Uno studente si uccide in un burrone tornando da una battuta di caccia abusiva

Uno studente si uccide in un burrone tornando da una battuta di caccia abusiva Voleva sfuggire alle guardie del Parco Nazionale del Gran Paradiso Uno studente si uccide in un burrone tornando da una battuta di caccia abusiva La vittima è un giovane valdostano di 21 anno - Con un amico aveva ammazzato un camoscio femmina ed un piccolo - E' precipitato per duecento metri sui monti della Valsavaranche Il drammat co racconto del compagno ai sorveglianti cui si è presentato in stato di choc (Dal nostro inviato speciale) iValsavaranche, 12 agosto. IUna battuta di caccia abusi- ;va nel Parco nazionale del Gran Paradiso, sui monti della Valsavaranche, si è conclusa ieri sera tragicamente: un giovane studente, menare ricntra- va a valle lungo un ripido ca-\nalonc. è precipitato in un bur- rone sfracellandosi dopo un vo- lo di 200 metri. La mortale di- sgrazia è avvenuta nel vallone del Pessey, a quota 2600 metri..nel colatoio di roccia che scen- \ de a picco dal monte Favret] sulla piccola frazione di Rove naud, e ne è rimasto vittima lo studente ventunenne Osvaldo Carlin, di Daniele, abitante in frazione Tignet del comune di Valsavaranche. Il fatto è accaduto poco dopo le 20, ma a valle la notizia è stata portata verso la mezza notte dal compagno dello scom parso, Rodolfo Borney, di 21 an>l0> da Aymavillcs. Attravcr «° " suo racconto, fatto alle guardie del Parco, abbiamo po- r"r° staserò ricostruire il tra- aico incidente. I due giovani avevano ucciso due camosci (una femmina e un piccolo) nel corso d'una battuta eseguita con molta cautela nella selvaggia e solitaria zona del colle Charbonnière. Nella discesa a valle, dovevano evitare le zone attraversate da sentieri o comunque accessibili, per non incontrare le guardie del Parco Nazionale. Decidevano pertanto di scendere attraverso il canalone del Pessey: così sarebbero arrivati direttamente all'abitato di Rovenaud, dove abitano alcuni parenti del Borney, e qui avrebbero potuto nascondere agevol- mente la selvaggina cacciata.Secondo quanto ha dichiarato il sopravvissuto alle guardie, egli procedeva con il camoscio femmina ucciso sulle spalle, mentre il Carlin avevail piccolo. La discesa avveniva lentamente perché il canalone è ripidissimo, con jiaurosi burroni che si aprono ad ogni passo, e il carico aumentava ?io(evolmente i rischi. Improvvisamente, è accaduta la disgrazia. Il giovane studente Carlin poneva il piede su un masso ritenendolo solidamente attaccato alla montagna, e invece questo cedeva. Il ragazzo tentava di salvarsi gettandosi indietro, ma scivolava e, prima ancora di potersi afferrare a qualche appiglio, scompariva nell'abisso sfracellandosi fra le rocce, duecento metri più in basso. Il Borney, che era a pochi metri di distanza, intese le grida disperate dell'amico, vide l'ombra sprofondare nel vuoto. Poi più nulla Ri?nasto solo nella notte sulla montagna, tentò dapprima di scendere, ma ormai la paura lo attanagliava. Gridò per oltre un'ora nella speranza di farsi udire da qualcuno, ma inutilmente. Allora ritornò indietro, risalendo la montagna fino ad incontrare un sentiero che lo avrebbe riportato in basso. Ansante arrivò al casotto di Maisoncle, dove si trovava per il turno di sorveglianza la guardia Siro Jocollé, e a questa spiegò in breve quanto era avvenuto. La guardia lo fece scendere a valle e un'ora dopo, a Rovenaud, il giovane ripeteva lo stesso racconto al capoguardia del Parco, Antonio Giacchetto. Il Borney era in stato di <chocy> e per tranquillizzarlo accorreva da Valsavaranche un medico, il dott. Cecchini, dì Milano, che gli somministrava sedativi e antispastici, vietando poi a tutti, carabinieri compresi, di avvicinarlo. Nella notte, intanto, venivano organizzate le spedizioni di soccorso: per prima quella delle guardie, guidata dal capo Giacchetto, che raggiungeva il luogo della disgrazia alle 9,15 teli stamane; quindi un'altra di valligiani, diretta dal vice-parroco do il Luigi Passy. Dall'alto, il capoguardia Giacchetto, notava con il canocchiale il camoscio femmina, per cui, avendo una traccia, raggiungeva il fondo del burrone e rinveniva il cadavere del Carivi. La salma dello studente è stata trasportata a valle e alle 22 di stasera un mesto pellegrinaggio di valligiani l'ha accompagnata fino alla casa paterna di Tignet. Alla sciagura seguirà ora la inchiesta, poiché se quanto ha dichiarato il Borney alle guardie è vero, egli deve rispondere di bracconaggio nel Parco \nazionale. Questo reato com porta ingenti pene pecuniarie. Per la caccia autorizzata, l'Ente Parco stabilisce, infatti,una tariffa di 350 mila lire, per uno ìstambecco, tre soli colpi di fu- cile per un animale prescelto, (e 75 mila per un camoscici. Trattandosi, in questo caso, di caccia abusiva — sempre se le dichiarazioni delle guardie sono esatte — e di uccisione di animale femmina e di pìccoli, è da prevedere un'ammenda che può ammontare a qualche milione. Lo studente Carlin è figlio d'un sorvegliante del Parco; il Borney è invece figlio di un bracconiere, il quale fu in passato più volte sorpreso dalle guardie e una volta venne salvato dagli stessi guardiacaccia eiuando, in una battuta, si ruppe una gamba e venne estratto dal precipizio in cui era caduto. s. r.

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