L'America vorrebbe discutere tatti i pericoli della pace mondiale di Gino Tomajuoli

L'America vorrebbe discutere tatti i pericoli della pace mondiale L'America vorrebbe discutere tatti i pericoli della pace mondiale Non si esclude che, per accogliere le richieste di De Gaulle, il Consiglio di Sicurezza venga convocato a Ginevra o in altra sede "neutrale,, (Dal nostro corrispondente) Washington, 24 luglio. La risposta degli Stati Uniti alla lettera inviata ieri da Kruscev, è stata redatta stasera, ma verrà conosciuta soltanto domani. Dopo aver discusso il problema in una seduta del Consiglio di Sicurezza nazionale, durante il quale è stata « riesaminata > l'intera situazione del Medio Oriente, Eìsenhower — che fin dal primo mattino è stato in contatto telefonico con Macmillan — si è incontrato due volte durante il giorno con Dulles. Alla fine della giornata il suo portavoce ha annunciato che la prima stesura della risposta è pronta; ora sarà comunicata e discusFa con l'Inghilterra e con la Francia e verrà resa pubblica solo dopo la loro approvazione. Nessuno dubita più che, al punto in cui è ormai giunto « questo malaugurato affare », Eisenhower si incontrerà entro dieci o forse quindici giorni con Kruscev nel Palazzo di Vetro dell'Onu, sotto il fuoco concentrato degli obiettivi televisivi e dei microfoni. L'unica speranza è che il segretario generale dell'Onu riesca ad escogitare una procedura che limiti ai minimi termini l'ormai inevitabile parata propagandistica e le dichiarazioni polemiche per favorire una discussione ordinata, possibilmente fruttuosa e soprattutto segreta. E' una speranza che pare destinata ad avverarsi. I particolari della procedura non sono ancora conosciuti; tuttavia pare assicurato che Hammarskjoeld, Eisenhower, Macmillan e Kruscev siano già implicitamente d'accordo di concentrare negli incontri segreti al trentottesimo piano del palazzo dell'Onu, cioè nell'ufficio praticamente inaccessibile di Hammarskjoeld, il più dei loro incontri, e di procedere ad uno scambio di vedute in base ad una agenda che sarà fissata in precedenza con estrema latitudine, per eventuali allargamenti e restrizioni. E' probabile che il ritardo della risposta americana sia causato dallo sforzo di definire in anticipo questi punti, attraverso i. colloqui confidenziali che sono in corso fra Governo americano, alleati e segreteria delle Nazioni Unite, L'America tenta, naturalmente, di far prevalere il principio ohe gli argomenti delle discussioni segrete siano fissati in anticipo e che non siano più limitati al solo Levante. Kruscev stesso, prevedendo questo atteggiamento, ha sug gerito che il Consiglio discuta anche le questioni connesse «alla protezione della pace e della sicurezza». Praticamen-,te qualsiasi questione ora sul tappeto può essere compresa sotto questa dizione, si fa osservare alla Casa Bianca; la difficoltà sta nel definire così in fretta quali sono, per gli occidentali, le questioni connesse «alla protezione della pace ». La divisione della Germania, la posizione dei satelliti, la divisione della Corea e dell'Indocina, la minaccia atomica, i problemi del disarmo potrebbero entrare in quella dizione; ma discuterli tutti vorrebbe dire giungere, senza preparazione adeguata e senza precedente intesa per un accordo di massima, proprio a quell'incontro al vertice secondo le condizioni fissate dai russi, che l'Occidente ha finora respinto. E' necessario quindi che l'allargamento delle questioni da discutere sia delimitato in anticipo e che, possibilmente, esse siano tutte strettamente connesse al problema del Medio Oriente. D'altra parte anche negli Stati Uniti si stanno manifestando forti correnti in favore di una discussione il più ampia possibile. Una schiera di senatori autorevoli ha dichiarato, infatti, che al punto in cui si è arrivati, la miglior cosa da fare è di rovesciare drammaticamente le posizioni e procedere a tagliar l'erba sotto i piedi a Kruscev. Si registrano cosi suggerimenti di riconoscere immediatamente il nuovo regime irakeno, di dichiarare ohe gli Stati Uniti devono ormai accettare come elemento della loro politica il pieno appoggio alle aspirazioni arabe all'unificazione, di ritirare rapidamente le truppe dal Libano e persino di liquidare alcune delle grandi basi militari americane, che entro due o tre anni sarebbero surclassate dall'entrata in servizio delle armi nuove. Sono suggerimenti che non riusciranno certo a far breccia sulla infrangibile convinzione di Dulles, di aver condotto sinora una politica destinata al successo; ma che sono tuttavia importanti, perché trovano echi notevoli. La possibilità che il Consiglic di Sicurezza venga convocato a Ginevra anziché a New York, od in altra località meno propizia a trasformare rincontro in una manifestazione propagandistica, non viene affatto esclusa. L'adesione condizionata di De Gaulle può favorire questa decisione, poiché si ritiene difficile che un incontro di tanta importanza, di tanta complessità (fra l'altro tutti l discor¬ si e interventi dovranno esser tradotti in tre lingue) possa risolversi nei due o tre glor- ni, che il generale ha conces so per il suo intervento. In una sede europea e possibilmente Ginevra, si ammette negli ambienti dell'Onu, anche il generale si rassegnerebbe ad una permanenza più lunga. Alla Casa Bianca, infine, si ammette che nei colloqui fra Dulles e Lloyd, ed in altri contatti diplomatici con governi europei, è stata avanzata, e studiata l'idea di proporre la neutralizzazione del Medio Oriente. Si vorrebbe negoziare, sotto l'egida dell'Onu, un accordo con la Russia, in base al quale tutte le grandi potenze dovrebbero rinunciare a posizioni militari nella regione, in cambio del riconoscimento della piena indipendenza degli Stati arabi da parte di tutte le potenze, e degli interessi europei di mantenere libero e costante il flusso di petrolio. Gino Tomajuoli