«L'Italia è stata la prima a capire la reale situazione nel Medio Oriente»

«L'Italia è stata la prima a capire la reale situazione nel Medio Oriente» intervista con l'ambasciatore egiziano a Roma «L'Italia è stata la prima a capire la reale situazione nel Medio Oriente» Attesa al Cairo per la visita di Fontani - «Gli arabi - dichiara il diplomatico - non posseggono armi nucleari, ma devono essere considerati Stati maggiorenni » - « Il solo nostro sbocco per il petrolio è il mercato occidentale» - «I dissidi tra Occidente ed Oriente non ci riguardano» - Un giudizio su De Gauile (Nostro servizio particolare) mHoma, 2 settembre. I/ambasciatore a Roma della Repubblica Araba Unita, Saroite okasha, di ritorno dal Cairo dove ha compiuto quello che egli ama definire «un viaggio di amicizia», ha dichiaralo che l'Italia è considerata in Egitto come il ponte ideale fra l'Occidente e il Medio Oriente. Ha quindi porto al Presidente del Consiglio, on. Fanfani, l'invito ufficiale del presidente Nasser a visitare l'Egitto, e, ricevendoci oggi nella sede della sua ambasciata (che è l'ex Villa Savoia in via Salaria), ha tenuto a dirci: «Noi abbiamo la sensazione che l'Italia ci abbia capiti, che sia stata la prima a cogliere i fattori ieali della situazione del Medio Oriente, e che così abbia preso il posto che le spetta fra i veri amici del mondo arabo ». Uomo solerte, non ancora quarantenne, militare e politico al medesimo grado, autore di saggi politici e religiosi, storici e strategici, l'ambasciatore Okasha ha il gusto delle osservazioni sottili: «E' pur vero che gli arabi non posseggono armi nucleari, ma è giunta l'ora di considerarci ugualmente come Stati maggiorenni, usciti dalla condizione in cui ci descrivevano i manuali di storia ad uso dei giovanotti di buona famiglia desiderosi di avventure in Orienta, come se il mondo fosse ancora nell'età vittoriana, suggestionato da una pretesa epopea africana riflessa in certe immagini di Epinal, un poco sbiadite, per la verità... ». « Ma non pensano gli arabi di ricattare i Occidente valendosi della proprie risorse petrolifere ? ». « E' un'ac;usa che ci viene fatta, talvolta, ma c un'accusa insensata. Sapete meglio di me che la Russia produce una tale quantità di petrolio da doverlo rivendere. Il nostro sbocco naturale, se non il solo nostro sbocco, è sul mercato occidentale. L'Italia è il nostro associato modello; noi abbiamo accordato all'Italia varie concessioni, lo sfruttamento ne è florido, e per quanto ne sa, non abbiamo che a rallegrarcene reciprocamente. Noi non abbiamo altro interesse all'infuori di quello dì vendere equamente e pacificamente la nostra produzione, e cioè di evitare che il flusso del petrolio si interrompa. Perciò pensare ch9 sia necessario occupare i Fftosl arabi od installarvi dei governi-fantoccioj non mi sembra, ne converrete, la soluzione migliore per assicu rare la protezione degli lnte ressi dei Paesi importatori di petrolio ». Abbandonando la vaga ironia alla quale per un momento si è lasciato andare, Saroite Oka.-ha insiste con tono di convinzione: «Credetemi, sarebbe così semplice aprire gli occhi per vederci come siamo: pacifici, fiduciosi nell'avvenire, desiderosi solo di migliorare onestamente il nostro livello di vita, contando solo sulle nostre risorse, il nostro lavoro ed i nostri amici. Purtroppo, a parte le nostre relazioni cordiali con l'Italia, la Germania, i Paesi scandinavi, la Grecia, la Spagna e il Benelux, in Occidente ci incon trlamo spesso con paesi ri masti ancora al concetto dell'inevitabile contrapposizione fra Stati dominanti e Stati dominati, ancorati al principio che noi dobbiamo, comunque, piegarci. Perché? Proprio le buone relazioni esistenti fra l'Egitto e l'Italia stanno a dimostrare che la Repubblica Araba Unita non ha né prevenzioni né ostilità nei confronti dell'Europa; ma solo il desiderio di essere indipendente ». «S De Gaullet — domandiamo di sorpresa — Quale accoglienza hanno fatto gli arabi al nuovo regime francesef Danno credito alle sue in» tensioni? Se sì, in quale misura? Se no, perché? ». Risponde Okasha, meditatamente: «Una parte dell'opinione pubblica francese ha visto nel generale De Gauile un riformatore che ricondurrà la Francia ai suoi gloriosi destini ed alla sua tradizionale missione di nazione-guida del liberalismo. Se prevale questa corrente, se i princìpi che hanno fatto la grandezza della Francia libera e liberatrice verranno applicati ai popoli d'Africa, non potremo non associarci senza riserva alcuna. < Ma se, invece, dovesse prevalere una tendenza reazionaria e retrograda, traducendosl in Africa nel misconoscimento dei bisogni e delle aspirazioni dei popoli, allora non potremmo che augurarci il più rapido trionfo della ragione e della giustizia. In questo senso, i problemi del Medio Oriente sono strettamente legati a quelli del Maghreb, il nazionalismo arabo è un movimento affatto solidale, vuol essere un esempio benefico per gli altri popoli africani, e l'Europa liberale, l'Europa dei grandi scambi, dovrebbe dare senza timori tutta la sua comprensione, tutto il suo appoggio, tutta la sua amicìzia e quasi offrirsi a modello ai popoli che si risvegliano ». « Nell'attuale conflitto fra il mondo sovietico ed il inondo Ubero dell'Occidente, pe7isano i popoli arabi di poter rimanerc ventrali? ». « Le ideologie ed i dissidi che separano questi due mondi non ci riguardano. Il nostro neutralismo nazionale è un fattore ed anzi uno spazio di paco. Secondo noi, esso permette la necessaria aerazione fra i due blocchi e noi pensiamo di dover agire per attenuare le divergenze ed appianare le difficoltà. Pronti come siamo a dimenticare il passato, a stabilire un nuovo plano di amicizia con l'Occl dente, ad un livello positivo e chif.ro, abbiamo la serena convinzione di comportarci in PndaommicdPvaDdhndsgLlRBclPnrdierrpmpsmvmpss modo non diverso da altri Paesi neutrali. Cioè: il nostro neutralismo non è appoggiato dall'esterno, e dovrebbe essere accolto, accettato e favorito da ogni nazione pacifica e lungimirante. Noi vi tendiamo la mano, e molto spesso voi ci ignorate. Troppo spesso l'Occidente ritiene che per intendersi sia necessario imporsi. Per noi, intendersi vuol dire vivere nella dignità e nel ri- apetto>' _ g.v.

Persone citate: De Gauile, Fanfani, Fontani, Nasser