Il presunto socio del comm. Giuffrè nega una parte attiva nell'organizzazione di Giovanni Giovannini

Il presunto socio del comm. Giuffrè nega una parte attiva nell'organizzazione Ha ricevuto i giornalisti nella sua splendida villa di Ferrara Il presunto socio del comm. Giuffrè nega una parte attiva nell'organizzazione // rag. Cesarotti non risparmia gli elogi al capo del a società - Spiega la propria rilevante ricchezza con una eredità della mog ie - La Finanza controlla te carte sequestrate ne'la sua abitazione - Si prevede che verranno interrogate trecento persone (Dal nostro inviato speciale) Ferrara, 22 agosto. Il colonnello Bernardi, comandante la Legione Guardia di Finanza dell'Emilia e Romagna, ha riunito stamane a Ravenna tutti i suoi ufficiali incaricati di svolgere indagini sull'Anonima Banchieri. Era presente, fra gli altri, il tenente Frattasio_, capo del nucleo di polizia tributaria di Ferra-\ra, il quale ieri aveva proce-ìdnto al primo interrogatorio), ed alla perquisizione nella ca-\sa di quel rag. Quarto Casa-\rotti che viene indicato come il principale protagonista, alle dipendenze o a lato del comm. Giuffrè, della complessa e singolare vicenda; l'ufficiale ha riferito al suo comandante e ai colleglli sull'operazione effettuata. Occorrerà del tempo per il controllo di tutte le carte sequestrate e si renderà probabilmente necessario un nuovo interrogatorio del Gasarotti. L'indagine procede spedita e serrata: a quella di ieri seguiranno altre perquisizioni, mentre si sta procedendo all'interrogatorio di altre persone comunque coinvolte nella vicenda (si fanno stasera i nomi degli eventuali intermediari Luigi Revaglia di Portomaggiore, e Pino Alessandri di Cesena, di monsignor Adriano Benvenuti — sostituito due mesi addietro nella sita carica di amministratore diocesano e trasferito in una parrocchia per ordine dell'arcivescovo di Ferrara — dei parroci di Gambulaga, Runco, Gualdo e Voghiera). Non sono che i primi d'una lunghissima serie di interrogatori: il colonnello Bernardi, da noi avvicinato a Ravenna al termine della riunione, prevede che dovranno essere sentite circa trecento persone. Il commendatore Giovati Battista Giuffrè sarà probabilmente interrogato alla fine, quando i vari elementi appurati e chiariti potranno permettere una più efficace contestazione (non si ha notizia, per ora, di perquisizioni nel suo domicilio ufficiale, la villa di Sesto Fiorentino, acquistata da Gino Bartali). La polizia tributaria ha cominciato ieri sull't indiziato n. 2 » e sembra già orientata verso la convinzione che il\rag. Casarotti abbia davvcio\in tutta la vicenda ricoperto il ruolo di luogotenente del Giuffrè nell'Anonima Banchieri. E proprio per questo, forse, il ragioniere ha oggi ritenuto opportuno ricevere finalmente i numerosi giornalisti riuniti a Ferrara convocandoci alle 19 nella sua nuova e splendida villa: un suo giovane nipote ci ha fatto accomodare nella biblioteca ricca di volumi di tecnica bancaria, dove ha fatto poco dopo il suo ingresso il padrone di casa, accompagnato dal legale, l'avvocato Buzzinati, Elegantissimo, molto sicuro di sé, almeno in apparenza, il rag. Casarotti ha letto e distribuito un comunicato nel quale «smentisce nella^maniera più categorica di avere avuto parte attiva nell'organizzazione o nell'amministrazione dei capitali di cui si parla », ed aggiunge: «Conosco da qualche tempo il comm. Giuf- frè e l'ho sempre considerato persona della massima fiducia e stima, fiducia e stima- che d'altra parte gli sono state concesse da moltissimi. I rapporti che ho avuto con lui me ne hanno dato conferma. Lia considerazione goduta dal commendatore Giuffrè anche da parte di alte personalità e di ambienti qualificati, sono la conferma migliore dei pregi della sua persona. E' perciò mia convinzione che chi ha dato somme di denaro direttamente o indirettamente da amministrare al predetto, non avrà da lamentare perdite o comunque da dolersene ». Nell'ultima .parte del comunicato, il ragioniere nega di avere mai prcannunciato «novità sensazionali» in risposta alle dichiarazioni del comm. Giuffrè, Il quale, nel nostro colloquio di due giorni addietro a Bologna, interrogato sui suoi rapporti col Casarotti, aveva parletto di « piccole cose » e aveva continuato, forse casualmente, accennando alla possibilità che alcuni avessero speculato sul suo nome e sui suoi nobili scopi benefici per interesse personale. Oggi invece il Gasarotti, non solo tesse l'elogio del commendatore (e cita a conforto la considerazione goduta dal Giuffrè negli ambienti ecclesiastici) ma interviene Ì7i suo appoggio esprimendo il parere che nessuno ci rimetterà denaro (« o che comunque dovrà dolersene », questo è rimasto poco chiaro). Per quanto riguarda se stesso, il Casarotti esclude di avere avuto «parte attiva» nella organizzazione: «Ciò Significa — chiediamo — che lei ha avuto una parte jtassiva, che cioè non ha raccolto ma prestato denaro? ». Risponde di non voler rispondere perché si tratta di affari suoi personali. A una domanda sul come abbia potuto mutare così radicalmente il tenore di vita da quando ha lasciato il suo posto in banca anni addietro, tanto da potersi permettere oggi una villa da più di settanta milioni, una macchina americana da tre milioni e più, e da non esercitare nessuna professione, il ragioniere risponde dapprima con una bat- tuta («Si può vincere anche <*«a Sisal»), poi parlando invece d'una eredità della moglie, che egli amministra. Qualcuno gli chiede se è vero che intendesse acquistare una raffineria di petrolio in costruzione a Ravenna: risponde che trattative preliminari erano andate a monte mesi addietro. La cosa più imperlante di tutto il colloquio resta la sicurezza, con la quale un uomo indubbiamente abile come il rag. Casarotti nega nel modo più categorico di avere in qualsiasi modo fatto parte della « organizzazione Giuffrè », e ciò contrariamente alle voci pressoché unaninà e allo stesso convincimento, per quanto ci risulta, dell'autorità inquirente. Visto da lontano, può sembrare incredibile che un complesso di operazioni, che nel corso di parecchi anni ha raggiunto un volume di una quarantina di miliardi e che ha coinvolto centinaia o mi- gliaia di persone, possa rimanere così oscuro perfino nelle sue linee e nei suoi personaggi principali. Appare impossibile che qualcuno dei danneggiati non si decida a parlare. Eppure è co-\ sì, nelle campagne d'Emilia e Romagna regna oggi la più]strana delle omertà, si hanno notìzie sporadiche di creditori che si riuniscono ed insistono per riaver il loro denaro, ma — coso singolare — sembra che costoro suscitino le più fiere proteste della maggioranza dei creditori. Costoro continuano ad essere convinti della validità delle assicurazioni date ier Vetltro da Giuffrè e confortate oggi dall'autorevole opinione del Casarotti, che tutto andrà a poito e che nessuno avrà da lamentarsi. Tutto invece potrà cambiare da un momento all'altro se qualcuno si deciderà a lamentarsi col brigaeliere dei carabinieri del suo paese o col commissario del suo quartiere. L'Arma dei carabinieri e le questure seguono da vicino le indagini della Guardia di Finanza e sono pronte a intervenire. Ed è il caso forse di notare che la perquisizione di ieri nell'abitazione privata del rag. Casarotti non avrebbe potuto aver luogo senza autorizzazione della magistratura, senza il mandato del procuratore della Repubblica, dottor Adilardi, il quale deve avere ammesso la possibile fondatezza del sospetto da parte della polizia tributaria che fra il Giuffrè e il Casarotti esista o sia esistita una società di fatto, con conseguente liceità del sopraluogo. Dobbiamo inoltre registrare la tesi di coloro che sostengono la possibilità di un intervento diretto dell'autorità giudiziaria contro il comm. Giuffrè in base all'art. l° della legge bancaria, il quale vieta la raccolta del risparmio sotto ogni forma (e quindi anche sotto quella delle ricevute della Anonima, di « danaro dato in amministrazione *) senza il permesso della Banca d'Italia. E' un'azione però che non darebbe soddisfazione nemmeno al più certo colpevolista, dato che potrebbe solo concludersi con una* ammenda dalle dieci .aite centomila lire: un po' po-jco per un movimento d'affari sui quaranta miliardi. Proprio in base all'entità delle somme rastrellate e a un preteso calo degli investimenti in tìtoli di Stato o depositi postali nelle zone dove più intensamente ha operato l'Anonima Banchieri, alcuni (tesi illustrataci dall'avv. Enzo Veronesi, di Ferrara) ritengono addirittura che si possa parlare di aggiotaggio con conseguente pena sino ai sei anni di reclusione. Tesi che i più ritengono però azzardata, in quanto l'art 501 cod. pen. richiede per la configurazione del reato che il colpevole abbia agito « al fine di turbare il mercato interno dei valori »: un fine che in ogni caso all'Anonima Banchieri non interessava affatto. Abbiamo sconfinato in campo giuridico, ma sempre a titolo di cronaca in quanto sono tesi che si sentono in que- sti giorni dibattere negli ambienti, non soltanto legali, di tutta l'Emilia. Meno interesse hanno invece destato le polemiche politiche a proposito della prece dente inchiesta svoltasi di ciotto mesi addietro, quando ero ministro delle Finanze l'on. Andreotti. Il Giuffrè e il suo avvocato Marchesini ci parlavano l'altro giorno di una investigazione in grande stile (diretta — dicevano — dal generale Pelandri del Comando generale della Guardia di Finanza) che non aveva trascuralo niente e che si era risolta in niente solo perché non c'era niente da scoprire; altri, e in verità si tratta di persone che dovrebbero saperlo, la definiscono una indagine « limitata». L'unico elemento concreto che possiamo apportare noi è che il rag. Quarto Casarotti, indicato anche allora a torto o a ragione come il « numero due » della Anonima Banchieri, non era stato interrogato: ce l'ha dichiarato lui stesso a conclusione della sua autodifese. Giovanni Giovannini {•IIIIIIIIIIIllllllllllllllllllllllllItlItllIIIIIMIIIIIII