Forse già impiccata a Budapest la vedova del capo comunista Rajk

Forse già impiccata a Budapest la vedova del capo comunista Rajk Con lei sarebbero stati condannati a morte cinque patrioti Forse già impiccata a Budapest la vedova del capo comunista Rajk Suo marito fu giustiziato nel '49 come traditore e "riabilitalo,, nel '56 con una tragica e grottesca cerimonia cui fu invitata la signora col figlioletto - Il processo si è svolto in segreto e non si conoscono le accuse (Nostro servizio particolare) Belgrado, 9 luglio. Secondo notizie provenienti da Budapest, e che gli osservatori occidentali di Belgrado ritengono attendibili sebbene non sia possibile controllarle, almeno quattro e forse sei personalità ungheresi coinvolte nella rivolta anticomunista dell'ottobre 1956 sono state recentemente processate a porte chiuse nella cajiitale magiara e condannate a morte. L'ese-cuzione delle, sentenze avreb-bc avuto luogo subito dopo la sentenza mediante impiccagio- ne. Tra gli imputati c'era anche la signora Julia Rajk, vedova del capo comunista mandato a morte come ' traditore nel 1949 e quindi < riabilitato » nel '56 — poco prima che iniziasse la ribellione antisovietica — con una tragica e grottesca cerimonia cui furono invitati anche la moglie e suo figlio. Gli altri tre imputati la cui impiccagione viene data per ìicura sono Sandor tiaraszky, Gabor Taukes e Gyorgy Faze- kas. Gli ultimi due, sulla cui sorte vi è ancora incertezza, i , sono Peter Erdos e Zilard Ujhelyi. Dei cinque il più noto è Faxekas, che fu ministro dèi Governo Nagy e, come Haraszty, intimo amico del defunto ex-Premier. Tankos era stato il fondatore del Circolo Petòfi, il circolo degli intellettuali di Budapest da cui scaturì la scintilla della rivolta antisovietica; Ujhelyi diresse la radio della capitale nei giorni dell'insurrezione ed Erdos l'ufficio stampa del gabinetto Nagy. Non conoscendo il capo d'imputazione (il processo, di cui si parlava da una settimana, si è svolto a porte chiuse ed è stato tenuto rigarosamente segreto), la condanna di Julia Rajk può sembrare inspiegabile: ma. in quella donna dai capelli bianchi, sfiorita anzi tempo, che il 6 ottobre '56 sfilò in testa al corteo dei 300 mila affluiti al cimitero monumentale di Budapest per rendere omaggio a suo marito <riabilitato » dopo la condan¬ 11111111 II IM1111111111111M1m1911MI i MIF11111111111H11111 tostretoful'bnsivdrracrnsrsrcstftpsna a morte come titoista, mol-ìiti vollero vedere la vera ani- j zmatrice, forse inconsapevole,ladell'insurrezione che dopo j iqualche qiorno avrebbe inceri- diato l'Ungheria. Anche la signora Rajk, che quel giorno seguiva in singhiozzi la bara del marito insieme col figlioletto d. 7 anni, era stata arrestata nel 'Ji9. Era accusata di condividere le idee del compagno; fu separata dal bimbo, allora di pochi mesi, e rinchiusa in carcere, dove stette cinque anni. Liberata da Nagy, nel '54, potè ottenere l'anno seguente un impiego presso una grande biblioteca. Riprese a frequentare gli amici di un tempo, gli intellettuali del circolo Petofi, che reclamavano riforme sociali e un briciolo di libertà. L'atmosfera in Ungheria non era più quella dell'epoca degli stalinisti e di Rakosi in particolare; il rapporto Kruscev sui misfatti di Stalin aveva aperto gli animi alla speranza. Nel maggio del '56, Julia Rajk potè dire ad una riunione di intellettuali in un piccolo teatro di Budapest: « Mio marito non è stato un traditore. Non è vero che abbia ceduto alla sdfspsglgdtlmddrb tortura fisica quando fu arrestato. Ma ha confessato dei reati che non aveva compiuto, quando la confessione gli fu chiesta come un servizio all'idea in cui credeva ». L'assemblea l'applaudi vivamente. Erano 800 persone: ad un successivo convegno, in giugno, diventarono tremila. I portavoce del Governo e gli stalinisti furono sonoramente. fischiati. Era, forse, un segno che la rivolta era matura. L'aveva accesa Julia Raik con la sua coraggiosa difesa della memoria del marito. Ancora da Budapest giunge notizia che il governo comuni sta ha iniziato una vasta epurazione degli elementi antisovietici nelle Università. Durante la settimana scorsa docenti universitari, personale scientifico e studenti sono stati lungamente interrogali da funzionari del partito ed agenti della polizia segreta. Le persone sulle quali gravano sospetti sono state interrogate in merito alla loro partecipa j zione alla rivolta del 1956 ed lal loro attuale atteggiamento vspzad(turvsddnmpptdtgdts«tcglj iiuin ni ih nitnini Min iiiiiiiiiiiiimimmi iiini ii ili verso il partito. L'inchiesta sarebbe stata aperta poco dopo un attacco all'attuale situazione politica nelle Università apparso sulla rivista teorica del partito Beipolitikai Elet (Vita politica interna). L'attacco costituisce in pratica una confessione da parie del regime ungherese che il governo di Budapest non è riuscito nei suoi sforzi di modificare l'atteggiamento ostile degli studenti verso il comunismo. La rivista, che esce mensilmente, viene pubblicata per l'informazione interna del partito e del governo. L'articolo dichiara che soltanto il 15 per cento degli studenti universitari sono iscritti alla <.Kiszt, l'organizzazione giovanile comunista, e che le deviazioni dalla linea di partito maggiormente osservate sono l'« anti-sovietismo » ed il « nazionalismo ». Secondo l'articolista, gli studenti sono ancora sotto l'influenza dello siogan ideologica^nazionalista della < terza via al socialismo ». a. s. na vedova e il figlio di Rajk al funerale, celebrato do» po la riabilitazione, del ministro degli esteri ungherese QIIIIItlllIIIIIIMIMIIII ilIMlMIIIIIUIIIIIISIIIIIIIllillllll llllllllllMIIIHII'llliri 1111M1111

Luoghi citati: Belgrado, Budapest, Ungheria