A Belgrado aria più respirabile dopo la rottura con i sovietici

A Belgrado aria più respirabile dopo la rottura con i sovietici La meno conformista delle empitali comuniste A Belgrado aria più respirabile dopo la rottura con i sovietici A Mosca gli alberghi degli stranieri sono strettamente sorvegliati, introvabili giornali e libri «borghesi », sconosciuti i prodotti dell'Occidente - Agli jugoslavi è permesso di visitare i paesi esteri - Migliaia di "visti turistici,, chiesti alla nostra Ambasciata (Dal nostro inviato speciale) Belgrado, 2 luglio. La nuova tensione fra Belgrado e Mosca non ha suscitato fra le popolazioni jugoslave un senso di smarrimento, come avvenne al primo istante per la rottura del '48. Motivi di ansietà, naturalmente, ve ne sono, specie ad alto livello, in vista dei danni che l'improvvisa sospensione dei crediti sovietici arrecherà all'economia jugoslava, così bisognosa di aiuti; e so, d'altra parte, che parecchi dirigenti di Belgrado si domandano inquietamente quali siano le intenzioni ultime dei russi e, dopo quanto accadde in Ungheria nel '56, non si sentono affatto di escludere le prospettive più cupe. Ma, scendendo al livello del grande pubblico, l'umore mi sembra tutt'altro che depresso, anzi si direbbe che il nuovo urto con Mosca susciti nell'animo di molti una certa soddisfazione. Ciò è tutt'altro che inspiegabile, anche se a prima vista può apparire paradossale. Il grande pubblico ricorda benissimo ciò che significò per la Jugoslavia la rottura del 1948. Significò la fine del lungo inverno staliniano, e l'inizio di una serie di miglioramenti e di aperture che la Russia non ha mai conosciuto lontanamente, nemmeno nel periodo culminante del disgelo, che fu l'estate del '56. Se oggi l'aria di Belgrado è tanto più respirabile di quella moscovita, ciò è un guadagno che si è verificato in seguito alla rottura di dieci anni fa. Ecco perché di fronte alla presente crisi con Mosca, gli jugoslavi non hanno motivi di sentirsi disperati. Chi ha vissuto nell'Unione Sovietica, trova che la Jugoslavia è un.mondo molto diverso. Di fronte a Mosca, Belgrado ha I titoli per rappresentare una versione meno fosca di quel che può essere una capi tale del comunismo. Per far capire ciò che gli jugoslavi hanno guadagnato grazie al primo di vorzio con i russi, voglio tratteggiare, alla svelta, una serie di differenze che oggi esistono fra le due capitali « rosse >, e che non esistevano prima del '48 Mi ha colpito, innanzi a tutto, una differenza che ha qualcosa di rappresentativo. A Mosca, davanti agli alberghi o alle case dove vivono gli occidentali, montano la guardia giorno e notte delle sentinelle di polìzia: che hanno il compito di sorvegliare gli ospiti borghesi, e quello ancora più importante di tener lontani da loro i cittadini sovietici, e costituiscono il sim bolo di una barriera che esiste fra russi, e occidentali. A Bel grado non si vede nulla di simile. Davanti all'uscio del mio albergo stazionano alcuni vecchi portieri, preoccupati solo di salutare molto cortesemente i clienti e, se possibile, di acchiappare qualche piccola mancia. E" un fatto incontrovertibile che, in Jugoslavia, i contatti con l'Occidente borghese sono all'ordine del giorno, e si articolano in mille modi, senza inciampare nelle fitte restrizioni che invece si trovano nell'Unione Sovietica. L'Occidente penetra In Jugoslavia attraverso una grande molteplicità di canali, ed arriva alla portata di moltissimi cittadini della repubblica di Tito. Gli jugoslavi, al contrario dei russi, hanno a disposizione moltissimi strumenti per incontrare l'Ovest, e per conoscere altri punti di vista che non sono quello del partito o del vangelo comunista. Prima di tutto 1 giornali stranieri. Nelle edicole del centro di Belgrado; si vendono il New York Times, il Neiv York Herald Tribune, La Stampa, Newsweek, Paris Match, Jours de Franco, oltre che i quotidiani dei partiti socialisti e comunisti dei Paesi occidentali. Coloro che conoscono le lingue, e sono moltissimi, hanno modo di leggere idee e commenti che possono essere diversi e perfino opposti alla linea della Borba. A Mosca, non solo non si vendono giornali borghesi di nessuna specie, ma non si trovano nemmeno, o si trovano saltuariamente, gli organi dei partiti comunisti dei Paesi occiden¬ tali, come h'Umanité o l'Unità, e ciò perché queBti giornali, che pure rappresentano sempre fedelmente il punto di vista di Mosca, costituiscono, ; rispetto alla stampa sovietica, | un motivo di sovvertimento, e possono offrire al pubblico russo un esempio di giornalismo meno piatto e privo di fantasia di quello della Pravda. Il cittadino jugoslavo può incontrare l'Occidente in tanti altri modi. Al centro di Belgrado, per esempio, sono aperte al pubblico che può entrarvi liberamente una libreria americana (USIS) ed una libreria francese, organizzate dalle rispettive ambasciate, dove si trovano migliaia e migliaia di volumi con vedute che non hanno niente a che fare con il marxismo-leninismo. In nessun altro Paese comunista esiste nulla di slmile a queste due' ampie finestre sul mondo dell'Occidente. Ho ispezionato la libreria americana ed ho veduto negli scaffali libri che nessun russo potrebbe accostare senza gravi rischi, fra i quali saggi di Lippmann, di Santayana e di moltissimi altri scrittori e filosofi (borghesi). Anche lo spettacolo delle librerie di Belgrado contrasta fortemente con quello delle librerie moscovite. Nelle vetrine sono esposti, tradotti in serbo-croato, una quantità notevole di volumi occidentali, fra i quali ve ne sono molti che i censori russi giudicano come tipici frutti del « decadentismo borghese », fonti pericolose di infezione. Non è senza una certa sorpresa che nelle vetrine di un Paese comunista si vedono esposti, come a Belgrado, libri di FranQoise Sagan, di Jean Cocteau, di Roger Peyrefitte, di Somerset Maugham, tanto per citare i primi nomi che mi saltano in mente, e che dimostrano una spregiudicatezza che sono lungi dal concepire i comunisti del Paese guida, ancora imbrigliati nelle spire zdanoviane del « realismo socialista ». L'Occidente arriva, altresì, attraverso il cinema e il teatro. A Belgrado si possono vedere un gran numero di film americani, francesi ed italiani, che portano l'eco di un mondo diverso da quello comunista, ed anche una juantità dì commedie occidentali, dì autori come Tennessee Williams, Arthur Miller, Terence Rattigan ed altri numerosi, che non si prefiggono lo scopo di vaticinare il trionfo fi naie del socialismo sulla ter ra. Ma, oltre che in questi modi, l'Occidente arriva in Jugoslavia per posta. Sono infatti numerosissimi gli jugoslavi che possono intrattenere una corrispondenza epistolare con persone che vivono all'estero, oppure che ricevono pacchi da amici e parenti residenti nei Paesi capitalisti. Bisogna aggiungere, poi, che i cittadini della repubblica di Tito hanno una via maestra per conoscere il volto dell'Ovest, quella di recarsi all'estero. Per i russi che non appartengono alla cerchia, piuttosto ristretta, di coloro che sono saldamente legati al regime, il viaggio ali'estero, e parlo del viaggio collettivo, rappresenta un sogno dei più difficili, mentre il viaggio con passaporto individuale è riservato solo ad un magro stuolo di alti dirigenti e di personalità eminenti. Gli jugoslavi, al contrario, possono ottenere il passaporto e il permesso di uscire dalla Jugoslavia molto più facilmente. In queste settimane, per esempio, si presentano alla nostra ambasciata a Belgrado per chiedere il visto turistico per l'Italia dai cento ai centocinquanta jugoslavi al giorno; e so che anche molte altre ambasciate di Paesi europei sono altrettanto frequentate. Si tra ita di migliaia e migliaia di persone che visitano i Paesi occidentali e che possono farsi una idea personale del tenore di vita, del grado di libertà che vi si gode, e fare dei con fronti. ' Dopo tutto questo, sarebbe certo sbagliato concludere che l'aria della Jugoslavia d'oggi è, in qualche modo, paragonabile a quella delle nazioni oc- cidentali che si governano gra zie alla concorrenza di più partiti. No, la repubblica di Tito è profondamente diversa, non è liberale e non vuole nemmeno esserlo. Ma bisogna riconoscere che è anche molto diversa dall'Unione Sovietica. Gli jugoslavi, rispetto ai russi, hanno a loro disposizione una libertà di movimento assai superiore, che essi hanno imparato ad apprezzare, un po'' alla volta, negli anni successivi alla rottura dei rapporti tra Belgrado e Mosca. Chi vorrebbe tornare indietro all'epoca in cui il modo di vivere della Jugoslavia era, salvo lievi differenze, press'a poco uguale a quello della Russia? Ecco perché la nuova crisi dei rapporti fra i dirigenti belgradesi e 1 capi del Cremlino suscita nelle popolazioni jugoslave il piacevole sentimento che i sistemi anteriori al 1948 non minacciano di ristabilirsi lungo le rive della Sava. Alfredo Todisco