Animata polemica tra Saragat e Leone Il presidente della Camera minaccia le dimissioni di Enzo Forcella

Animata polemica tra Saragat e Leone Il presidente della Camera minaccia le dimissioni Per un problema di procedura sulla discussione a Montecitorio Animata polemica tra Saragat e Leone Il presidente della Camera minaccia le dimissioni Il capo socialdemocratico critica la politica occidentale nel Medio Oriente e spera che le truppe dell'Orni sostituiscano quelle anglo-americane - Il missino Anfuso invita a rispettare il regolamento che non permette agli oratori di parlare oltre certi limiti di tempo - Leone accetta il richiamo tra le proteste di Saragat e i clamori delle sinistre - Il presidente dell'assemblea convoca i capi-gruppo parlamentari • I discorsi di Togliatti e Martino - Oggi la replica di Fanfani e la votazione sulla fiducia (Nostro servizio particolare) Roma, 18 luglio. Domani si conclude alla Camera 11 secondo dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del governo (il primo si è concluso al Senato sabato scorso). 11 voto di fiducia è anche qui abbastanza sicuro. La seduta è attesa, più che per l'esito della votazione, per la replica che Fanfani farà ai j vari oratori intervenuti nella discussione. I punti sui quali si dovrà impegnare più a fonde sono quelli della politica economica e delia politica estera. Quest'ultimo ha rialto per dominare tutto il dibattito. Gli avvenimenti del Medio Oriente hanno messo duramente alla prova il < possibilismo > fanfaniano, stretto tra una parte della maggioranza che gli, chiede di solidarizzare con la linea di condotta anglo-americana, ed un'altra parte che critica gli interventi armati in Libano e in Giordania, e non nasconde le proprie simpatie per il movimento pan-arabista. Saragat ha illustrato oggi con franchezza le ragioni di questa parte, con un intervento che ha determinato una certa sensazione, ed ha provocato un fortissimo malumore nella destra democristiana, e tra i repubblicani, facendo persino temere, per domani, un'azione di «franchi tiratori» contro il governo. « Noi .siamo europeisti convinti, come siamo convinti fautori del Patto Atlantico — ha detto Saragat dopo avere premesso che illustrava la « componente socialdemocratica nel programma governativo»-e non impegnava quindi con la sua tesi la posizione dell'intero Gabinetto — crediamo che le grandi democrazie occidentali abbiano il compito di garantire, con la loro unione e la loro forza, un equilibrio con il blocco orientale Questo punto è fuori discussione, e non può impedirci di esaminare, con serenità, i gravi problemi del momento. « Guardiamo con profonda simpatia ai grande moto che scuote l'Asia e l'Africa, e porta all'indipendenza popoli alno a Ieri soggetti. Non si può porre il problema del Medio Cariente in termini di puro antagonismo fra interessi contrastanti dell'Occidente' e della Rùssia. Esiste-un'aìslonep sovietica nel Medio C/Minte, i cui, obiettivi sono evidenti. Tuttavia un attacco diretto della Russia è molto Improbabile anche perché essa può contare su una carta più red. ditlzia: i colpi di Stato all'Interno di questi Paesi. Il Medio Oriente è vitale anche per l'Europa, come ponte con l'Asia e l'Africa, e come fornitore di petrolio. Ma mentre l'Unione Sovietica ha saputo innestare la propria azione sull'obiettiva situazione interna dei Paesi arabi, l'Occidente non ha saputo contrapporle un'azione altrettanto efficace. Esso non tiene presente che la aspirazione degli arabi all'unità è una aspirazione legittima e fortemente sentita, per cui cerca sul fronte militare una soluzione che può essere trovata soltanto su quello politico e sociale ». Non per questo il leader socialdemocratico ha posto tutto il male da una parte e tutto il bene dall'altra. Al contrarlo: ha sottolineato che il contrabbando di armi, gli incitamenti per radio alla rivolta, le azioni terroristiche sono interferenze inammissibili. In base a questi elementi ha fatto una distinzione tra l'intervento nel Libano parzialmente giustificabile come risposta alle interferenze, e quello in Giordania « assai meno chiaro ». « E veramente deprecabile per non dire peggio — ha aggiunto — sarebbe un intervento nell'Irak, anche se il riconoscimento affrettato da parte dell'Urss, puzzl di complicità». Le distinzioni e le graduazioni di responsabilità non hanno, però, impedito all'on. Saragat di esaere esplicito sulla questione di fondo. « Il problema dell'assistenza militare ad un governo legittimo che ne faccia richiesta (cioè della giustificazione legale dell'intervento inglese e americano) è un problema delicatissimo e, risolto senza cautela, può aprire la porta a tutti gli abusi. In ogni caso è un problema di valutazioni di opportunità politiche più che di Interpretazioni della legge intemazionale. Purtroppo abbiamo conosciuto violazioni scandalose di tale legge, come nel caso dell'Ungheria, e su un piano me no grave, ma pur sempre condannabile, l'aggressione anglofrancese dell'Egitto». «La valutazione politica della situazione — secondo Saragat — non può essere dubbia; la tensione specifica può essere superata con un rapido intervento delle truppe dell'Onu che sostituiscano quelle degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. Ma il problema del dopo rimane in tutta la sua ara piezza e non può essere affron tato che con la più larga volontà di giungere ad un accordo con il mondo arabo ». Saragat ha concluso riprendendo i temi di politica interna che già aveva impostato dall'inizio ed ha difeso l'attuale governo come quello che si presenta con il programma più concreto e progressivo degli ultimi dieci anni, denunciando l'immobilismo del p.s.i. che si rifiuta di portare il suo determinante contributo all'allargamento della base democratica. «Sappiamo che in seno al pnccarmsdBdtsatcpczltdlsgshcneèz«pmcrcddLsapstrsN p.s.i. esiste una situazione ;he snon ci autorizza a consldei are ] pchiusi 1 problemi dell'unità socialista; ma, purtroppo, il suo atteggiamento globale è ancora negativo e noi non potevamo renderci responsabili di spingere la d.c. nelle braccia della destra reazionaria. Lo Bvlluppo più o meno rapido del Paese dipenderà dalla scelta definitiva del p.s.i. Se essa sarà come tutti i democratici auspicano, la d.c. avrà superato il capo delle tempeste. In caso diverso la marcia sarà più dura e l'esito sarà meno certo ». Nel corso della sua esposizione sulla politica estera il leader socialdemocratico è stato ripetutamente interrotto dal deputati di estrema destra che lo accusavano di fare un discorso in contrasto col programma governativo, un discorso « di opposizione », come ha spesso gridato il monarchico Covelli. Il presidente Leone scampanellava, ma senza troppa energia, o per lo meno, così è sembrato a Saragat che, spazientito, ha fatto osservare: « Presidente, non è possibile parlare con un gruppo di scalmanati che sistematicamente cerca di impedirmelo ». Leone ha risposto: «On. Saragat, non è la prima volta che ciò accade; è un problema di costume parlamentare, non di politicH presidenziale ». Successivamente lo stesso Leone ha dato ragione al missino Anfuso che, richiamatosi al regolamento, ha protestato perché Saragat, leggendo il suo discorso, aveva largamente superato i limiti di tolleranza. Saragat, a sua volta, ha sospettato nell'atteggiamento del presidente un fatto personale. Ne è nato un battibecco. Leone — On Saragat... Saragat — Mi lasci parlare... Leone — On. Saragat, ha il dovere di ascoltarmi. Favalli (agitatissimo) —Questa è sopraffazione. Leone — On. Saragat, se lei pensa all'incidente di ieri debbo dirle che si è comportato scorrettamente con me. Mi ha trattato come un suo dipendente attaccandomi il ricevitore mentre ancora le parlavo. (Può essere dipeso da questo incidente telefonico, di cui non si sapeva nulla, che Voti. Saragat, anziché ieri sera, abbia parlato oggi). Comunque lei può presentare una mozione di astrg«es sfiducia al presidente. Per parte mia sono anche disposto a dimettermi subito. Dall'alto del banchi di sinistra l'on. Pertini (p.s.i.) agitava le braccia e gridava parole che non è stato possibile raccogliere. La confusione era generale. Qualcuno ha gridato: « Lei sopraffa l'assemblea ». Leone furiando) — Lei cosa c'entra, on. Pertini? Pertini pare aver compreso l'invito ad abbandonare l'aula e lo sta eseguendo. (Le sinistre sono in piedi e minacciano di abbandonare in blocco l'aula). Leone — On Pertini, rientri in aula! Pertini — Niente affatto! Leone — On. Pertini, torni in aula, è il presidente che lo invita! Le sinistre vorrebbero far prendere la parola all'on. La Malfa, mentre il presidente vorrebbe far proseguire il dibattito e chiudere l'incidente. Leone — Non concedo la parola a nessuno, e se manco sono pronto a dimettermi. (A destra si applaude all'indirizzo del presidente, a sinistra sono tutti in piedi e qualcuno accenna ad abbandonare l'aula). L'on. Giti, oratore di turno, dopo numerosi tentativi, riesce finalmente a parlare e l'incidente si chiude così, senza una chiarificazione. Più tardi Leone ha convocato i capigruppo parlamentari e nei corridoi di Montecitorio molti hanno cominciato a parlare di una possibile « crisi della presidenza ». L'intervento di Saragat, per la posizione particolare dell'oratore di fronte al governo per gli elementi di novità che ha portato nella discussione (qualcuno ha detto che il leader socialdemocratico esponeva la tesi che il Presidente del Consiglio, a ragione del suo Incarico, non può apertamente illustrare) e per gl'incidenti che ha involontariamente provocato, è stato l'intervento più cofnmentato della giornata. Ma ci sono stati numerosi altri oratori « di cartello », e tutti hanno centrato la loro attenzione sulla politica estera. Togliatti, che aveva parlato nella mattinata, ha ripetuto le notissime posizioni del partito comunista, senza neppure prendere atto — come aveva fatto ieri Nonni — di quel poco o molto di diverso che c'è fra l'impostazione dell'attuale governo e quelle dei precedenti. Apcsrigppetspgpamtntnilvsdhpvqdt A suo avviso c'è uno stretto parallelismo tra 1 fatti più recenti e quelli che portarono ài secondo conflitto mondiale. La responsabilitò è del « fronte imperialista» e delle sue «brigantesche aggressioni contro popoli inermi e indifesi ». ' • In quanto all'Italia — sempre secondo Togliatti — 11 suo errore è stato di non avviare trattative autonome con 1 Paesi arabi e 11 « schierarsi dalla parte degli aggressori ». Ora il governo si dovrebbe preoccupare di « porre le condizioni atte ad assicurare al Paese il mantenimento della piena neutralità. Il Parlamento, poi, fino allo schiarimento completo dell'orizzonte internazionale non dovrà prendere le vacanze in modo da poter seguire l'evolversi della situazione. Le uniche interruzioni sono venute dalla estrema destra, salvo un breve, secco scambio di battute con Pacciardi. Pacciardi — Lo sbarco lo hanno consentito i trattati. Togliatti — I trattati sono pezzi di carta per voi, quando vi fa comodo. Pacciardi — Come può dire questo? Togliatti — Lei, on. Pacciardi, è rimasto con pochi soldati nella sua tenda di guerra. Il p.c.i.' porrà al popolo italiano la causa della pace, la agiteremo dovunque ed instancabilmente per evitare che il Paese scivoli verso la guerra. Caradonna (m.s.i.) — Vi metteremo in campo di concentramento. Nannuzzl (p.c.i.) — Cretino! Anche la trattazione della parte relativa alla politica interna è rimasta negli scheinl conosciuti, se si eccettua forse una maggiore attenzione riservata ai problemi dei rap porti tra Stato e Chiesa ed una maggiore intransigenza su alcuni punti dell'azione governativa su cui nel passato il p.c.i. aveva fatto leva, come quello degli Enti economici statali. Togliatti oggi nega qualsiasi efficacia anche a questi Enti, citando «l'Eni alla cui istituzione i comunisti si dichiararono favorevoli e che ora si è trasformato in uno strumento di corruzione del costume democratico e della economia italiana >. Voci da destra e dal centro: « Avete cambiato parere perché non vi fa più comodo! »). Martino, ex-ministro degli Esteri, ha polemizzato con i comunisti, con i socialisti ed 1 socialdemocratici sul terreno della politica estera. Polemizzando con Saragat, gli ha rimproverato di sollecitare delle intese con le ali democratiche dal mondo occidentale, con Ollenhauer anziché con Adenauer, con Bevan anziché con Selwyn Lloyd, 'dimenticando che le proposte di neutralità di Ollenhauer sono state respinta dall'Intero popolo tedesco con il voto plebiscitario ad Adenauer. Si è detto contrarlo ad una tesi di cefhro-sintstra. anche in politica estera « Lei — ha detto rivolto a Fanfani — còme cattolico ha il dovere di difendere la civiltà cristiana». L'esponente liberale ha invitato il presidente del Consiglio a fornire spiegazioni sul messaggio Inviato oggi ai presidenti degli Stati Uniti e della Germania augurandosi che esso non contenga una presa di posizione nel senso suggerito dall'on. Nenni. « Per essere me-lbtori non bisogna essere parti in causa — ha concluso Martino — e noi siamo parte dell'Occidente e dell'Alleanza atlantica » Gui, capo gruppo della d.c, ha illustrato l'ordine del giorno (firmato anche da Saragat, ma non contiene neppure sulla politica estera indicazioni impegnative) su cui si voterà domani. Il dibattito è stato concluso da Anfuso (m.s.l.), De Marzio (m.s.i.), Caradonna (m.s.i.). Nella mattinata, oltre Togliatti, avevano parlato Aldisio (d.c), Romualdi (m.s.i.), Ebner (s.v.p.), Cavaliere (p.n.m.), Camangi (p.r.i.) e Foa (p.s.i.) che, pur approfondendo le critiche al programma economico del nuovo governo, vi ha riconosciuto qualche aspetto positivo. Enzo Forcella