Padre figlio e un amico uccisi nello scontro fra un'auto e un camion

Padre figlio e un amico uccisi nello scontro fra un'auto e un camion Pauroso incidente di notte aiie porte di Voghera Padre figlio e un amico uccisi nello scontro fra un'auto e un camion // giovane si era da pcco diplomato e tornava con gli altri da un viaggio in cerca di un impiego - Il guidatore dell'autocarro dice di avere perso il controllo del volante perché abbagliato - Arrestato e denunciato (Dal nostro invinto speciale) Voghera, 4 luglio. Un autotreno ha investito, trascinato per più di cento metri e letteralmente sventrato un'automobile su cui ''iggiavano tre persone: padre, figlio ed un amico. I primi duo sono morti insieme, sul colpo; il terzo non è sopravvissuto alle ferite, è spirato all'ospedale mentre lo adagiavano sul tavolo operatorio. La sciagura è avvenuta ieri notte, alle porte di Voghera, e dalla ricostruzione fatta dai carabinieri e dalla polizia sono emersi particolari agghiaccianti. Le tre vittime tornavano da un breve viaggio. Il ventenne Francesco Roscalla, di Mezzanino Po (Pavia), s'era diplomato geometra da pochi giorni e stava cercando impiego. La gita in macchina aveva avuto appunto questo scopo. Con il padre Augusto, di cinquant'anni, e con il sarto Mario Cassola, un invalido di quarantott'anni molto attaccato al ragazzo, Francesco era partito sulla sua 600 per il paese di Pietragavina, presso Varzi, dove si era incontrato con un parente del sarto che avrebbe dovuto trovargli una occupazione. Durante il ritorno la piccola comitiva si era fermata, per bere un caffè, in un bar di Voghera. Erano le 23,30. Poi era risalita in auto ed aveva imboccato l'ampio stradale della Padana Inferiore. La 600 non aveva percorso più di un chilometro e si trovava nei pressi del sottopassaggio vei'so Montebello, quando si è verificata la tragedia. E' stato un attimo. La vettura seguiva da corta distanza un camion con rimorchio. All'improvviso un altro autotreno, che giungeva dall'opposta direzione, ha avuto uno sbandamento, si è spinto contro il camion, lo ha urtato e si è abbattuto sull' automobile. Ha proseguito senza alcun controllo la sua corsa, con la 600 sfasciata ed agganciata sotto | la cabina. Autotreno e vettura sono usciti di strada, per un centinaio di metri hanno divelto paracarri, sono finiti sulla piazzuola di un distributorio di benzina e si sono fermati accanto ad una casa. II. guidatore dell'autotreno, il ventottenne Umberto Maselli abitante a Genova in Salita della Noce, restava per qualche minuto, esterrefatto, al volante. Alle sue spalle, nella cuccetta, fino a quel momento aveva dormito il secondo autista, Ezio Bachini: con lui scese a terra e si avvicinò.tremante ai rottami della 600. Il giovane Roscalla sembrava spezzato in due, con il volto nel parabrezza infranto; suo padre aveva il volto sfigurato e coperto di sangue; sul sedile posteriore il Cassola rantolava. Accorse gente, il Cassola fu deposto su un'auto di turisti e trasportato all'ospedale. Come s'è detto, non c'era per lui alcuna speranza. E' morto mentre medici e infermieri si avvicinavano al suo letto. Come è potuta avvenire una catastrofe così spaventosa? Bisogna rifarsi alle deposizioni dei quattro testimoni, o protagonisti che siano: gli autisti dei due camion. Dice Umberto Maselli, l'investitore: « Ero fresco e riposato. Avevo cenato a Pavia un'ora prima della disgrazia. Guidavo a velocità moderata. Ad un tratto mi son visto due fari negli occhi, ho perduto il controllo dell'autotreno. Ho anche tentato di frenare, ho sterzato con tutta la mia forza,- ma lo sterzo non mi rispondeva più. Non posso raccontare altro... Non ricordo nulla. Ho davanti a me un camion, un'automobile, ho nelle orecchie uno schianto... E' stata colpa dei fari negli occhi >. Se così fosse, i fari dovrebbero averglieli puntati o il camion che precedeva la « 600 » o l'auto del Roscalla. Dice il guidatore del secondo camion, il trentenne Dante Garbuglia da Civitanova Marche: «Arrivavo da Torino con un carico di lamiere di ferro. Ero diretto verso Piacenza, Bologna e Civitanova. Tenevo i fari abbaglianti, ma quando ho visto in distanza l'autotreno, ho messo le mezza luci. Sono sobbalzato. L'autotreno sembrava guidato da nessuno. Infatti si è portato in mezzo alla strada, si è diretto verso di me. E' un pazzo, ho pensato. Ho spinto al massimo l'acceleratore e solo così ho evitato che mi colpisse in pieno. Mi ha soltanto sfiorato, toccandomi il rimorchio nella parte posteriore. Non sapevo che dietro di me c'era la " 600 ". Ho intravvlsto l'autotreno sbandare, scappar fuori. Mi sono fermato e, lontano, ho scorto la piccola vettura a pezzi ». Non è da escludere, date le testimonianze del Garbuglia e del suo secondo autista, che il Maselli si possa essere assopito. Soltanto così si spiegherebbe lo sbandamento, l'inutile tentativo di raddrizzare il camion quando già la 600 era incastrata sotto la cabina di guida. Il Maselli (che lavora per la ditta Microtrasporti Pendibene e Bachini di Genova) è denunciato per triplice omicidio colposo e questa se¬ raAtoggtogtotocleghcsvhfiIlliiimilllllllltlllllllllMllllllllllllllllllllll ii ra è stato tradotto in carcere A piede libero, ma coimputato, il Garbuglia: deciderà il giudice istruttore se proscioglierlo. Gli autocarri sono sotto sequestro. Le salme di Francesco e Augusto Roscalla, portate all'obi- reTebrinA42torio del eimitern mnn <;tntJdrtorio del cimitero, sono state Acomposte in semplici casse di' — legno chiaro. La mamma del giovane per tutta la giornata ha pianto inginocchiata accanto ai due poveri corpi. E' svenuta più volte e soltanto verso sera persone amiche hanno potuto allontanarla dal figlio é dal marito. g. n. BCDDGGDGHLLL iiiiriiiiiiiiiiiriiiiiiiii»tiiiriitiiMiii«iitiiiiiiiiiiiiiiiii I resti della tragica auto e II camion Investitore dopo l'impressionante sciagura Augusto (in alto) e Francesco Roscalla, padre e figlio, morti nella sciagura ani Litn ì imi iitiiii i mimimi iii