Rincasa nel suo alloggio di scapolo e scopre a letto un bimbo di 4 mesi

Rincasa nel suo alloggio di scapolo e scopre a letto un bimbo di 4 mesi Rincasa nel suo alloggio di scapolo e scopre a letto un bimbo di 4 mesi Accorre la polizia con cesta e coperte • Una donna aveva portato di nascosto il piccolo: voleva costringere il giovane a riconoscerlo come figlio Il signor F. L. di 30 anni, impiegato, abitante in corso Peschiera, rincasava l'altra sera verso le 23,30 con alcuni amici. Si tratteneva a ridere e a parlare sul marciapiede, poi salutava la comitiva ed entrava nel portone. Saliva in ascensore nel suo alloggetto di scapolo al sesto piano. Subito avvertiva uno strano rumore: una specie di borbottio, tenue tenue, che veniva dalla camera da letto. Accendeva la luce e rimaneva stupefatto: al centro del letto, sistemato fra tre cuscini perché non cadesse, c'era un bambinello di tre o quattro mesi, biondo, roseo, paffuto: il piccino non era affatto spaventato: sgranava gli ocelli, batteva lo mani, agitava I piedini, emetteva buffi gorgolii. II giovanotto aveva uno scatto d'ira. S'avvicinava al telefono e si metteva in comunicazione con la questura. — Commissario — diceva l'impiegato — qui capita una faccenda seccante : torno a casa e mi trovo un bambino nel letto. — Possibile che lei non lo conosca? Il giovanotto restava per qualche attimo in silenzio, poi mormorava : — E' una storia piuttosto imbarazzante. Le spiegherò tutto. Comunque io questo bambino, in casa mia, non lo voglio... Venga a prenderlo. Mandi qualcuno a prenderlo. — D'accordo. Però aspetto anche lei. Cinque minuti dopo dalla questura partiva una camionetta con un sottufficiale munito di una cestina e di una coperta e due agenti. Il bambino veniva deposto con ogni precauzione nella cesta, ben avvolto nella coperta: lo stesso sottufficiale si teneva sulle ginocchia il prezioso fardello, badando a ripararlo dagli eccessivi scossoni. Nell'ufficio di notturna il giovanotto raccontava una triste storia d'amore: tempo fa aveva conosciuto una giovane donna separata dal marito, S. M. di 26 an¬ a ni, domiciliata in borgo San Paolo. Erano diventati amanti. Quattro mesi fa alla S. M, era nato un figlio. Giorgio. — Ma io sono sicuro che non è figlio mio — concludeva l'impiegato — e non intendo assolutamente assumermi responsabilità di alcun genere... La mia ex-amica, invece, insiste nel volermi affibbiare la paternità... Mi perseguita, mi ossessiona per telefono e per lettera... Mi ferma per la strada, cerca in ogni modo di creare lo scandalo e di rovinarmi. Vedete un po' che scherzo m'ha combinato stasera... Ha conservato una chiave del mio alloggio, sa che ogni sera io esco con gli amici, è entrata e m'ha rifilato il bambino. Il commissario di notturna faceva ripartire la camionetta: stavolta in direzione della casa della donna. Ma la donna non c'era: si aggirava, disperata e singhiozzante nei pressi della sede della questura, hi corso Vinzaglio. Un agente la notava e l'avvicinava. La S. M. balbettava frasi come t Ho visto che hanno portato qui il mio bambino... voglio vederlo... »; e l'agente, perplesso non trovava di meglio che accompagnarla dal funzionario. La donna dava un'altra versione dei fatti: separatasi rial marito aveva sperato di trovare nel giovane F. L. il vero e sincero compagno della sua vita: in realtà tutto era andato bene sino al giorno in cui gli aveva annunciato d'essere incinta. Da allora l'amico aveva mutalo completamente atteggiamento; era divenuto freddo e scostante, evitava gli incontri, ogni discorso sul nascituro gli era fortemente sgradito. Dopo la nascita, le dichiarava dapprima d'aver dei dubbi sulla sua paternità, poi di essere convinto che il piccino era d. un altro uomo. Il commissario lia ancora interrogato il giovanotto che ha però mantenuto la sua rigida posizione di negativa. Infine non ha potuto fdrvrsbtadèdddeodngs«psdlndllDVTaVpmmfPt far altro che rimandare a casa 1 due, l'uomo solo, la donna, smarrita e piangente col bambino. La vicenda, senza dubbio, si trasferirà in tribunale.

Persone citate: F. L.