Un ufficio anagrafe per pecore ed arieti

Un ufficio anagrafe per pecore ed arieti Grande io ila por una originale Hera-powMcor&o nelle ImangMuo Un ufficio anagrafe per pecore ed arieti Hanno nomi presi sovente dalla più schietta poesia bucolica L'albero genealogico servea riconoscere gli animali di razza e (Nostro servizio particolarei Murazzano, 29 agosto. In un concerto di mmmèe - emessi su tutti i toni, infastiditi, irritati, lamentosi, annoiati, angosciati, rassegnati — si è svolto oggi a Murazzano il X Mercato-concorso degli arieti e delle pecore appartenenti a nuclei selezionati della razza delle Langhe. Ne sono stati presentati oltre duecento esemplari sul mi gliaio circa che formano il pa trimonio dei nuclei selezionati, termine che nel linguaggio zootecnico rappresenta la nobiltà della razza. A questi capi infatti è affidato il compito della riproduzione di qualità e quello di migliorare, con gli incroci, le caratteristiche della razza comune. Essa ammonta a circa quarantamila capi. Oggi a Murazzano era appunto la festa della nobiltà ovina, delle pecore e degli arieti selezionati. I duecento esemplari partecipanti (inconsapevolmente) al concorso, ben lavati e pettinati, erano legati in una lunga doppia fila, e da essi partiva quei concerto stonatissimo di mmmèe variamente interpretabili. Con quei mmmèe forse esprimevano i loro cupi pensieri, il timore di chi sa quale oscura avventura da macello. Invece erano lì proprio perché destinati a lunga e feconda vita di riproduttori. La folla li osservava bonaria, compiaciuta; i competenti li ammiravano, ne esaltavano i vari pregi, la possanza, la bellezza. Su quest'ultima dote, l'incompetente si trovava però perplesso. Alcune vigorose teste di arieti erano decisamente brutte, somigliavano a cammelli; talvolta si provava un sussulto, per certe espressioni vagamente umane. In genere tuttavia le caratteristiche della razza erano rigorosamente rispettate, con la tipicamente pecorina docilità e mansuetudine. Il che non impedisce agli allevatori di tagliare le corna degli arieti man mano che esse spuntano, per impedire che le loro velleità rissose, in particolari condizioni di spirito, abbiano conseguenze funeste. Molto apprezzati, negli esemplari maschili, certi sinuosi grovigli di rughe sulla testa, segno di particolare efficienza. Hanno nomi romantici, sonori. Si chiamano Brio, Bello, Biondo, Amore, Avio, Birbo, Baci, Amarilli; le pecore si chiamano Paloma, Sultana, Pupa, Ambra, Begonia, Belva, Orata. I nomi vengono assegnati. dall'Ispettorato Agrario di Cuneo che tiene il registro genealogico, e la loro iniziale cambia ogni anno. Il '56 è stato l'anno dei nomi con la zeta il '57 di quelli con la a, que sfanno siamo alla b. Gli ovini delle Langhe appartengono a una razza autoctona che qui ha trovato le condizioni ideali per svilupparsi, e in innumerevoli generazioni si è sempre più migliorata. Le condizioni ideali sono appunto nell'aridità del suolo, che produce pascoli immuni da parassiti e adatti al nutrimento ovino. E' poi intervenuto l'Ispettorato Agrario, che con una lunga e rigorosa opera scientifica di selezione ha prodotto un migliaio di capi efficientissimi. Questo decimo concorsomercato tenuto oggi a Murazzano, centro degli allevamenti selettivi, ne è l'espressione. Qui convengono ogni anno, l'ultimo venerdì di agosto, allevatori del Lazio, degli Abruzzi, della Toscana, delle Puglie, della Sicilia, per scegliere i migliori capi riproduttori da immettere nei loro ovili. Di ogni esemplare partecipante al concorso si conoscono i dati genealogici di due generazioni: genitori e nonni. Le caratteristiche del nucleo selezionato della razza delle Langhe si riassumono in questo dato significativo: le pecore sono le più lattifere di .tutta Italia, e perciò le più redditizie La produzione media di latte d'una pecora selezionata, nei sette mesi in cui dura il suo rendimento, è di 332 chili di latte, in confronto ai circa 200 della pecora comune. Gli allevamenti sono a tipo familiare e stanziale, piccoli nuclei di cinque capi per stalla. Sodisfano le esigenze degli allevamenti delle zone depresse, sfruttando le modeste risorse foraggere che altrimenti andrebbero perdute, e che invece vanno bene per le pecore. Il latte è molto ricco e si presta alla preparazione di ottimi formaggi, quali le caratteristiche e gustose robiole. Vien fatto notare che l'allevamento delle pecore è molto più redditizio di quello delle mucche. Riferito al peso, una mucca di 5 quintali ne dà 23 di latte; una pecora di 50 chili dà 332 chili di latte. Il latte di mucca rende il 10% di formaggio; il latte di pecora rende il 30%. Dieci pecori», peso pari a quello di una mucca, danno quasi mille chili ùi £ormaggio (robiola), contro i 230 chili d'una mucca, che valgono circa 60 mila lire; a parte la ricotta, e oltre il valore dell'agnello. Una mucca rappresenta un investimento di capitale di 200 mila lire; per una pecora bastano 12-14 mila lire. Il bilancio, viene affermato, è tutto a vantaggio della pecora. La pecora delle Langhe dà poca lana e di qualità scadente. Ma naturalmente non si può avere tutto. E' però anche prolifica. Si è già arrivati, con la selezione, ad avere un parto gemellare ogni due pecore, e si spera di giungere presto a parti costantemente gemellari. Ora comincia l'epoca della riproduzione. Con una gestazione di cinque mesi la pecora è pronta a fornire i teneri agnellini perché vengano trasformati in gustosi arrosti al pranzo pasquale. Dopo un mese di vita gli agnellini raggiungono già il peso d'una dozzina di chili. Diventano arrosto, ma la pecora non lo sa, e continua a produrre puntualmente il latte, mansueta e trasognata, e cinicamente l'allevatore glielo munge ogni giorno, portandogliene via, in sette mesi, più di tre quintali. Giuseppe Paraci Uno degli arieti di pura razza che sono stati premiati ieri alla Fiera di Murazzano

Persone citate: Amarilli, Avio, Begonia, Bello, Biondo, Brio, Giuseppe Paraci, Pupa, Sultana

Luoghi citati: Italia, Lazio, Murazzano, Sicilia, Toscana