglio, che la compra-vendita di carburante faceva parte della ricerca affannosa per trovare denari. Il distributorio di Scalenghe e quello di Pincrolo con l'autorimessa e l'officina erano affidati ai suoi operai. Pietro' Flogna non risparmia nessuno; se appena lo si controbatte vuota il sacco aggiungendo accuse ad accìtse. Egli teneva un conto corrente senza fondi, alla Banca Piemontese, agenzia di Torino corso Racconigi 1S9, intestato alla moglie Michelina Bella. Stancava asscg>ii, falsificava la firma, li riscuoteva a Pinerolo, al Credito Italiano. Suo complice a Torino era il rag. Masi. < Come compenso, ha detto il Flogna, gli portavo una busta tutti i sabati verso mezzogiorno. Dapprima erano 50 mila lire, poi 100 mila, infine ZOO mila lire. La mettevo sulla sua scrivania, sotto un giornale >. Oggi ha precisato le accuse contro Michelangelo Carlod di 6.'é anni, residente a Pinerolo. Già direttore dell'Istituto di San Paolo di Pinerolo, in quel tempo (primavera 1957) dirigeva l'agenzia di Nichelino della Banca Torinese Guglielmone e Balbis. Il Carlod gli scontava assegni a firma Michelina Bella, senza neppure chiedere il benestare a Torino, poi lo aiu tò ad incassare tre assegni per 4 milioni circa presso l'agenzia di Vigono della stessa banca. Flogna — Lo compensai cc-n 150-200 mila lire. Poi al saba 5 gli maìidavo uno o due polli a casa da un mio garzone. Il Carlod, scoperto, venne licenziato. Il direttore generale della banca, il rag. Bruera, diffidò il Flogna di metter piede in cjualsiasi agenzia e gli intimò di coprire subito l'ammanco. *Io ero a letto con la polmonite — ha proseguito l'imputato. — Non mi diede un minuto di tregua. Avevo la febbre, ma dovetti alzarmi, correre a' prendere denaro contante e portarlo a lui. Pres. — Ma allora avevate il denaro liquido. Flogna — Ma no,. me lo procurai con altri assegni a vuoto, accelerando il giro. Ho già detto che chiudevo una finestra per aprire una porta. Fu cacciato anche dalla banca di Cavour, però gli riuscì di farsi amico l'impiegato Luigi Molino di 32 anni, abitante a Torino in via Corte di Appello 6. Con lui combinò di aprire un conto corrente sotto falso nome. Scelsero quello di Francesco Bertone, perche la banca aveva alcuni correntisti a nome Bertone e quindi era più facile imbrogliare le carte. Il Molino gli portò nella via il cartellino del conto corrente e sulla sua automobile il Flogna lo firmò dopo aver fatto alcune prove per trovare il modo di scrivere Francesco Bertone con calligrafia veloce e poco chiara Con quel nome staccò 80 assegni. Poiché non poteva mette e re-piede in banca, perché conosciuto e diffidato, mandava gli assegni da riscuotere o il denaro per coprire da un suo operaio, oppure lasciava asse gni o denaro in una busta alla tabaccaia di via Alfieri, che è di fronte alla banca Cavour, dicendole che sarebbe passato a ritirarla un impiegato. Neppure poteva apporre il suo vero nome come firma di girata; se proprio era costretto il Molino si incaricava di cancellarla con la scolorina e di sostituirla con nomi di fan tasta. Con busterelle e regali, il Flogna riusciva sempre ad entrare nelle banche. Tornò persino alla « Guglielmone e Balbis », seppure solo per scontare cambiali. Presidente: < Ma come faceva? ». Flogna: < Tutti si rifornivano gratuitamente di benzina ai miei distributori dove lasciavo fare. Poi non osavano rifiutarmi un favorey. Prima del crollo nell'aprile scorso egli aveva in mano 5 milioni in contanti. In udienza ha detto, di averne persi due e mezzo a Sanremo, ma c'è ragione di dubitare che questa volta affermi il vero Tuttavia lui ha spergiurato di essere giunto senza un soldo alla fine del movimento di tanto de naro. Giovanni Trovati