Un piccolo esercito internazionale di pronto impiego agli ordini dell'Onu

Un piccolo esercito internazionale di pronto impiego agli ordini dell'Onu Per arrestare I eonfiitti locali e prevenire la guerra Un piccolo esercito internazionale di pronto impiego agli ordini dell'Onu La «polizia neutrale» sperimentata nella crisi di Suez dovrebbe trasformarsi in «corpo permanente», completo di comandi reparti e sei vizi: non più di 20 mila uomini, totalmente autonomi - Sarebbe opportuno dividerlo in tre basi vicine ai possibili teatri d'operazione: in Europa, nel Medio Oriente e nel Pacifico E' troppo arduo mettere d'accordo tanti paesi e creare un corpo di spedizione nei momenti d'emergenza La guerra civile nel Libano, di per sé di poca importanza, è servita a ricordare al mon- w ' ca atomica: 11 pericolo che anche una piccola guerra civile possa scatenare una esplosione mondiale; e ha dimostrato il pericolo della politica della « grande minaccia », che potrebbe provocare immediatamente un < controintervento da parte dell'Unione Sovietica ». La miglior salvaguardia contro questo tipo di pericoli internazionali, nel momento attuale, sarebbe la creazione di una < forza internazionale » di carattere permanentu. Una organizzazione del genere, anche su piccola scala — come il corpo di 6 mila uomini delle Nazioni Unite che fu mandato nella penisola di Sinai dopo gli scontri di Suez — sarebbe di grande utilità soprattutto perché, essendo perma «ente, potrebbe essere disponibile non appena si verifichi una situazione di emergenza Il valore fondamentale di un simile corpo internazionale non sarebbe nella sua capacità di forza combattente, ma piuttosto nella funzione di « schermo » da sistemare fra due Paesi che siano o stiano per entrare in conflitto. Questa forza potrebbe essere chiamata a intervenire da uno dei due Paesi e sistemata lungo la frontiera. In questo caso, l'altro Paese esiterebbe ad attaccare un corpo internazionale, assai più di quanto esiterebbe ad attaccare le forze dell'odiata nazione confinante. Se poi questo corpo internazionale fosse reclutato direttamente dalle Nazioni Unite, sarebbj anche più facile aumentarne la consistenza numerica e la capacità di entrare in azione rapidamente. Per il momento, dato che le Nazioni Unite devono basarsi su forze composte da contingenti nazionali, è stato necessario vinscailachanfalepnvpgupcrcnnclespputicQomudmdmtdtlcaQslfirrllsdoevitare il contributo militare &degli Stati più grandi, perché I usi presume che essi assumano automaticamente un atteggiamento partigiano di fronte ad ogni conflitto. Inoltre una forza internazionale < di schermo » di modeste proporzioni — 20 mila uomini circa, comprese le riserve — comporterebbe meno complicazioni di carattere militare o politico, e avrebbe maggiori probabilità di essere accettata che non un grande esercito internazionale, sul tipo che è stato frequentemente proposto in passato. Apparentemente la formula dei < contingenti nazionali » è la più semplice; in realtà, sia dal punto di vista politico che da quello militare, si è dimostrata la più difficile, perché effettivamente non è che la moltiplicazione di una serie di problemi militari. La storia provvede molti esempì di contingenti nazionali diversi che hanno agito assieme. La loro efficacia dipende soprattutto dal numero e dalla varietà dei contingenti: quando il numero di contingenti nazionali aumenta, le difficoltà si accrescono. Le alleanze successive formate per opporsi al dominio di Luigi XIV e di Napoleone non poterono reggere ai litigi interni. Durante la prima guerra mondiale, soprattutto nel corso della campagna macedone (alla quale parteciparono contingenti nazionali francesi, britannici, italiani, serbi, russi e greci), si verificò un continuo stato di tensione. Durante la seconda guerra mondiale la situazione fu diversa. I contingenti nazionali che vi presero parte erano piccoli rispetto agli eserciti britannico e americano e dipendevano dagli" alleati principali per i rifornimenti. Eppure anche britannici e americani ebbero momenti di disaccordo. In ogni caso una forza delle Nazioni Unite di grandi dimensioni e sufficientemente rappresentativa, dovrebbe comprendere un numero di contingenti nazionali — tutti su base di eguaglianza — più grande di quanto si sia visto in qualche operazione alleata durante la seconda guerra mondiale. Perciò, forse, l'analogia maggiore è quella della forza internazionale che fu formata per proteggere gli interessi collettivi europei durante la rivolta del boxers in Cina nel 1900. Vi parteciparono 1 contingenti nazionali di otto nazioni. In quell'occasione, tuttavia, gli interessi comuni furono presto dimenti catl e ogni Paese cercò di usare i propri contingenti per trarre vantaggio dalla situazione. Quando nel 1945 furono fondate le Nazioni Unite, i vin citori della seconda guerra mondiale si accordarono per dare a questa organizzazione « gli artigli ». Decisero però anche che queste forze del l'Onu fossero composte di contingenti nazionali. E' proprio questa decisione che, a mano a mano che aumentavano le divergenza di vedute, ha reso impossibile la formazione di un esercito delle Nazioni Uni te. Il piano non faceva che incorporare i difetti delle formazioni internazionali del passato. I contingenti, con il loro carattere nazionale, continuavano a mantenere i loro caratteristici sistemi di controllo e! di disciplina. Ogni contingente doveva provvedere ai propri rinforzi, ai propri trasporti e al proprio vettovagliamento. Non è difficile immaginare i contrasti che potrebbero nascere per l'uso di porti, ferro- pvtvpqpasSvtzglbciaqnmmI vie e strade, soprattutto in zone dove questi servizi sono scarsi. Il punto debole di qualaiaai orgs.n!zzs.zicr.i militare è la sua parte logistica: quella che provvede ai rifornimenti, alle basi e alle linee di comunicazione. Ed è qui che è più facile che si verifichino le falle. Questa è anche la parte più vulnerabile a un attacco nemico. Questa debolezza è divenuta anche più grave con il progresso tecnico, perché oggi gli eserciti dispongono di una maggior varietà e complessità di armi. Si tratta, perciò, di una debolezza che verrebbe moltipllcata, se i vari contingenti dovessero mantenere il loro < carattere nazionale ». Tutte queste difficoltà, tipiche d'una « forza internazionale-nazionale », non fanno che sottolineare i vantaggi che si possono ottenere con altro tipo di esercito internazionale: una forza composta da soldati in servizio permanente reclutati direttamente dall'Onu. Questa forza potrebbe essere organizzata e addestrata in modo omogeneo; essa avrebbe un unico sistema di comando, di comunicazioni e di rifornimenti, oltre che un solo tipo di equipaggiamento e di armamento. Questa forza, inoltre, sarebbe libera dalle tradizioni nazionali e potrebbe trarre vantaggio dalle formule migliori di tutti gli eserciti. Per ragioni di praticità e chiarezza, sarebbe opportuno adottare una lingua urica. Questo è stato fatto nel passato in vari eserciti imperiali e oggi non sarebbe più difficile, dato che il personale sarebbe di intelligenza superio re a quello che veniva arruo lato nel passato nelle forze co loniali di questi imperi. La scelta ovvia sarebbe l'inglese, dato che questa è la lingua oggi più parlata nel mondo rpzusteeidm &> quasi tutti gli eserciti gli I ufficiali oggi la parlano, so e o o i e i prattutto i più giovani Questa forza dell'Onu dovrebbe avere i suol mezzi di trasporto stradale, le sue navi e i suoi aerei, in modo da potersi rapidamente recare in qualsiasi parte del mondo. Il problema di equipaggiare ed armare queste truppe « di schermo » non sarebbe grave. Se la forza internazionale do vesse essere più vasta, si potrebbero proporre varie soluzioni. Ed in seguito, con il mi gllorare dei rapporti politici, le Nazioni Unite stesse potreb bero provvedere alla fabbri cazione dell'1 armamento più importante. Quésta sarebbe, anzi, la formula di maggior garanzia. L'obiezione fondamentale questo tipo di esercito internazionale, 6 che non potrebbe mai avere lo spirito che anima gli eserciti nazionali. Ma si tratta di una esagerazione. In quasi tutti gli eserciti professionali, lo spirito patriottico si è dimostrato di secondaria Importanza rispetto allo spirito militaresco. Questo spirito aumenta con l'addestramento, con la disciplina, con il cameratismo e con il sensodella missione. Un problema assai più complesso è quello di provvedere basi adeguate e ben piazzate. La concessione di basi su ter¬ ritorio nazionale non basta, perché esporrebbe questa forza a troppe interferenze. Una uàzz, pc. essere sicura, h.3. bisogno di una zona circostante che non possa facilmente essere dominata. Potrebbero essere necessari dei < territori internazionali » in varie parti del mondo. Le basi ideali sarebbero delle isole. Dal punto di vista amministrativo, basterebbe una sola base permanente; ma per comodità strategiche le basi dovrebbero essere due, o meglio ancora tre: una nel Medio Oriente, una nell'Estremo Oriente e una nella parte atlantica dell'Europa. Per il Medio Oriente, la zona dove c'è maggiore bisogno di una forza del genere, la base geograficamente e strategicamente più adatta sarebbe l'isola di Cipro. ( L'internazionalizzazione di quest'isola per uno scopo del genere, potrebbe fornire anche una soluzione ai gravi problemi politici e razziali che essa ora presenta). Le alternative po- ■iiii:miiiiiiiiiMniiMmiiuimiinimniiMiiimi trebberò essere Rodi o Creta. Nell'Estremo Oriente, la scelta ovvia dovrebbe cadere sulle Filippine, ma. vi sor.u alile possibilità. Sulla costa atlantica dell'Europa si potrebbe pensare alle isole svedesi di Gottland e Oeland, a quella danese di Bornholm o a quelle britanniche delle Shetland o delle Orcadi. Una volta formata questa forza internazionale di schermo, dopo che si fosse creata una situazione più stabile, sarebbe possibile espandere questa forza in un complesso capace di agire come garanzia mondiale per 11 mantenimento della pace. Questa mansione, a sua volta, potrebbe forse offrire una soluzione al gravissimo problema che comincia ora ad affaccia rai all'orizzonte — la diffusione della bom ba atomica ad un numero sempre più grande di Paesi, e per conseguenza un enorme aumento dei rischi mondiali. B. H. Liddell Hart Copyright de « La Stampa » iniMiMnnuiuiwiMiiiiMiiiiim

Persone citate: Liddell Hart Copyright, Luigi Xiv