I vincitori del Gasherbrum IV accolti da una folla entusiasta alla Malpensa di Carlo Moriondo

I vincitori del Gasherbrum IV accolti da una folla entusiasta alla Malpensa Trionfale ritorno della spedizione italiana al Karakorum I vincitori del Gasherbrum IV accolti da una folla entusiasta alla Malpensa Pomeriggio d'ansia per il ritardo dell'aereo - Un folto gruppo di guide di Courmayeur ha salutato gli alpinisti - Commovente abbraccio tra Toni Gobbi e la moglie - Walter Bonatti commenta l'impresa degli "ottomila,,: "E' andata bene,, - Secondo gli scalatori le difficoltà incontrate sono superiori a quelle del K 2 (Dal nostro inviato speciale) Novara, 3 settembre. / conquistatori del Gasherbrum IV sono rientrati questa sera in Italia accolti come trionfatori. I/aereo è sceso sulla pista della Malpensa alle 22,15. Ad attenderlo si era riunita, nonostante un rigoroso servizio di sorveglianza, una folla entusiasta: un folto gruppo di guide di Courmayeur, fra le quali molti dei più bei nomi dell'alpinismo classico italiano, forse più impressionate dall'essere su un campo d'aviazione di quanto non siano state quan¬ i , e ¬ do toccarono la prima volta lavetta del Monte Bianco: Renato Petigax, Fabriano Bracherei, Leone Bron, i due Grivel, Eliseo Croux, ed altri ancora, venuti a salutare specialmente i due concittadini di adozione, cioè Walter Bonatti e Tony Gobbi Un crocchio di ragazze in costume valdostano; in un gruppo un po' a parte, con gli occhi pieni di lacrime e il faz- zoletto ormai madido di pian to, la signora Romilde Gobbi, con le due sorelle e il figlio tredicenne; poi la moglie di Mauri e quella di Oberto e tifosi dell'alpinismo giunti con deci¬ ne di pullman e grandi cartel li, dirigenti del Club Alpino, fra cui l'imponente figura del senatore Renato Chabod, e il conte Titta Gilberti, presidente delle guide di Courmayeur. Tutti avevano trascorso un pomeriggio d'impazienza e anche di ansia, per le notizie contraddittorie che arrivavano a ogni momento, ma nessuna delle quali spiegava il fortissimoritardo dell'aereo, che avrebbedovuto giungere alle 16J.5 (masapremo più tardi che già aliapartenza l'apparecchio si ordalzato con quattro ore di ritardo e aveva fatto poi uno scalo a Beirut). Quando finalmente il rombo dei motori si è spento e la scaletta è stata portata a- fianco della fusoliera, primo ad apparire è stato Walter Bonatti, che ha compiuto 28 anni proprio sul Karakorum, durarle la spedizione. Dietro a lui sono comparsiCarletto Mauri, il N. 2 dellacoppia vittoriosa ; poi la fi-gura gigantesca di Toni Gob bi, già proteso con le lunghissime braccia a cercare la moglie e il figlio; Giuseppe De Francesch, la guardia di P.S. di Moexa; Giuseppe Oberto, la guida di Macugnaga, e il dott. Donato Zeni, medico chirurgo della spedizione. (Mancano, corno il lettore avrà notato, due «orni grossi: Riccardo Cassin, il capo della comitiva, e l'esploratore-scienziatocineasta Fosco Maraini; i due sono rimasti qualche giorno ancora nel Pakistan, il primo per regolare le ultime pendenze amministrative, il secondo per terminare il suo documentario cinematografico). E' stato difficile avvicinare gli scalatori, mitragliati e abbacinati dai lampi dei fotografi, stretti dappresso da cenato mani che volevano almeno battere loro un colpo sulle spalle, sballottati da tutte le parti, sospinti e trattenuti. E anche, bisogna dirlo, un po' confusi, come può7 esserlo chi compie d'un balzo il salto dal Polo all'Equatore: cioè dalle solitudini ghiacciate della « parete lucente » al tumulto- di un aeroporto internazionale. tComc è andata, Walter?», abbiamo gridato a Bonatti. « E' andata bene... », ha risposto con l'abituale ritrosìa. « E' andata bene...»: fatiche sovrumane, pericoli assillanti, fame e freddo, giorni di ansia; il timore che il fisico non regga, lo spasimo dello sforzo finale, la gioia sttprcma della vittoria, tutto concentrato in una sola frase: tE' andata bene! ». Né d'altra parte era umano pretendere da lui molto di più) stante l'ora tarda, il pigia pigia, la fatica del viaggio, le premure di tante persone; è molto se, racimolando dall'uno all'altro alpinista, un po' da Gobbi — che finalmente aveva abbracciato la bella moglie, poi il figlio, poi le due sorelle e poi tutti e quattro assieme in un solo mucchio — un po' da Oberto e un po' da De Francesch, abbiamo potuto apprendere qualche particolare sulla scalata. In tutti una concordia assoluta nel dare una grande parte del merito all'assente Cassin: < E' un capo meraviglioso — li abbiamo sentiti dire — un generale che non sta nelle retrovie ma viene in prima linea. La sua esperienza c stata determinante. Dopo il primo .tentativo fallito verso la fine di luglio, Cassin seppe rincuorarci e lanciarci di meo- ] ghiacciato privo di vere diffi\coltà tecniche. Qui al Gasher.brum IV siamo in tutt'altro i campo. Sarebbe come paragoinare il Monte Bianco per la vo il 6 agosto all'assalto vit-\torfoso degli ottomila metri del Gasherbrum IV >. < Ma sono proprio ottomila metri f ». «Le carte più aggiornate portano per la verità la quota di m. 7980, ma sembra che questa debba essere un po' ritoccata fino a superare quegli ottomila metri die mettono la nostra « Parete lucente » nella ristrettissima aristocrazia delle vette himalaiane » tPiù difficile del KSf>. Anche a questa domanda la risposta è concorde: « Enormemente più difficile. Per conquistare gli 8611 metri del K2 non occorreva grande abilità tecnica: erano sufficienti resistenza e coraggio a tutta prova. Ma in sostanza si trattava di un enorme pendio via normale alla scalata del l'Ai gufile Verte. Esaminando fotografie e leggendo descrizioni, eravamo convinti che il Gasherbrum IV presentasse difficoltà relative fino a una quota approssimativa di settemila metri; al di sopra la i-ia doveva essere abbastanza \agevole. Niente di tutto ciò: ]durissimo arrivare ai settemi', la, ancora peggio dai settemiila in sii. Quelle che dal basso o in fotografia sembravano placche agevoli si rivelarono all'atto pratico pareti di roccia ghiacciata di 50-60 metri di altezza l'una. Per superarle è stato necessario impegnare tutte le risorse tecniche del quarto e quinto superiore. Ma occorre tener presente che a quell'altezza, a causa della pressione assai più bassa che sulle Alpi, ogni gesto costa uno sforzo doppio. E è questo il risultato più saliente della nostra vittoria al Gasherbrum IV. Siamo entrati senza dubbio in una nuova era ». Come è avvenuto per le Alpi, anche per l'Himalaia e il Karacorum..l'epoca esplorativa i. finita, poiché le principali punte sono ormai cadute tutte. Comincia adesso la ricerca delle vie nuove, delle varianti, forse delle pareti nord; si percorre cioè nella lontana Asia quello stesso cammino evolutivo compiuto dall'alpinismo europeo fra il 1850 e la fine del secolo scorso. Quale sarà quindi il futuro di questo gruppo di intrepidi scalatori che oggi abbiamo visto scendere trionfanti sulla pista della Malpensat Già pensano a nuove mete: nel 1963 il Club Alpino celebra il centenario della fondazione; con ogni probabilità verrà organizzata una spedizione che avrà come obbiettivo la sca- lata di un intero gruppo di montagne nel Karakorum. I vincitori della formidabile « Parete lucente » saranno senza dubbio chiamati a dare un nuovo contributo di sacrificio alle prossime conquiste. Carlo Moriondo ^ Walter Bonatti con il padre al suo arrivo ieri sera alla Malpensa (Talefoto)

Luoghi citati: Asia, Beirut, Courmayeur, Italia, Macugnaga, Novara, Pakistan