La spedizione italiana al Karakorum sta per toccare gli «ottomila» dell'ultima vetta

La spedizione italiana al Karakorum sta per toccare gli «ottomila» dell'ultima vetta Secondo l'ultimo messaggio giunto al O A I il -4- luglio La spedizione italiana al Karakorum sta per toccare gli «ottomila» dell'ultima vetta Gli scalatori sono impegnati alla conquista del Gasherbrum IV - La loro marcia sui ghiacci ricostruita attraverso le relazioni inviate da Cassin e Toni Gobbi - Il campo-base a 7000 metri, in attesa dell'assalto Anale e a o e i o e, . a r ; n i, e l o e i i - (Dal nostro corrispondente) Aosta, 31 luglio. Nella sua boutique sportiva di Courmayeur, la. giovane signora Romilda Gobbi, moglie del noto alpinista Toni, trascor. re ogni giorno momenti di ansiosa attesa. Suo marito, infatti, è impegnato come vice-capo della spedizione italiana al Karakorum, sul Gasherbrum IV, e le notizie arrivano alla signora Gobbi soltanto ogni dieci giorni dal C.A.I. centrale con la posta proveniente direttamente dal campo-base. Ma sono notizie di almeno due o tre settimane addietro e questo provoca nella signora un'ansia giustificata specie in questi giorni poiché, a ogni ora, potrebbe giungere il messaggio-radio dell'avvenuta scalata. In attesa di questo annuncio, abbiamo chiesto alla moglie della guida notizie sulla spedizione e attraverso le relazioni pervenutele dal C.A.I. centrale, abbiamo avuto così una documentazione precisa sui movimenti degli scalatori fino al 4 luglio scorso, data dell'ultimo messaggio del capo spedizione Riccardo Cassin. La nostra spedizione si trova all'assalto della cima IV del Gasherbrum, la più importante del gruppo che si alza nel Circo Concordia, di fronte al KS perché sfiora gli 8000 m. Dal < campo 2 » (m. 6150) giunge la prima relazione Gobbi, datata 27 giugno, che narra tutte le vicende della spedizione dalla partenza da Skardu, dopo il loro arrivo in aereo U 30 maggio scorso. In quindici giorni, accompagnati dall'ufficiale di collegamento pakistano cap. Dav, da 14 portatori d'altitudine e 420 portatori normali, gli otto scalatori italiani (Cassin, Gobbi, Bonatti, Maraini, Zeni, Mauri, De Francesch e Oberto) giungono al Circo Concordia. Dal 1° giugno, Gobbi, Bonatti e Oberto con 1S0 portatori, si muovono con l'incarico di scegliere e fissare il campo-base. Questo viene montato il 17 giugno e tre giorni dopo iniziano le operazioni. Scrive Gobbi: « Si deve risolvere il primo dei problemi posti dall'attaoco: quello, cioè, dì trovare il migliSr tracciato per superare la prima seraccata che si oppone all'entrata del grande pianoro superiore del ghiacciaio sud del Gasherbrum. Questo problema viene risolto subito e con bandierine segniamo l'itinerario fino al campo V. Purtroppo al rientro- troviamo un dolorosissimo imprevisto: Mauri, che ci aveva scorti di lontano, si era affrettato a preparare una pentola di tè; nel maneggiare la pentola a pressione, è stato colpito al braccio destro dal getto di vapore e d'acqua bollente e riporta ustioni di secondo grado >. Il 22 giugno Bonatti e Gobbi fissano il campo 1° a 5600 m. e il 25 con Oberto raggiungono il campo 2" a m. 6150. Intanto Cassin provvede con gli altri scalatori a rifornire^ dalla base i due campi superiori. Il 25 giugno, Cassin sale al secondo campo e qui « viene studiato, vagliato ed approvato un pruno piano d'attacco alla vetta che è proposto, dopo studio minuzioso, da Walter Bonatti, la cui esperienza himalayana si dimostra ancora una volta preziosa. Cassin si ferma con noi — continua Gobbi — ed ha cosi inizio il secondo tempo dell'attacco alla cima ». In un'altra relazione del 1° luglio, la guida Toni Gobbi riferisce sulle nuove operazioni. Il 28 giugno Gobbi, Bonatti e Oberto partono dal < campo 2» con il compito di attaccarsi alla seraccata del Colle est: questa seraccata ha un dislivello di H>0 m. e la marcia è faticosa sia per l'altitudine che per la neve e i crepacci. Dopo aver raggiunto quota m. 6500, Bonatti e Gobbi trovano il posto per fissare il campo 3: sopraggiunge però il maltempo e gli scalatori devono rientrare. Il 29 giugno Cassin, Gobbi, Bonatti e Oberto fissano il « campo 3 » definitivo; intanto Mauri, che si è ormai rimesso dall'incidente, raggiunge con Zeni il « campo 2 ». SO giugno: Bonatti e Gobbi partono con il programma di finire la salita della seraccata ed uscire sul Colle est vincendo il muro finale alto 70 m. Alla sera, alle 20, sono alla crepacciata terminale, a quo ta 6950: non restano che pochi metri per superare il muro e raggiungere il sospirato colle; purtroppo il tempo si mette al brutto e la tormenta li costringe a ripiegare. Il giorno dopo, primo luglio, il tempo è pessimo: gli scala tori decidono di scendere al campo inferiore; Cassin e Oberto partono alle sette del mattino, ma dopo appena tre cento metri rischiano di es sere travolti e uccisi da una enorme slavina. Lo stesso Cassin, nel suo messaggio al C.A.I. del 2 luglio, dà un breve accenno, della tremenda avventura: « Siamo fermi anche oggi perché continua a nevicare. Addio piste che- ci sono costate molta fatica, ma pazienza Speriamo che il tem¬ po si rimetta e ci consenta di salire la famosa seraccata per esplorare la cresta nord-est che sembra la più fattibile. Con Oberto ieri sono sceso dal « campo 3 » e per poco non siamo stati travolti da una enorme slavina staccatisi dal Gasherbrum II. Ci siamo salvati per puro miracolo: bastava che fossimo pochi metri avanti e saremmo stati spacciati. Era talmente grossa e aveva tanta potenza che è andata-a po^giafsi a ridosso deirla cima III dopo 5 km. di corsa ». Toni Gobbi aggiunge però nella sua relazione che Cassin e Oberto sono stati investiti dalla coda della sfarina <r fortunatamente però senza forti danni ». Con l'ultimo messaggio del 4 luglio, il G.A.I. centrale è stato informato che gli scalatori sono riusciti a superare il muro finale della seraccata e a fissare il « campo 4» a oltre 7000 m. Da quel momento il silenzio: sono trascorsi ventisette giorni ed in quesió tempo le cordate italiane possono ormai essere pronte per l'assalto finale. Quattro anni or sono, come oggi, alle diciotto del -pomeriggio, Compagnoni e Lacedèlli issavano il tricolore sulla vetta del K 2. Chissà che domani la piccola radio del campo-base non ci porti l'annuncio che su un'altra vetta dell'Himalaya sventola la bandiera italiana. s. r. L'impressionante anfiteatro del Karakorum. A sinistra, il K. 2, al centro la massiccia mole del Broad Peak, a destra la vetta del Gasherbrum IV, meta dell'attuale spedizione italiana organizzata dal Club Alpino Italiano

Luoghi citati: Aosta, Courmayeur