Catturati i rapinatori della banca di Napoli opo unn sparatoria presso la Maddalena

Catturati i rapinatori della banca di Napoli opo unn sparatoria presso la Maddalena mezzanotte scontro con la polizia: un bandito in fin di vita Catturati i rapinatori della banca di Napoli opo unn sparatoria presso la Maddalena L'assalto era avvenuto giovedì scoiso in un'agenzia del Banco di Calabria a Napoli - Il bottino limitato ad assegni inesigibili - Fuggiti con una «1100» i banditi giungevano ieri sera a Torino - Una camionetta della nostra Questura li insegue, bloccandoli al bivio di Revigligsco - Nella sparatoria uno è colpito a morte, due si arrendono, uno riesce a scappare - L'interrogatorio dei lermati - Vasta battuta nella notte per ricercare il quarto Alle 23,50 di ieri un giovanotto che abita in collina, scendeva con la sua macchina per la strada di Valsalice. Quasi all'altezza del capolinea del 13 incontrava une camionetta della Questura. Sulla camionetta vi erano il brigadiere Salvatore Cicirello e gli agenti Alfonso Senatore e Antonio Lotito, tutti della Squadra Mobile. Usando il clacson e il lampeggiamento del fari, il giovanotto faceva cenno agli agenti di fermarsi e informava il brigadiere Cicirello che sulla strada del colle della Maddalena, nelle immeditate vicinanze del convalescenziario dell'Inai!, a breve distanza ii 11liirm 11:i>• iil il111111 mt111il1111! !11mi)■ ilri m■ 11 ili cioè dal bivio di Revlgliasco era ferma una 1100 con a bordo 4 individui sospetti. «Non vorrei che fossero rapinatori in attesa di compiere qualche colpo ». Il brigadiere Cicirello risaliva sulla cpmionetta e dava ordine di puntare sul luogo indicato a tuita velocità Dietro alla camionetta della polizia si portava l'auto del giovanotto. Giunti alla penultima curva prima del convalescenziario, gli agenti scorgevano la macchina targata Siena in un prato lungo la strada, quasi interamente nascosta da cespugli di gaggie. Il brigadiere Cicirello scendeva, s'avvicinava, puntava la torcia elettrica nel l'interno. Vi erano tre indivi i11 m i iiiiii 1111 1111111111111111111m [11 iri 111111111u debctctcmsvgvggmloudbLcr dui; il 'quarto probabilmente era-.appena sceso ed era nella boscaglia vicina Immediatamente il sottufficiale s'accoigeva che uno dei tré lo .stava prendendo dì mira cori una rivoltella, e diceva intanto queste precise parole: c Guardi che io le manette non me le faccio mettere da nessuno >. Il Cicirello, con notevole presenza di spirito, spegneva la lampadina e si gettava da un lato. La mossa, eseguita con fulminea rapidità, gli salvava la vita. Infatti l'uomo, che intanto aveva aperto lo sportello, apriva, il fuoco e un proiettile sfiorava la testa del brigadiere. Seguiva una breve e intensa sparatoria. L'agente Lotito, esplodendo un colpo a distanza ravvicinata, riusciva a colpire il bandito ohe aveva sparato per primo. GU altri due facevano l'atto di arrendersi alzando le braccia e consegnando le armi. Ma subito dopo reagivano e impegnavano con gli agenti una furibonda colluttazione. Nella mischia si gettava con energia anche il giovanotto che aveva segnalato la macchina misteriosa. Alla fine, i due venivano ridotti all'impotenza e trascinati sulla camionetta. Del quarto in fuga non ci si poteva occupare. Per mezzo della radio di bordo, gli agenti segnalavano il fatto alla Questura e da corso Vinzaglio partivano quattro camionette della Volante. Intanto il ferito veniva trasportato in città all'ospedale San Giovanni. Era in gravissime condizioni e i medici lo sottoponevano, con poche spe ranze ad un difficile intervento chirurgico. In tasca avava due tessere postali, su entrambe era apposta la sua fotografia, ma sotto erano segnate generalità diverse. Si poteva però stabilire che il suo vero nome era Gustavo Con tù, di 38 anni, domiciliato a Roma in via Tonale 26. L'altra tessera era intestata al signor Augusto Senise, pure di 37 anni, abitante in Roma, via Flavia 42 (si accerterà più tardi che il Senise è un commercialista a cui il Contù aveva rubato il documento, alterandolo con la propria fotografia). Gli altri due erano subito trasferiti in Questura e interrogati personalmente dal questore dott. Ortona, dal dott. Sgarra, capo della Mobile, e dal sostituto procuratore della Repubblica dott. Pennello, I due venivano identificati per Alberto Alberti e Remo Bonilauri. Ci si rendeva dunque conto di avere di fronte i banditi che da quattro giorni la polizia di tutta Italia stava ricercando. Giovedì 7 agosto, alle 13,15 tre individui scendevano da una « 1400 » che si era fermata in piazza Medaglie d'Oro, a Napoli, ove ha sede la filiale n. 4 del Banco di Calabria. Un quarto bandito restava al volante della vettura. La banca stava per chiudere e nel salone vi erano soltanto quattro o cinque clienti. I rapinatori, armi in pugno, immobilizzavano i presenti e avvicinatisi al banco s'impadronivano di alcune borse di pelle, contenenti valori e pronte per essere caricate sul camioncino blindato della banca. L'impresa veniva compiuta nel giro di pochi minuti. Con le borse sottobraccio, i tre riguadagnavano l'uscita e risalivano sulla «1400» che ripartiva a folle velocità. Un cassiere, Elio Ferrante, si precipitava sulla Bua macchina e iniziava l'inseguimento. Ma i banditi sporgendosi dai finestrini aprivano il fuoco tra il panico dei passanti e facevano scoppiare i pneumatici della macchina inseguitrice. La fuga dei rapinatori continuava in modo drammatico. In piazza Mazzini travolgevano un vigile, cento metri dopo Investivano in pieno un ragazzo. Michele Risso che rotolava sull'asfalto con. gravi ferite agli arti inferiori e rimaneva esanime in una pozza di sangue sotto gli occhi atterriti dei genitori. In brevissimo tempo la 1400 riusciva a raggiungere Capodlmonte, là imboccava la nazionale per Roma e si dileguava. La rapina non aveva fruttato ai banditi praticamente nulla. Infatti le borse contenevano quasi esclusivamente assegni inesigibili. Fonogrammi di ricerca venivano diramati immediatamente ad ogni questura. I funzionari della nostra Squadra Mobile Interrogavano vanamente per quasi due ore l'Alberti e 11 Bonilàuri. Essi rifiutavano di parlare è persino di dichiarare le loro precise generalità. In tasca non avevano documenti, ma il dott. Sgarra 11 poteva Identificare con sicurezza grazie alle fotografie giunte la aera prima da Napoli. Ad un certo momento li Bónilaurl dava ih escandescenze e con ogni probabilità fingeva di essere colto da un attacco dì squilibrio mentale: borbottava frasi prive di senso, cercava di divincolarsi, di strapparsi gli abiti di dosso, di dare la testa contro il muro. Due robusti agenti stentavano a trattenerlo. Alle 3 1 due passavano in camera di sicurezza. Nel frattempo era stato mobilitato, si può dire, l'intero corpo di polizia. Centinaia di agenti erano stati inviati nella zona della sparatoria e battevano strade, viottoli, boscaglie,\ alla ricerca del quarto bandito fuggito che dovrebbe essere Luciano Zagaria. La macchina era ferma nel punto in cui era stata trovata con le portelle aperte e i sedili sporchi di sangue. E' una « 1100 103 » di recente modello, con targa Siena. Risulta rubata al signor Alvaro Masoni, abitante in Siena, via Vallerotti 8. In una successiva perquisizione nell'interno della vettura gli agenti trovavano un'altra rivoltella !a tamburo calibro 7,65. Conteneva cinque colpi: uno era stato sparato. Alle ore 4 le condizioni del Contù, ricoverato al S?n Giovanni, apparivano disperate: i sanitari lo consideravano in imminente pericolo di vita. gnrdSlgnCgdmtbsmr Ieri sera il nostro ufficio romano ci aveva telefonato i seguenti particolari sui protagonisti rfr//n rapina: Due colpi di scena hanno caratterizzato gli ultimi sviluppi delle indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Roma, sulla clamorosa rapina compiuta giovedì scorso a Napoli ai dan- | ni dell'agenzia della Banca di Calabria, in piazza delle medaglie d'oro, al Vomero: l'arresto di Giancarlo Cesaronl, il commesso della Camera dei Deputati che dette In noleggio ai banditi la macchina di cui si servirono per portr.re a termine l'audace impresa, e 'a dimostrata estraneità al colpo di Francesco Vallucci, indicato prima quale uno dei quattro rapinatori. Il posto da lui lasciato vuoto, è stato tuttavia subito occupato da un noto esponente della malavita romana. Gli investigatori hanno Infatti accertato che il quarto uomo della banda è Remo Bolimauri di 35 anni da Cavrlago, in provincia di Reggio Emilia, abitante a Roma in via Donna Olimpia 120. Delle sue gesta più volte si è dovuta occupare la polizia e la magistratura. Fra la malavita lo chiamano «Robinson» oppure «l'Indiano» Il fatto che ha destato maggior scalpore è però, senza dubbio, l'arresto di Giancarlo Cesaronl contro 11 quale la Procura della Repubblica di Napoli ha spiccato mandato di cattura così come nel confronti, degli autori materiali della rapina non ancora acciuffati dalla polizie. Il Cesaroni è un giovane di ventisette anni che era stato .assunto due anni fi come salariato tra-il personale!di Montecitorio. Era figlio di un dipendente a riposo, ora deceduto, ohe in trentanni di lavoro aveva dato sempre prov- a' t-rande probità. Fu ap- punto quasi per ricompensarlo al termine della lunga carriera, che l'ufficio del personale accolse la domanda di assunzione di Giancarlo, un giovane dall'intelligenza pronta e di bell'aspetto. In breve tjuesti si era fitto benvolere, ed in seguito ad un concorso, al quale era stato ammesso per le sue capacità, era stato collocato in pianta stabile. Guadagnava sulle ottantamila lire, esclusi gli straordinari ed era stato destinato alle anticamere dei gruppi parlamentari, un lavoro deli cato che viene solitamente af- fidato ai più meritevoli. Nessuno dei suoi colleghi aveva mai sospettato una sua doppia vita, nonostante desse l'impres-l sione di disporre di somme di denaro talvolta superiori a quelle guadagnate con 11 suo normale lavoro. Aveva acquistato quattro automobili usate e. pur non avendo per owll motivi la necessaria autorizzazione, usava darle in noleggio. Dei quattro banditi due appartengono a buone famiglie. Luciano Zagaria, che fu indicato proprio dal Cesaroni, ha 22 anni ed è figlio di un funzionario dello Stato. Abita In borgo Pio n. 138, a due passi-dal Vaticano, ma, nonostante la sua giovane età, il fascicolo che sotto il suo nome giace negli archivi della Questura è già molto voluminoso: quattro furti ed una denuncia per violenza e minacce. Nell'aprile scorso, aveva organizzato un colpo a Roma Insieme ad altri complici, ma la notte prescelta per portarlo a termine l'auto su cui si trovava aveva incrociato in piazza San Cosimato una « 1900 » della polizia. Lo Zagaria riuscì a sfuggire all'inseguimento e alla cattura La macchina venne più tardi ritrovata in una via periferica; era di sua proprietà ma si guardò bene dall'andarla a ritirare in Questura. Anche Gustavo Contù di 38 anni è figlio di un impiegato statale. Ex-studente universitario, si e dato alla malavita e per quattro volte è stato denunciato per furto aggravato, rapina e appropriazione indebita. Recentemente era stato inoltre sottoposto a libertà vigilata. Alberto Alberti è il più vecchio del quartetto. Ha quarantadue anni, abita in via XX Settembre n. 44, ed ha i capelli quasi del tutto grigi. E' pregiudicato per furti, truffa, ingiurie, usurpazione di titolo ed alcuni anni fa era stato anche confinato ad Ustica. 1 Il Contù, gravemente ferito alla testa, è trasportato all'ospedale San Giovanni | -7 Gustavo Contù, 38 anni t i il \ I due arrestati: Alberto Alberti e Remo Bónilaurl, sono trasferiti alle ((Nuove»