Esperienze

Esperienze Esperienze Si suole dire, ed in massima concordo, che l'esperienza è incomunicabile, che i genitori non possono trasmetterla ai figli. Tuttavia, mo intorno a noi, viene da chiedersi se questo sia pur vere per le masse: rispetto a cui è più facile pensare ad una esperienza che lentissimamente si accumula e diviene seconda natura, con una qualche analogia a ciò che segue per l'animale, che da selvatico si trasforma in domestico, o si adatta ai diversi ambienti e climi. ercounnptcdilrtmdeinmRivado alle vicende di que-1 rsti anni e di queste settima ne più prossime. C'è intanto la decisa volontà di pace; chiarissima nel mondo dell'Occidente, che sta dando prova di una tolleranza, di una pazienza, di una disposizione a cogliere ogni occasione per trattare, a non lasciar cadere una pur minima probabilità di accordi, che oggi tutti indistintamente approvano, mentre in altri tempi si sarebbero invocate contro un tale comportamento le esigenze della dignità, il sussiego doveroso nelle grandi potenze. Ma anche l'Oriente, pur stuzzicando, minacciando, accendendo focolari di rivolta dove può, alternando la doccia fredda del volto bellicoso e del vol- rhddnsbsstnbeszmlpnscnto sorridente, si guarda dal tciare l'irreparabile. IcPuò certo non poco la minaccia delle armi atomiche, della guerra di distruzione. Ma può anche il ricordo delle sofferenze .dell'ultima guerra, e soprattutto — qui direi che veramente ci sia una esperienza realizzata — la coscienza acquisita della impossibilità di risolvere attraverso le guerre i problemi, dell'assurdo di pensare ad un'ultima guerra, di cui tanto si parlava nel '14-'18, mentre il termine oggi non evocherebbe più la pace durevole che quella dovrebbe stabilire, bensì una spaventosa vicenda che porrebbe ai superstiti l'angoscioso problema del risalire dall'abisso. Gli avvenimenti francesi, quale possa essere la loro piega ulteriore (e ben si può non essere ottimisti) sono stati un colpo per quanti speravano in un rinforzarsi delle democrazie, in un'evoluzione dei sistemi autoritari in regimi popolari, anziché un cammino in senso opposto. Eppure, raccogliendo le impressioni che hanno destato in tutto il mondo occidentale, si constata una notevole differenza con quelle che trentasei anni fa suscitò l'avvento del fascismo. Allora tutti i partiti d'ordine, anche non spiccatamente di destra, del mondo anglosassone, germanico, latino, videro nella marcia su Roma un punto fermo con tro la rivoluzione, diedero nettamente la preferenza all'ordine rispetto alla libertà. Oggi direi che sia penetrata in larghissimi strati l'idea che i regimi autoritari sono incrinati in partenza, recano con sé una carica di rivolta latente, di amarezze, di rancori, che si manifesterà il giorno che il Paese versi in pericolo; che solo i Paesi li beri, con la pluralità dei par titi, offrono resistenza sicura al comunismo (fuori dell'occupazione militare russa non uno in cui il comunismo non abbia ridotto le sue for ze da dodici anni in qua). Soprattutto ripensando al le ultime settimane italiane, al clima in cui si sono svolte le elezioni, ai commenti che hanno accompagnato il sorgere del Ministero Fan fani, allo stato d'animo pur di dichiarati avversari, av verto che qualcosa è muta' to, ed in meglio, sotto certi riguardi, anche rispetto air l'Italia in cui nascevo. La virulenza delle compe tizioni elettorali di cui ho ricordo e di quelle che sentivo narrare dai più vecchi, il lancio di calunnie contro gli avversari, le insolenze nei manifesti, le campagne scandalistiche, la faziosità delle masse, sono diminuite. Che anche negli ambienti di più assoluta opposizione al comunismo si sia subito compreso l'effetto negativo dei manifesti di "Pace e libertà" o simili organizzazioni; che, nel campo opposto, apparirebbe oggi inconcepibile, ancha se autorità di polizia ed autorità giudiziaria non intervenissero, un foglio come era l'Asino (di Podrecca) di larghissima tiratura quando pngsmcfzdpnptzqcpri—rceszfimsleatcsdsg ero bambino: sono dati inconfutabili. C'è sicuramente un maggior rispetto o almeno tolleranza per le opinioni altrui. Nel mondo cattolico si parla molto di offese al sentimento religioso; ma credo che i vecchi preti, quelli della mia età, raffrontando il mondo d'oggi con i loro ricordi di giovinezza, avvertano tutto il mutamento in meglio. C'è vicino a me un deposito di tram, dove le elezioni per le commissioni interne danno sempre la maggioranza alla Confede' razione generale del lavo- ro; dei tranvieri cattolici vi hanno cretto una statua della Madonna, con un serto di lampadine; in dieci anni non ho visto una lampadina spezzata, un segno di carbone, un atto di minor rispetto. Nella mia adolescènza sarebbero stati quotidiani. Il socialismo di allora non era nulla di raffrontabile al comunismo; non vi erano due mondi in contrasto, con una contrapposizione che può in qualche modo ricordare quella dell'Islam e della Croce. Eppure se si sfogliano i giornali conservatori del tempo, si colgono certe espressioni che uomini che pur sedevano alla Camera od al Sena¬ to non esitavano a pronunIciare ( parlando ad e's. di piombo salutare, all'indomani di una repressione sanguinosa di quelle ch'erano schiette manifestazioni di miseria), che oggi squalificherebbero un uomo od un foglio. In questa minor virulenza avrà anche una parte il diminuito interesse alla vita politica, un certo qualun¬ qgvctiggcuzsdlvuqfsmcpv quismo; ma non si può negare il suo posto ad un più vivo senso di unità sociale, che ha alla base infiniti fattori (maggior comunità di interessamenti, di linguag gio, tra le classi; ricordo di guerre e di vicende politiche combattute e sofferte in unità), ed altresì l'esperienza del sovrabbondare dei sentimenti, delle ragioni, degl'interessi, per cui italiani di ceti e di partiti diversi debbono sentirsi di una stessa famiglia, su quelli che devono invece farli avvertire nemici. Allorché le cerchie si restringono, i miglioramenti mi paiono meno notevoli: ciò che sarebbe conferma che sono le masse, se non proprio la specie, ad essere più ricettive di esperienza accumn'ata che non gl'individu '■. E tuttavia mi par di avvertire un lento diminuire delle feroci contestazioni in seno alle famiglie per l'eredità di un nonno o di uno zio, argomento ine sauribile per i romanzieri dell'Ottocento, una lenta penetrazione delle regole di libertà e di rispetto reci proco che devono presiedere alle relazioni tra familiari e tra amici, un lentissimo affermarsi della necessità di pensare sempre alle ragioni, ai diritti degli altri. Nessun ingenuo ottimismo; coscienzfl. delle molte erbe velenose mescolate ai fiori; ma consapevolezza che non tutte le esperienze, vanno perdute, che gli uomini non sono condannati a girare sempre intorno sulle medesime orme, ma sarebbero pur capaci di imboccare dei sentieri di salute. A. C. Jemolo aras

Persone citate: A. C. Jemolo, Podrecca

Luoghi citati: Italia, Roma