La giustizia tedesca alla caccia dei foschi criminali di guerra

La giustizia tedesca alla caccia dei foschi criminali di guerra ^ LE OMBRE CRUDELI DEL NAZISMO La giustizia tedesca alla caccia dei foschi criminali di guerra Si osserva un notevole mutamento nello spirito dell'opinione pubblica -, La Germania intenta una serie di processi per riscattare la sua coscienza e spezzare ogni solidarietà col passato -1 casi di Martin Sommer e del medico Eisele (Nostro servizio particolare) Bonn, 18 luglio. Nelle maggiori città della Germania federale è proiettato in questi giorni in prima me 1diale un film documentario sul terzo Reich, Il processo di Norimberga. Le scene, tratte da un gran numero di cinegiornali, non sono inedite — salvo, almeno per i tedeschi, la sfilata sulla Piazza Rossa di Mosca di un gruppo di prigionieri della Wehrmacht — ma il tempo non ne ha cancellato la forza d'urto. Il commento parlato, proprio per la sua semplicità breve, ha la potenza di una requisitoria, la. voce dello speaker tace quando sullo schermo appaiono gli orrori dei campi di concentramento: per lunghi minuti, nel silenzio, lo spettatore si aggrappa ai braccioli della poltrona, sbigottito, come se da quelle maschere scavate orribilmente uscisse un grido di denuncia. Poi l'obiettivo si sposta nell'aula del Tribunale di Norimberga, mentre lo speaker, con un rapido commento, spiega che la Germania si è ora < rifatta > una reputazione. La brusca conclusione, mentre l'obiettivo indugia ironicamente sulle affermazioni di innocenza, ora altere ed ora mielate, dei criminali di guerra giu- dicati da un tribunale internazionale, desta un senso di stupefazione. Se i Goering e i von Ribbentrop si protestano innocenti, dove sono i colpevoli? Molti tedeschi accettano ora la risposta suggerita da un giornale di Bonn: « gli assassini sono fra noi ». Si assiste attualmente in Germania ad un curioso fenomeno di c rovesciamento cronologico >. Il passato dopo essere stato condannato ed esorcizzato nella débita forma ufficiale, .si prende una crudele rivincita sul farisaismo e sulle interessate amnesie. Ciò che la coscienza del paese (o almeno della maggioranza) ha sepolto nell'oblìo, la giustizia tedesca sta disseppellendolo: tardi, ma con sicurezza e fermezza. Paradossalmente, proprio gli anni dell'occupazione sono stati l'età d'oro dei criminali nazisti; ed ora invece, a 13 anni dalla fine della guerra,- la magistratura tedesca ha cominciato ad entrare seriamente in azione. In Germania è accaduto un fenomeno opposto a quello dei paesi che conobbero il giogo di Hitler: solo adesso, nella maggior parte dei tribunali, è pericoloso dover render conto dei delitti commessi in guerra. La normalizzazione della vita pubblica, il ripristino dei principi morali restituiscono ai crìmini, nel giudizio delle Corti, tutto il loro orrore nefando. Ne è una prova il processo intentato alla banda di assassini della Gestapo giudicati dalle Assise di Ulm per l'uccisione di un gran numero di < ebrei e comunisti» nel territorio occupato di Minsk, in Russia. Un testimone giunto a Palazzo di giustizia su una macchina guidata dall'autista è stato arrestato durante l'udienza. Altri due, divenuti entrambi cittadini rispettabili, si sono uccisi piuttosto che correre il rischio di essere incriminati. Anche le lingue dei testimoni si sciolgono: la verità è divenuta più loquace. Dove si fermerà la catena di questi processi che la Germania intenta a se stessa? E, soprattutto, di quale Germania si tratta? Una belva umana come Martin Sommer, il custode di Buchenwald condannato recentemente all'ergastolo, ha avuto l'audacia di chiedere, ^on il suo vero nome, un'indennità come ex-prigioniero di guerra: c'è da stupirsi quando si consideri l'eccezionale carriera compiuta dopo il '45 da uno dei suoi complici, il medico delle SS Eisele, mandato a morte dagli americani per crimini contro la umanità? Tra commutazioni di pene e indulti, Eisele se la cava con sette anni di carcere e 3ubito organizza la sua « denazificazione »: il gran numero di certificati di buona condotta — tutti in data anteriore ai crimini che gli sono addebitati — convince facilmente gli epuratori di Friburgo che il « buon dottore » non ha potuto essere 'in assassino. Eisele riprende fiducia nella «sua» Germania: anche lui reclama, e ottiene, l'indennità di ex-prigioniero, chiede un prestito di 25 mila marchi per costruirsi una villa, apre, sempre senza la minima difficoltà, un gabinetto medico. Sulla parete dello studio è appeso un ritratto del professor Niehaus, medico del Papa e di Adenauer, con una dedica affettuosa. C'è da domandarsi che cosa avrebbe impedito a questo eccellente cittadino di presentarsi candidato e di... essere eletto! Ora il dott. Eisele è fuggito in Egitto, e il Ministero della Giustizia bavarese deve ammettere < 11 più grave scandalo della sua storia». Il fatto è che Eisele è uno sconosciuto solo per coloro c che non vogliono saperne di conoscerlo ». Il suo nome figura in molti libri su Buchenwald. Da due anni le sue vittime bersagliavano di denunce il Tribunale di Monaco; ma non se ne fece mai nulla. Il magistrato che avrebbe dovuto occuparsene venne sospeso. Senza le testi monianze al processo contro Martin Sommer, che schiacciarono Eisele e provocarono un tale scandalo da smuovere il Ministero della Giustizia di Monaco — ma non così rapi damente da impedire la fuga del criminale — le cose sarebbero filate lisce per il medico di Buchenwald. Decisamente il dott. Eisele ha ragione quando dalle sponde del Nilo proclama che <non ci si sente più sicuri nella Germania federale: si è tornati all'arbitrio». Ma non sarà piuttosto perché aveva scambiato la Repubblica federale per un Quarto Reich, più modesto e più saggio, ma sempre fedele allo spirito dei vecchi tempi? La guerra ha scavato" un fosso tra la Germania e il mondo civile; ma tra i tedeschi non aveva provocato una netta separazione, né aveva diviso il paese in due campi. Ora, compiendo la sua missione, la giustizia della Germania federale opera nel nodo inestricabile in cui si confondevano finora le complicità collettive, i casi di innocenza e le speranze di redenzione. Alain Clément Copyright de « Le Monde » e per l'Italia de * La Stampa »

Persone citate: Adenauer, Alain Clément, Goering, Hitler, Martin Sommer