Un sacerdote torinese si sfracella sulle rocce in fondo a un burrone

Un sacerdote torinese si sfracella sulle rocce in fondo a un burrone Spaventosa disgrazia sui manti sopra Cogne Un sacerdote torinese si sfracella sulle rocce in fondo a un burrone Due coniugi olandesi hanno dato l'allarme alla casa di villeggiatura «Villa Serena», dalla quale il religioso era partito - È scivolato su un pendio erboso (Nostro servizio particolare) Cogne, 7 luglio. Recatosi a Cogne per pochi giorni in sostituzione d'un confratello, il giovane sacerdote torinese don Antonio Viotti, cappellano delle Casermette di Eorgo San Paolo, ha trovato la morte in uno dei più semplici incidenti di montagna: un piede che scivola su un ripido e viscido pendio erboso. Ma lo scivolone di don Viotti è avvenuto in prossimità d'un burrone, e si è concluso tragicamente con un volo d'un centinaio di metri. Don Antonio Viotti era nato trentun anni fa a Torino. Era figlio unico; aveva perduto il padre, Giuseppe, quando aveva appena cinque anni. La madre, Maria Carità, aveva assecondato la sua vocazione facendogli seguire gli studi al seminario di Chieri, e poi quelli di Rivoli e di Torino, Era stato ordinato sacerdote a ventitré anni, e per due anni fu addetto alla chiesa della Consolata, Da sei era stato nominato cappellano al Centro di smistamento profughi delle Casermette di Borgo San Paolo, e in questa sua attività si era conquistate la stima e l'affetto di tutti. Molto stimato don Viotti era anche dai superiori per la sua capacità e la molteplice attività. Egl' infatti aveva da tempo fondato il Gruppo missionari di Azione cattolica, e ne era l'infaticabile direttore curandone l'organizzazione nelle vallate piemontesi dove maggiormen te sentita era la necessità del la sua opera di apostolato, Abitava a Torino, con la madre sessantottenne, in via Dante di Nanni 58. Era un gigante biondo — era alto 1,33 — dallo spirito àlacre e mite dal sorriso facile. I superiori gli avevano ordinato di recarsi a Lillaz, un villaggio poco sopra Cogne, per attendervi don Pollano, cappellano del pensionato «Casa Serena> che accoglie la gioventù femminile di Azione Cattolica in vari turni di villeggiatura. Don Pollano avreb be dovuto arrivare questa mat¬ mà i e e a a 3 n e, o, aoe lb t¬ tina, inizio del primo turno. Don Viotti arrivò a Lillaz mercoledì scorso, e si sarebbe fermato dunque non più di cinque giorni in una missione che in realtà era una vacanza. Al terzo giorno la sua vita è stata stroncata in un incidente che non può essere spiegato altro che con la fatalità. Egli non era un alpinista, e in quei pochissimi giorni si era limitato a compiere brevi facili escursioni. Di tale entità era appunto quella per la quale si mise in cammino sabato mattina alle nove, diretto al vallone della Valleile. Indossava l'abito talare, e calzava scarpe basse con suola di gomma adatta ai percorsi di montagna. Contava d'esser di ritorno alla mezza; era di ottimo umore, e partendo disse alla cuoca del pensionato di preparare qualcosa di buono per la colazione. Alle tredici non era ancora tornato, e al pensionato si era già in ansia per il suo ritardo. Alle quattordici arrivarono a Liliaz due turisti olandesi, Francesco Lyisdonk e la moglie Lucia Verheyen; sconvolti iferirono che un'ora prima, trovandosi nel vallone della Valleile, avevano udito un grido proveniente dal versante opposto, e avevano visto un uomo < vestito di nero > precipitare da un burrone profondo un centinaio di metri. Troppo distanti per poter pensare di soccorrerlo, di corsa erano scei a Lillaz. Al pensionato ci si rese subito conto con angoscia che uomo vestito di nero non poteva esser che don Antonio Viotti chiuso nel suo abito talare. La guida Marco Savin parti immediatamente per il luogo della sciagura, mentre il brigadiere dei carabinieri Pianezzi organizzava una spedizione col dott Merlo, medico condotto, e le guide Vincenzo Perruchon, Angelo Vicari, Antonio e Clemente Gerard, del centro di soccorso alpino di Cogne. Nulla era più possìbile fare per don Viotti. Giaceva raggomitolato su se stesso, la tonaca gli si era avviluppata sulla testa. Prec:pitato dal burrone alto un centinaio di metri, era rotolato ancora per una trentina di metri sul pendio sottostante. Era caduto di bacino; la morte era stata istantanea per lesioni alla colonna vertebrale e frattura della base era nica. Don Antonio Viotti dev'esse re stato tradito proprio dalle scarpe e dalla sua inesperienza di montagna. Probabilmente si attardò nella sua passeggiata, spingendosi fino al versante opposto della vallata. Invece di ripercorrere il cammino seguito fin allora, volle abbreviare tagliando la valle. In quel tratto la montagna è coperta di erba, resa viscida per la ripidità del pendio. Egli scivolò; forse tentò di aggrapparsi a un qualsiasi appiglio; ma a pochi metri c'era il baratro, dove precipitò con un urlo. Sabato sera la salma di don Viotti è stata composta nella cappella di Lillaz; domenica alle 18 è partita, accompagna ta da alcuni parenti e amici, per Torino. Qui è stata accolta nella stessa cappella che fu sua, alle Casermette; e da qui partiranno, domattina alle no ve, i funerali. _ £ cpsAducm3tBsitlrdmvpil■Vpssqpcvespppptslzvbt Il sacerdote Antonio Viotti