Le acque decrescono in Val d'Ossola Trovate le salme di quattro dispersi di Gino Nebiolo

Le acque decrescono in Val d'Ossola Trovate le salme di quattro dispersi E' cessata la paura nei paesi rimasti bloccati dalle irane e dalle alluvioni Le acque decrescono in Val d'Ossola Trovate le salme di quattro dispersi Il cadavere di Edvige Chiolini giaceva alla confluenza fra il Toce e il Bogna; a un chilometro da lei i figlioletti Enzo di 3 anni e Piera di 2 - Ricuperato anche il corpo del ragazzo francese - Ormai manca soltanto il nonno Chiolini - Apprensioni per la sorte di due turisti svizzeri e della famiglia d'un medico di Clermont- terrand (Dal nostro inviato speciale) Domodossola, 23 agosto. Il pericolo di nuovi disastri è scongiurato. Nelle "Valli dell'Ossola ogni inquietudine è sparita. Dopo un'altra giornata di sereno e di sole (soltanto per poco, nel pomeriggio, il cielo si è rannuvolato: ma il vento lo ha ripulito in fretta) l'acqua dei torrenti si è ancora abbassata. Alcuni ruscelli, trasformati dagli uragani in cascate di terribile potenza, Sono già tornati ad essere modesti e innocui rigagnoli, anche se corrono fra le macerie delle case che hanno distrutto, fra 1 macigni ■ che hanno strappato alle montagne. E il Toce, il fiume più grande che nella piana di Domodossola raccoglie i torrenti alpini, ha restituito i corpi di altre quattro delle tredici vittime della frana dì San Giovanni. Li .hanno trovati i contadini che, da quando i temporali sono cessati, cercano legna lungo gli argini. Il primo era quello di Edvige Chiolini, la mammà dei cinque bimbi morti nello schianto della loro casupola, la più vecchia e fragile del paese, che sorgeva accanto alla strada del Sempione. Edvige aveva 36 anni ed era prossima ad una nuova maternità. La salma si era impigliata in una siepe, presso il campo sportivo di Domodossola, alla confluenza del torrente Bogna con il Toce. Fra tutti i corpi ricuperati era l'unico che addosso conservasse gli abiti. Il volto intatto, nessuna ferita. La frana, piombata allTmprovviso mentre la donna metteva a letto i suoi figlioli, V ha scaraventata in acqua senza quasi sciuparne le fattezze. Mentre la mamma veniva portata con una barella al cimitero di Crevola, in località Cappuccino emergeva da un gorgo Pierina, di 2 anni, la più p. c-iina dei fratelli Chiolini. Era nuda, straziata, irriconoscibile. Ad un centinaio di metri un'ondata portava sulla riva anche Enzo, di 3 anni, un bimbo dai capelli biondo-oro. Anch'egll era sfigurato, la corrente lo aveva sbattuto contro le rocce per cinque giorni. E' stato difficile, di una pena indicibile, il riconoscimento. Il brigadiere Pisciotti, che comanda la stazione di Crevola, voleva che la formalità fosse fatta da uno degli zìi dei bambini. Ma è arrivato di corsa, sconvolto, il padre. Il pover'uomo già ieri, durante 1 funerali, era sfinito: le sue notti sono insonni, trascorre le ore piangendo e gridando i nomi dei figli. Più volte i parenti lo hanno invitato ad andarsene dal paese, inutilmente. Ed oggi ha voluto accostarsi alle tre salme,, baciarle ad una ad una, assisterle fino a quando sono state chiuse nelle casse. La sua famiglia è quasi tutta lì, nel camposanto. Manca ancora il nonno, Vincenzo, che la sera della catastrofe era uscito di casa per aiutare Edvige ed è scomparso nel fiume. La salma di Vincenzo Chiolini, introvabile, è l'ultima: la tredicesima. I vigili del fuoco hanno fratto a riva anche il Aglio minore del turista francese morto con i parenti — la moglie, un figlio di 19 anni e questo di 9 — mentre in auto cercava scampo verso la città. L'hanno tolto da un isolotto fra Domodossola e Villadossola, presso il ponte della ferrovia per Milano, a circa dodici chilometri dal luogo della frana. Ha i capelli biondi e gli occhi azzurri. I lineamenti non sono deturpati, però i massi del torrente in piena gli hanno strappato via il braccio sinistro. Chi sono i quattro francesi? Forse si è prossimi ad una risposta. Una pattuglia di carabinieri aveva avvistato stamane, in una stretta e profonda gola del Diveria, la lamiera di un'automobile. Due uomini si sono calati nel precipizio e dopo ore di acrobatico lavoro hanno ricuperato 1 rottami. E' l'avantreno di una « Simca Aronde >j, più qualche pezzo del cofano color verde pisello. Manca la targa, ma su una parte del motore vi è il numero di matricola, 1351264, e sul radiatore il numero 4310879. I pneumatici sono quasi nuovi e anche quel poco di lamiera sembra appartenere ad una vettura di costruzione recente. I dati raccolti sono stati comunicati alle Prefetture del Giura e della Saòne-et-Loìre. Si ha infatti la certezza che i francesi provenissero da uno di quei dipartimenti: sulla giacca di uno di essi, l'etichetta della sartoria recava il nome della città di Lons-le-Saunier e del paese di Louhans. Il Commissariato di Domodossola ha anche telefonato i numeri al posto di frontiera di Paglino, nella Valle Divedrò. I funzionari di confine hanno sfogliato ì loro registri (su cui sono segnate le caratteristiche di ogni vettura che passa), ma non hanno trovato nulla: dal 17 agosto nessuna vettura francese in transito da Paglino aveva il motore con quella matricola E' certo quindi che i turisti sono entrati in Italia da un altro confine e la frana II ha uccisi durante il viaggio di ritorno. La notizia della morte dei n quattro francesi e il ritardo nella loro identificazione hanno fatto sorgere apprensioni in qualche famiglia all'estero. Il Console generale italiano a Lione ha informato la Questura di Domodossola che da Clermont Ferrand sono scomparsi il medico dott. Jarlen West, di 69 anni, la moglie, la figliola di 22 e il figlio di 19. Erano venuti in Italia con una «403 Peugeot » color verde. Letta sui giornali la descrizione delle salme trovate a Crevola, i parenti avevano creduto di riconoscerle. Ne erana, anzi, certi. Addosso alle vittime erano stati trovati oggetti che sembravano identici a quelli appartenenti ai West, un anello con topazio, un ciondolo d'oro con l'effigie di San Cristoforo e la scritta « Bon voyage », un orologio di metallo bianco, una catenina di argento. Non si trattava della famiglia di Clermont. Né di due viaggiatori svizzeri spariti cinque giorni fa. Ieri notte, mentre gli operai e i genieri facevano saltare con le mine la roccia per aprire una nuova strada verso il Sempione, è giunta a San Giovanni una signora di Lugano. Singhiozzando ha chiesto di vedere i cadaveri dei francesi. Suo marito e suo figlio erano partiti in auto martedì mattina da Ginevra diretti a Domodossola. Avrebbero dovuto arrivare mercoledì nel Canton Ticino e non sono mai arrivati. Ma è bastata un'occhiata alle fotografie delle vittime per farle nascere in cuore la speranza. Mentre si svolgono i lavori per riparare le rovine della ferrovia del Sempione, si apprende che il ministro dei Trasporti on. Angelini ha disposto, al fine di accelerare la ripresa del traffico su un'arteria internazionale di così vitale importanza, che venga contemporaneamente riattivata anche la vecchia sedè ferroviaria (abbandonata in occasione dell'analoga grave sciagura del 1951) sulla quale il traffico ferroviario potrà essere ripreso più rapidamente. Oltre alla vecchia linea, a San Giovanni continuano notte e giorno i lavori di ripristino dei binari ostruiti dai macigni precipitati dalla montagna, e si rafforzano i parapetti che dovrebbero sopportare eventuali future cadute di detriti: il monte che sovrasta la frazione è tutto di roccia friabile e nessuno può escludere nuovi franamenti. Gino Nebiolo vigili fuoco trasportano la salma della signora Chiolini (Telefoto) imiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiimiiiiiimiimniiimiiiiiiiiiMiiiiiiitn^