Allarme per un avvocato scomparso Si scandaglia un pozzo di 60 metri

Allarme per un avvocato scomparso Si scandaglia un pozzo di 60 metri 1 pom.jieW aoa Ss si su uso trovato alcuna traccia Allarme per un avvocato scomparso Si scandaglia un pozzo di 60 metri Ettore Fili ini, era in villeggiatura sulle collina - Uscito verso le 11 non he più latto ritomo - Ritrovate le scarpe accanto al pozzo - La sera prima aveva giocato a carte con i pittori Casorati e Menzio , Tutto il paese di Pavarolo ha trascorso ieri pomeriggio ore di ansia e di angoscia per la drammatica scomparsa dell'avv. Ettore Fubini. L'avv. Fubini, che ha 69 anni, appartiene ad una famiglia molto conosciuta nella nostra città. Ha due fratelli, l'avv. Attilio, che ha uno studio legale, e il dott. Alfredo, chimico, circa vent'anni fa, all'epoca delle persecuzioni razziali attuate dal fascismo, l'avv. Fubini era stato costretto ad abbandonare l'Italia e a rifugiarsi in Francia a Nizza. Sposato con la signora Elda Laltt-s, il Fubini ha due tigli: Marisa, moglie del dott. Liscia, e Guido, avvocato a Torino. Ogni anno l'industriale veniva a trascorrere le ferie a Pavarolo, nellla villa della suocera Maria Diena vedova Lattcs, una bella villa con giardino, parco e poderi in strada Maestra 33. Quest'anno aveva anticipato le vacanze e lasciata Nizza s'era trasferito, assistito affettuosamente, dalla moglie, in una clinica nei pressi di Bruino: forse per eccesso di lavoro soffriva di un grave esaurimento nervoso: tra l'altro s'era convinto, senza precisi motivi, di essere affetto da un morbo inesorabile e Incurabile. Comunque, dopo il periodo di cura e di riposo in clinica, l'avv, Fubini sì recava come di consueto a Pavarolo. Tre giorni fa, nel tardo pomeriggio, la mezzadra della villa, Virginia Favretto, lo scorgeva mentre, affannato e stravòlto, si addentrava in un bosco: dava l'allarme, la moglie lo raggiunge va, lo calmava, lo riconduceva a casa. L'altro ieri l'industriale si | fermava davanti ad un pozzo, in I paese, e lo considerava a lungo iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii con strana curiosità: ma poi, per il resto della giornata, si mostrava normalissimo, eu anzi di buon umore e di energia. Alla sera giocava una partita a carte con due pittori suoi amici, Felice Casorati e Francesco Menzio. Ieri mattina alle 10 e 30 usciva dalla villa. La mezzadra lo salu- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiini n e - i i i e o 0 Fubini, contrariamente al suo solito, non rispondeva, non voltava neppure la testa e tirava diritto, Alle 11 era dal parrucchiere. Si faceva radere, tagliare i capelli: al momento di andarsene tirava fuori dì tasca due o tre sigarette e diceva « Se mi vien voglia di fumare, non ho i fiammiferi »: al che il parrucchiere glione dava una scatoletta. L'industriale ringraziava, salutava e se ne andava con passo fermo. Erano esattamente le 11 c 30. Da quel momento nessuno più lo vedeva. A mezzogiorno tornava In Municipio, dove abit . il messo comunale Pietro Benedetto. Lo spiazzo che è davanti al Municipio termina con una scarpata in muratura di due o tre metri che dà sulla strada: In questo muro vi è una specie di nicchia protetta da una griglia mobile: la nicchia è sede dell'imboccatura di un pozzo profondo ben sessanta metri (di cui quindici d'acqua). Il Benedetto, camminando per la strada che sale allo spiazzo del Municipio, pacava accanto alla nicchia e notava distrattamente che la griglia era stata rimossa: a terra, in un angolo vi erano due scarpe di tela con la suola di corda. Il messo dava un'occhiata e proseguiva. Verso le 13, lini to di mangiare, gli giungeva no tizia che l'avv. Fubini non era rincasato per il pranzo, e che la famiglia, fortemente allarmata, lo stava cercando. SI ricordava allora delle scarpe vicino al poz¬ crvotvcgtsdaMiiiiu iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiit zo. Correva sul posto, le scarpe erano sempre là. Chiamava la Favretto che, appena le scorgeva, sbiancava in volto e balbettava: «Ma si!... Le riconosco, non posso sbagliarmi!... Sono del mio padrone!... ». Pochi minuti dopo il sindaco cav. Cagnassone telefonava ai vigili del fuoco che rapidamente accorrevano con l'autoradio e un carro-attrezzi al comando dell'Ingegner De Palma. Da Chieri arrivavano, per fi servizio d'ordine, il brigadiere dei carabinieri Vermiglio e l'appuntato Campolo. Tutti i parenti assistevano alle difficili operazioni di scandaglio. Venivano gettati numerosi ramponi per tutto il pomeriggio: per illuminare l'Interno dell'impressionante voragine era necessario piazzare un gruppo elettrogeno: e si doveva anche costruire una impalcatura al ridosso dell'imbocco. Alle 18.30, uno dei ramponi arpionava «qualcosa»: con perigliosa acrobazia il vigile Mario Bianco di 24 anni si faceva calare nel pozzo, sino al pelo dell'acqua. Ma la « cosa » era semplicemente una ruota di ferro: la ruota della vecchia carrucola, rotta e precipitata nel 1932. Dopo sei ore di estenuante* lavoro, dopo uno scandaglio ininterrotto e minuzioso l'ing. De Palma dava ordine di sospendere le ricerche. Alla domanda angosciata del figlio: «Ma lei crede che 11 corpo di-mio padre sia là dentro?», il comandante dei vigili del fuoco rispondeva: « Tutto quel che potè vamo fare l'abbiamo fatto. Per ora, I nostri scandagli hanno da to esito negativo ». A tarda sera veniva anche affacciata l'ipotesi che l'avv Fubini non si fosse gettato nel pozzo ma che, lascia te le scarpe nella nicchia, aves se preso la via dei boschi, errando senza meta, in preda ad un attacco di amnesia. Un vigile con autorespiratore si cala nel pozzo con strana curiosità: ma poi, per tava e gli rivolgeva la parola.

Luoghi citati: Bruino, Chieri, Francia, Italia, Nizza, Pavarolo, Torino